Padre e figlio maestri dell’obiettivo con l’Abruzzo di Flaiano nel cuore

Padre e figlio maestri dell’obiettivo con l’Abruzzo di Flaiano nel cuore

L’Afghanistan come l’Abruzzo. De Antonis padre e figlio, maestro e allievo insieme, con testimonianze in bianco e nero quelle di Pasquale, a colori e quasi tutte inedite le altre di Riccardo. Abruzzo 1935-Afghanistan 1978: tutto comincia con un lungo viaggio fra cammelli e tempeste di sabbia. Poi il ritorno a Roma con un bagaglio pieno di foto e ricordi. Il figlio mostra a suo padre le immagini del viaggio afghano. Pasquale osserva e si sofferma su alcune in particolare. Volti, paesaggi, atmosfere di un Afghanistan che somiglia tanto all’Abruzzo. Terra natale che per una vita Pasquale ha colto con l’obiettivo nelle sue celebrate indagini etnografiche. “Da quei ricordi- spiega Riccardo– nasce l’idea della rassegna che sposa l’Abruzzo con l’Afghanistan. Paesi lontani, ma con un ‘quid’ poetico che li accomuna”. Ventisei immagini come omaggio, fra l’altro, a un sodalizio di famiglia che onora l’antica terra di Aligi. Dove Pasquale De Antonis, indimenticato maestro della fotografia, nasce  nel 1908.

Da Teramo a Pescara, negli anni ‘30/’40 si fa notare per le sue ricerche etnografiche e le immagini lavorate, con tecnica tutta speciale, in bianco e nero. Di quegli anni anche la galleria fotografica della Pescara dannunziana e delle corse per la Coppa Acerbo. Poi, il fotografo di provincia partecipa a mostre internazionali e, nel 1939, sbarca a Roma. Dove Pasquale apre il suo famoso studio a Piazza di Spagna, che a lungo sarà punto di riferimento di scrittori, artisti e intellettuali con Ennio Flaiano fra i più assidui. Lavora con Luchino Visconti e per tutti i maggiori artisti di teatro del momento. La sua ricerca continua sul ritratto, fotografando gli amici artisti, letterati, musicisti come Afro, Calder, Caporossi, Flaiano, Alvaro, Pratolini. Dal 1960 Pasquale si dedica ai grandi servizi per importanti opere edite poi da Rizzoli e dal Poligrafico dello Stato.

Intanto suo figlio Riccardo, fin da giovane nel noto studio di Piazza di Spagna respira l’arte paterna. Un’ascesa continua anche la sua e, nel 1977, gli viene affidato l’incarico della documentazione fotografica dei beni demoantropologici del Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari. Bravo nel reportage, continua l’esperienza paterna. Si fa notare in convegni e mostre, collaborando a numerosi cataloghi e libri  prestigiosi. La sua attività si estende a note case editrici, confrontandosi con maestri di primo piano. Negli anni ‘70-‘80 realizza apprezzati reportage all’estero. In particolare in Nepal, Marocco, Turchia e Iran. Infine, l’Afghanistan. Dove ritrova l’Abruzzo di suo padre, che è anche il suo, come ha avuto modo di confermare in mostre importanti a Pescara e altrove.

La foto sopra è di Pasquale De Antonis