Anno I di Covid

Anno I di Covid

E’ passato un anno dell’era Covid e siamo ancora nella stessa situazione dopo mesi di ‘clausura’totale, mesi di altalena colorata, di mascherine, di distanziamento, di sanificazione ambientale e disinfezione delle mani su cui, come ha detto qualche buontempone attempato, riaffioreranno, a furia di strofinare, le formule matematiche scritte per gli esami di stato!

 Il 18 marzo, nella città di Bergamo martoriata dalle morti e tristemente nota per la sfilata di camion pieni di bare, è stata celebrata la prima giornata del ricordo delle vittime del Covid, anzi è stata istituita la giornata della memoria Covid. A me è sembrato strano: che significa celebrare, istituire la giornata del ricordo quando stiamo ancora vivendo sotto attacco? E’ come celebrare il primo anno di guerra quando la guerra non è finita e i proiettili fischiano sulla testa dei soldati in trincea!

Con l’evento ancora in corso e non risolto forse sarebbe stato meglio ricordare amaramente il primo compleanno del virus, smetterla di bombardarci comunque e dovunque con cifre, ricoveri, terapie intensive , siringhe sul braccio, ridimensionare il martellamento mediatico con la sfilata di infettivologi, virologi l’un contro l’altro armati, con i cartelli pieni di curve e di cifre, con le storie tragiche che deprimono anziché aiutare a reagire, con le proteste disperate ( senz’altro giuste) di chi non può lavorare e chiede sostegno, ristoro, soccorso.

Sarebbe stato meglio parlare più di cure, di ritrovati, di ricerche utili a sconfiggere il virus: un buona torta di compleanno con tachipirina, clorochina, monoclonali, plasma immune  e con vaccino sicuro come  ciliegina, ci avrebbe sollevato un po’ di più lo spirito abbattuto e avrebbe riacceso la speranza di uscire da questa situazione. Purtroppo di speranza ci è rimasto solo il ministro della salute che ha contribuito a tutto il macello ma imperterrito continua a stare al suo posto  nonostante le mancanze che per pietà di chi legge non sto a elencare. Se avessero fatto la torta di compleanno l’avrebbero dovuta lanciare in faccia al ministro e al commissario, ormai fortunatamente ex, Arcuri: ricordate il 27 dicembre? Fanfara, scorte di militari, televisioni in diretta per il passaggio del Brennero dei camion con le fiale Pfizer, l’annuncio delle costose Primule di design…  un giorno storico ! Dichiarazioni trionfalistiche, lode all’Europa…sembrava fatta! 

Subito dopo il patatrac: ritardi nelle consegne dei vaccini, mancanza di organizzazione nelle varie regioni, le dosi distribuite col contagocce per gli accordi fasulli e secretati della signora Von der Leyen, responsabile di contratti con le case farmaceutiche a dir poco sconcertanti ( candidamente l’ha ammesso ma non ha avuto il buongusto di farsi da parte!).E ancora, in barba alla coesione UE, la Germania per conto suo compra 300 milioni di dosi senza dire nulla ai partners europei! La luce che ci avevano fatto intravedere alla fine del tunnel si è affievolita e per qualche giorno si è spenta quando è scoppiato il caso Astra Zeneca, vaccino sospeso per i devastanti effetti collaterali. Dopo qualche giorno l’Ema ha però deciso che non è vero niente, che tutto è sicuro ma intanto si sono verificati ritardi, scompiglio nelle categorie pronte alla somministrazione, spreco di dosi e soprattutto si è insinuata una diffidente paura giustificata  tra i vaccinandi.

A ciò si aggiunga, tralasciando i no vax, la dichiarazione (in una intervista ad Affaritaliani.it) del prof.Pietro Luigi Garavelli, primario della Divisione di Malattie Infettive dell’Ospedale Maggiore della Carità di Novara, il quale  afferma che ormai Sars Cov 2 è presente nella popolazione tutto l’anno, che i portatori sani sono milioni di italiani, che le brevi ondate epidemiche a scadenza di  mesi le une dalle altre sono un fatto normale e che  di sicuro non ci si vaccina mai durante una epidemia. Il virus, infatti, reagirà mutando, producendo varianti e sarà sempre più veloce di noi. Con un virus RNA, secondo Garavelli, è necessario trovare un denominatore comune su cui montare il vaccino per precederlo. Allo stato attuale delle cose,  quando il virus è ormai endemico, il lockdown  funzionerebbe solo se avvenisse nello stesso lasso temporale in tutto il mondo e si vaccinassero contestualmente le persone con un vaccino risolutivo. Altrimenti non serve!

Lascio a voi le conclusioni. A me sembra che a questo punto resti solo raccomandarsi al Padre eterno o alla dea Fortuna: nell’ Anno I di Covid in Italia, oltre alle  migliaia di vittime, la confusione, la disorganizzazione, la lentezza, le promesse non mantenute  hanno disorientato le persone, in molti casi le hanno proprio depresse e,  soprattutto, è aumentata la sfiducia nell’Unione ( ma quale unione se ciascuno va per conto suo) Europea: l’Europa va senz’altro rifondata, va seriamente snellito le Grand Cirque di Bruxelles, farraginoso carrozzone che in questa occasione ha dato il peggio di sé.