Ricordi

Ricordi

In un non raro momento di nostalgia mi capita di ripensare ad una delle strade storiche del mio paese, Alba Adriatica: l’antica Via Andrea Bafile, ovvero “la strade de la fiire”. Infatti, molti anni fa, la strada sboccava proprio al Campo della fiera, luogo per noi di infiniti giochi. In Via Bafile, perfetta zona popolare, abbondavano personaggi tipici, talmente numerosi che sarebbe lungo enumerarli.

Una volta (facevamo le Medie) uno degli uomini più conosciuti del quartiere – il mio caro zio Valuccio – per un lavoro di falegnameria che aveva eseguito su ordinazione ebbe in pagamento una bicicletta, usata ma in condizioni accettabili. Anche il baratto esisteva, allora. Io, mio cugino Silvestrino (figlio di Valuccio) e Giancarlo Bucci usavamo la bici per andare al mare. In tre naturalmente: uno pedalava, uno seduto sul manubrio ed il terzo a cavallo del parafango posteriore. Il portapacchi non era stato ancora inventato. Quando giungevamo, c’erano, tra le attuali Vie Cavour e Garibaldi, ospitali canneti che ci consentivano di spogliarci per andare a fare il bagno, quasi sempre in mutande, com’è intuibile. Qualcuno non raramente anche in costume adamitico.

La Bambinopoli ancora non esisteva. Vicino alla riva era ospite fisso Marcuccio (Marco Fioretti), che di mestiere faceva  “lu cucciare” (il vasaio), ma era anche un grande appassionato di pesca (‘nghe lu cucciulare” – parola affine al mestiere predetto, ma si tratta di altro). Marcuccio pescava telline (pochine), “paparazze” (insomma) e numerosissimi granchi (meno graditi). “Li cannille” (i cannolicchi) no, era una pesca diversa.  Qualche piccolo chiarimento linguistico: “lu cucciulare” (vd.foto) serviva per pescare “li cucciole” o telline (còcciola in italiano, dal latino cŏchlea, nome di prelibati molluschi bivalvi). Le “paparazze” erano le vongole, graditissime in Campania, mentre gli apprezzati cannolicchi, affondati verticalmente nella sabbia, si pescavano in altra maniera. Quelli di allora sono ormai introvabili. Il termine “paparazze” è conosciuto universalmente al maschile. Nel capolavoro felliniano “La dolce vita” era il cognome di un fotografo come il  famoso Tazio Secchiaroli e sembra – ma forse è una leggenda – che sia stato coniato dal pescarese Ennio Flaiano che si basò sul nome abruzzese della vongola e sul fatto che questi molluschi aprono e chiudono le valve alla maniera dell’obiettivo delle macchine fotografiche.