FESTA TEATRALE
26 Ottobre 2024 Sala Kursaal – Grottammare
Quanti anni mi date? La domanda – che è fulminante se davanti al viso ti sei piazzato una grata carceraria – la fa Andrea Cosentino “clown nichilista” nel mezzo del suo esilarante, surreale monologo alla Festa dei Teatri Invisibili.
Viene naturale, ripensandola, immaginare che ce la rivolgano loro, gli “Invisibili” al 30° compleanno festeggiato nell’incontro teatrale col pubblico, al Kursaal di Grottammare dove tutto ebbe inizio.
Festa di teatro e di amarcord, di allegre affettuose nostalgie, di dialogo tra il pubblico e quelli che fecero l’impresa “invisibile”, i promotori e pionieri dell’avventura – Piergiorgio Cinì, i fratelli Massacci, tutti gli altri inossidabili protagonisti del Laboratorio Teatrale Re Nudo – e molti di coloro che anno dopo anno ne sono stati testimoni o parte attiva, quelli che vi hanno lavorato, quelli che l’hanno sostenuta, quelli che ci hanno creduto. Che li hanno “visti”.
Quanti anni mi date, potrebbe chiederci questa realtà concepita con un atto d’amore e una buona dose di geniale follia: le risponderemmo che è sempre più giovane, perché la passione non sa invecchiare.
E dalla passione del teatro nasceva trent’anni fa il progetto rivoluzionario: ci ricorda, Piergiorgio, quel convegno a Rovigo – “Il teatro esploso” ne era il titolo – nel quale confluirono da ogni dove – come un popolo rom – e si confrontarono, tutte quelle volontà desiderose di superare le dinamiche tradizionali e gli assiomi classici dell’arte teatrale accademica, di opporsi alla sclerosi di quella “cittadella del teatro chiusa in sé stessa” – dice Cinì – che lasciava ai margini le energie più innovatrici.
Fu l’atto fondativo di una rivoluzione teatrale dal basso: e fu una sfida, ideata dai nostri pionieri, il meccanismo dell’autoconvocazione – nel nostro territorio – di gruppi teatrali che potevano in tal modo far conoscere le proprie creazioni e le loro potenzialità. Fu un’ondata – racconta Piergiorgio, e sembra essere incredulo ancora oggi – e furono 44 i gruppi il primo anno, divennero già settanta l’anno successivo…
E fu un delirio di fatica e difficoltà, anche tre spettacoli al giorno, i luoghi più disparati, attrezzature al minimo, la lotta contro ottusità istituzionali e amministrative.
Ma su tutto l’entusiasmo e la passione, e un’energia creativa che rese la Rassegna “il più significativo movimento teatrale del secondo Novecento” (Eugenio Barba).
Sono passati da lì, negli anni, gruppi e personaggi che oggi hanno rilevanza internazionale (Ascanio Celestini, ci fu anche Ezio Bosso tra gli altri; e Babilonia Teatri, Marta Cuscunà ecc.). ed è per tutti loro, oggi, l’omaggio della Festa teatrale: la narrazione e la musica, le voci e le letture, le testimonianze, gli aneddoti, le riflessioni che si fanno spettacolo.
E ci sembra perfino concreta la surreale narrazione di Cosentino sul tempo che – non esistendo – potrebbe benissimo scorrere a ritroso, determinando una successione di ricomposizioni (come le fette di salame che si ricompongono nel salame intero ne “La charcuterie mécanique” dei Fratelli Lumière) le quali giungerebbero fino all’uovo che rientra nella gallina (spiegando forse uno dei più suggestivi e inutili arcani, su chi dei due sia nato prima): perchè oggi vediamo la storia degli Invisibili venirci incontro come la neonata creatura che la Rassegna era 30 anni fa.
Ci piace invece, e molto, che essa sia oggi una realtà adulta, maturata in forme tra le più interessanti nella cultura teatrale contemporanea: perchè né la passione né l’entusiasmo né – soprattutto e per fortuna – la benedetta follia ci appaiono minimamente cambiati per qualche capello bianco in più.
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Ma, ahimé, che m’inganno,
tu sei, tempo, che te ne stai
io sono quello che se ne va
(Luís de Góngora y Argotte, “Medida del tiempo por diferentes relojes”)