- Tiziano Lattanzi annuncia alla cittadinanza l’addio alla location storica del suo Sottosopra store in Corso San Giorgio con manifesti rossi affissi in vetrina su cui ironicamente riporta un “bye-bye” per “trasferimento locali”. La data della smobilitazione generale dovrebbe essere per i prossimi mesi anche se al momento non v’è una data precisa. Il futuro dell’immobile, su cui l’amministrazione comunale intende avviare al più presto i lavori di restyling del teatro, è ancora incerto: pesa la vicenda giudiziaria, cioè il tira e molla tra l’amministrazione comunale, proprietaria delle mura, e l’imprenditore teramano che, avendo la gestione con il contratto che scade nel 2027, è andato avanti a forza di carte bollate per restare lì dov’è ora.
- Dopo guerre, pandemie, inflazioni e caro bollette cambia il modo di fare spesa nei supermercati a Teramo. Per cominciare si è ritornati a quella attenzione che contraddistingueva la clientela nei primi anni ‘60 : “Tornano due volte al giorno e comprano lo stretto necessario, anche troppo stretto” sostiene il commerciante Maurizio D’Andrea, questo quando al bancone una signora chiede pochi grammi di ricotta.
- Olandesi e tedeschi vengono a fare reclutamento tra il Tordino e Vezzola. Oggetto dei desideri nordeuropei è la figura del veterinario che l’università di Teramo sforna in buon numero ed altamente capaci tanto da attrarre i desideri continentali. La sede di Piano d’Accio è senza dubbio un’eccellenza tutta teramana che nel corso degli anni è migliorata notevolmente, anche per raggiungere standard europei, con tanto di pronto soccorso animale, utile alla formazione h24 degli studenti.
- A tenere desti i commercianti teramani sono gli alti numeri di furti che continuano a verificarsi all’interno dei loro negozi o supermercati. Recentemente al Centro Commerciale Gran Sasso si sono verificati alcuni casi di persone che, entrate dentro le attività, soprattutto di abbigliamento, hanno fatto incetta di jeans e magliette. Come raccontano gli addetti ai lavori, spesso si avvalgono di borse antitaccheggio, cioè ben isolate per non far scattare gli allarmi, e le riempiono di ogni cosa. La tecnica poi consiste nel lasciarle in un punto predestinato all’’esterno per poi raccoglierla: ma questa volta sono stati scoperti dai vigilantes che hanno fatto buona guardia. Oppure gli autori di furti agiscono intagliando direttamente il tessuto dei vestiti con l’antitaccheggio per portarli fuori senza problemi.
- L’Aquila è al top in Abruzzo nella speciale classifica della qualità della vita per generazioni (“bambini”, “giovani” e “anziani”) stilata da Il Sole 24 Ore. Il capoluogo regionale svetta in due ambiti (bambini, al 27esimo posto in Italia, e anziani al 52esimo) mentre a collocarsi prima tra le quattro province abruzzesi, alla voce “giovani”, è Teramo (40esima).
- Lo studio si è avvalso di 12 indicatori per ogni categoria forniti da fonti certificate (tra cui Istat, Infocamere, Ministero dell’interno, ecc.) in grado di raccontare il livello di benessere nelle più disparate realtà. E ad esempio tra le voci della qualità della vita dei “bambini” vengono presi in considerazione voci come giardini scolastici, spazio abitativo, indice di sport, verde attrezzato (qui l’Aquila è seconda in Italia), pediatri, edifici scolastici con palestra, delitti ai danni di minori, spesa sociale per famiglie e minori e altro ancora. Qui tutto il Meridione esce quasi con le ossa rotte e il capoluogo di Regione fa bella figura, seconda solo a Nuoro. A seguire, sempre in quest’ambito, Chieti si colloca al 30esimo posto, Pescara al 59esimo e Teramo al 70esimo.
- “Quasi uno studente universitario su due dalle nostre parti deve trovarsi un lavoro per permettersi gli studi, manca l’attenzione in questo settore e le borse di studio che non arrivano in tempo peggiorano la situazione”. Il fenomeno degli studenti lavoratori, assieme all’abbandono che ne è la diretta conseguenza, per il coordinatore UDU Teramo, Pierluigi Marini, sta diventando sempre più preoccupante: “Ho tanti amici che non riescono più a pagare l’affitto di case a volte anche fatiscenti o a comprarsi i manuali su cui studiare che hanno prezzi spropositati (60 euro per circa 12 all’anno). Il costo della vita è alto e oltretutto la mensa la sera non è accessibile. Poi il trasporto pubblico non prevede una scontistica per noi e spesso nei collegamenti non ci viene in soccorso (ci sono casi di sei ore di viaggio al giorno per raggiungere Teramo, ndr)”. Risultato: tanti sono costretti a lavorare o abbandonano oppure si rivolgono alle università telematiche dove i prezzi sono più contenuti con l’on line che facilita tutta la gestione dello studio.
- “Dobbiamo tenerci stretti i ragazzi nelle nostre università perché chi studia al Sud più facilmente resta nel territorio a lavorare”. Questo è l’appello del rettore dell’Università di Teramo, Dino Mastrocola, che va nella direzione di limitare i danni da fuga dei cervelli, un fenomeno che va a pregiudicare ulteriormente lo sviluppo intellettivo e socio-economico teramano. Su questo versante l’IZS di Teramo, vera e propria eccellenza del territorio, sta invece facendo campagna acquisti di cervelli in Francia: “Stiamo facendo arrivare Nicolas Radomski, esperto di bio informatica – ha chiarito il dg Nicola D’Alterio – perché da noi la partita si gioca tutta nella qualità della ricerca e sulla reputazione che abbiamo raggiunto a livello internazionale dal momento che i nostri benefit economici da soli non bastano”. Non sono a livello di quelli europei: “Una ricercatrice l’accolsi con un benvenuta nella povertà ma l’eccellenza del nostro istituto ci salva e fa sì che si sopportino corrispettivi più bassi che altrove in Europa. I ricercatori in Italia vengono pagati poco e ne risentiamo in quella che è la concorrenza internazionale, competere è più difficile. Malgrado tutto siamo sulla bocca di tutti, dal Royal College di Londra in poi, i giovani vengono da tutt’Italia e siamo un grande polo attrattivo”.
- Accompagnano carcerati, star del piccolo schermo, scrittori, registi, signore di una certa età senza più patenti a curarsi in qualche ospedale, ma pure utenti di psichiatria. I tassisti, quando possono, vivono anche di notte, in quelle sonnacchiose province con una fauna non proprio raccomandabile nelle vie poco illuminate. Qualcuno, alla fine, proverà a travestirsi da scrittore narrando esperienze ed aneddoti a bordo della popria auto bianca, rigidamente hybrid per entrare più facilmente nei centri storici. Sobbalzano su secolari buche, si beccano le maledizioni degli automobilisti, si lamentano delle amministrazioni che non li seguono su servizi come aree taxi, colonnine ed altro. Ma ogni volta che li si chiama sono lì, pronti: Franco Damiani da Roseto ma di stanza a Giulianova, da circa 16 anni esercita questa professione. Lungo la costa si lavora molto d’estate: ha scelto questo mestiere nel ‘92 perché la sua azienda stava fallendo. Davanti ai suoi occhi è passata una schiera di personaggi: “Dal paziente psichiatrico che si spacciava per il figlio di Berlusconi che doveva raggiungere Tortoreto, animato dai suoi fantasmi e ossessioni”, fino al regista tanto amato dai transalpini, Nanni Moretti, “che per tutto il viaggio, dalla capitale fino a Roseto, non mi ha rivolto nemmeno una parola: mi ha detto solo all’inizio di guardare la strada. Va bene pure: nel nostro mestiere devi capire quando il cliente ha voglia di parlare”. Chi era ciarliero, seppur per pochi km, cioè da Roseto a Giulianova, è rimasto quel Fabrizio Corona “che mi ha lasciato una mancia”. Ma soprattutto la notte, “quelle poche volte che esco”, è costellata da “gente poco raccomandabile, da quelli che m’appaiono tossici oppure malavitosi. Solo poche notti fa passavo dinanzi ad un supermercato che poche ore prima avevano scassinato”. “In genere i clienti dopo il Covid mi paiono tutti un po’ più stressati. Fino a stramberie del genere: “Una donna attempata mi disse: buon uomo mi accompagni alle porte del cielo o negli infiniti mari. Signora, le risposi, al cielo o al mare? Anche lei era un’utente di qualche RSA. Tutte queste emozioni, Damiani le condenserà in un libro che sta già scrivendo. “Sono ai primi tre capitoli”, e chiude.
- “C’è disparità di trattamento tra le attività commerciali del centro e quelle immediatamente successive per ciò che riguarda la gestione dei dehors”. Questa è la denuncia di Salvatore Bucciarelli del Caffè San Marco Pasticceria e di diversi altri suoi colleghi che non riescono ad introitare le risorse fondamentali per il loro commercio in bar e ristoranti per svariati motivi. Tra cui la metratura della struttura: “In Piazza Martiri e altrove concedono spazi molto larghi mentre io, ad esempio, che avevo per di più un’occupazione del suolo pubblico di nove metri per due, poi toltami tre anni fa, mi ritrovo con i tavoli sui marciapiedi (ancora per la proroga Covid) e con i dipendenti che rischiano l’incolumità quando devono attraversare la strada raggiungendo i tavolini dall’altro lato di Corso De Michetti. Per me è concorrenza sleale: oggi come oggi se non hai i dehors adeguati non lavori perché dopo la pandemia la gente vuole stare fuori. Infine, gli eventi si organizzano tutti in centro”.