La città di Teramo perde una prestigiosa vetrina di cultura e turismo

Detto per chi lo ha dimenticato, il Parco della Scienza a Teramo fu il risultato di una battaglia ambientalista combattuta e vinta. Con il Tar Abruzzo che disse no al terzo traforo del Gran Sasso, una delle tante grandi opere del governo Berlusconi osteggiata dagli ambientalisti, dall’opposizione e in particolare da decine di enti locali, compresa la provincia di Teramo, che presentò ricorso al Tar contro la decisione del Cipe, poi annullata.

La terza canna, ideata per garantire una via d’uscita ai laboratori del laboratorio di fisica nucleare nel ventre della montagna, avrebbe affiancato i due tunnel autostradali, realizzati a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Il prezzo pagato allora dal territorio teramano per questi lavori fu enorme, non solo in termini di vite umane (diversi lavoratori morirono durante la realizzazione delle gallerie), ma anche sul fronte ambientale.

La falda acquifera del Gran Sasso si abbassò di ben 600 metri e tutta l’acqua fossile del piccolo ghiacciaio del Calderone (l’unico dell’Appennino) andò irrimediabilmente persa. Come se non bastasse, il materiale tossico situato all’interno del laboratorio ha inquinato una falda acquifera, tanto da costringere la Procura di Teramo ad emettere avvisi di garanzia nei confronti dei responsabili del laboratorio. Per la Federazione italiana parchi e riserve naturali la sentenza del Tar aveva “confermato la piena competenza dell’ente parco ad esprimersi e a non concedere il nulla osta. E’ una notizia che dà molta soddisfazione a chi crede appunto nella conservazione dell’ambiente e nello sviluppo compatibile”.

Il Museo della Scienza a Teramo era un risarcimento e anche una prestigiosa vetrina per studenti delle Università e cittadini sulle ricerche epocali effettuate nei laboratori sotto il Gran Sasso. Una straordinaria opportunità di studio e turistica con il sostegno delle tre Università abruzzesi e dell’IFN, che avrebbe conferito valore e attrattiva alla città. Una vetrina che, invece, non abbiamo saputo difendere, tutelare e valorizzare, utilizzando da orbi e al ribasso una location progettata di alto livello. Anche per conferire il giusto ruolo al vicino Osservatorio astronomico di Collurania.

C’è da domandarsi a chi attribuire un danno così ingente e incalcolabile, in che mani improvvide e rozze sia finito un Capoluogo inesorabilmente condannato al degrado specialmente in questo ultimo trentennio.

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