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  • I commercianti che insistono su palazzo Pompetti, l’immobile in pieno centro cittadino interessato dai lavori di adeguamento sismico, piuttosto che delocalizzare le loro attività durante i tre mesi di lavoro preferiscono chiudere, quand’anche in ferie forzate. Il gioco non vale la candela, fanno capire, smontare tutti gli arredi, a volte un lavoro fin troppo complicato, per poi tornare quasi subito nel posto d’origine non vale proprio la pena per bar, tabaccherie, negozi di borse e altro. Come si sa e come spiega anche il direttore dell’Usr regionale, Vincenzo Rivera, “è prevista la possibilità di delocalizzare le attività con contributo del nostro ufficio della ricostruzione. Si possono pagare gli affitti dei nuovi locali e anche i traslochi o i piccoli aggiustamenti”. Ma tutti o quasi preferiscono invece lasciar perdere: meglio chiedere un ristoro generalizzato per le perdite che si subiranno in questo lasso di tempo ma la proposta, al momento, appare illusoria. 
  • Col mercato cittadino del sabato si ripropone puntualmente il problema dell’accesso ai mezzi di soccorso che fanno fatica ad avanzare e ad operare. Ieri mattina due mezzi dei vigili del fuoco sono dovuti intervenire in pieno centro, presso la banca San Paolo, sotto i portici di Corso San Giorgio. Un principio di incendio presso la postazione del bancomat ha richiesto il pronto intervento ma i mezzi si sono dovuti arrestare in Piazza Martiri della Libertà perché impossibilitati ad andare avanti. A questo punto un vigile del fuoco ha concluso il tragitto mancate a piedi sobbarcandosi a spalla l’attrezzatura necessaria, tra cui un lungo estintore, per debellare le prime lingue di fuoco. Per fortuna il caso si è risolto subito ed in fretta: quella che è parsa una cicca di sigaretta spenta male da un cliente della banca ha causato il piccolo incendio. Resta però il fatto che la concomitanza di bancarelle con i vari cantieri, nonché con gli arredi urbani che contribuiscono in questo caso ad ulteriori restringimenti della carreggiata libera lungo il corso principale, complicano un po’ le procedure per i mezzi di soccorso. Un ristoratore di Corso Cerulli ricorda poco tempo fa un salvataggio, anche questo fatto a piedi da parte del personale di un’autoambulanza, che aveva riguardato una residente di una palazzina. Altri soccorsi si sono succeduti in una via dove le bancarelle affettivamente occupano quasi l’intero spazio pedonale. Un commerciante addirittura non riesce a capire perché le bancarelle del sabato, con quel tipo di mercanzia, debbano stare nella via principale dello shopping e non in qualche altra location ma questa è una vecchia diatriba che ancora si trascina da tempo ormai. In altri punti invece la via di fuga parrebbe assicurata. 
  • È sempre più decisivo nel settore edile l’apporto degli imprenditori stranieri, di prima e soprattutto di seconda generazione, sull’economia teramana. Solo in base ai dati della cassa edile locale, emerge che nel 2023, a fronte di 863 imprese iscritte, quelle che hanno un titolare o anche amministratore straniero sono 97. Un numero ragguardevole e che interessa una percentuale a doppia cifra, l’11,24%, un dato sopra la media nazionale. “Questa – dichiara il presidente di Cassa Edile e Scuola Edile, Pasqualino Marano – resta per noi una componente importante di imprese iscritte nel nostro sistema, percentuale che spalmata sul nostro territorio nazionale ha un suo riflesso rilevante per lavoratori di ottima capacità, contraddistinti dalla voglia di lavorare, spesso di seconda generazione, alcuni nati qui in Italia, perfettamente integrati col tessuto sociale locale”.  
  • Il presidente dell’Anci Abruzzo si dice in prima linea per contrastare un fenomeno epocale come quello dello spopolamento: non è facile arginarlo dal momento che la nostra regione è costituita per l’85% da piccoli comuni con una popolazione over ’80 in netto aumento (sarà del 30% nei prossimi venti anni). “Nel 2042 – spiega Gianguido D’Alberto che lancia l’allarme – lo spopolamento originerà 100.000 residenti in meno, con comuni come Sulmona, Montorio e Trasacco che potrebbero arrivare a perdere addirittura oltre il 20% della popolazione”.  
  • Per il sindaco di Teramo questa è una situazione drammatica. E i riflessi si riverberano pure sulla vita degli enti locali che hanno visto perdere negli ultimi 10 anni il 31% del personale. La digitalizzazione, poi, nell’entroterra “è spesso una chimera” e “il livello delle abilità e il numero di aule informatiche nelle scuole è al di sotto della media nazionale ed europea: solo un edificio su 4 ha un’aula informatica, quota che scende a 1 su 5 nei comuni periferici e ultraperiferici”. 
  • Tra carrozzieri, elettrauti e meccanici sono rimasti in pochissimi in centro città a Teramo. Come soldati giapponesi ancora in trincea, spesso in piccoli bugigattoli, resistono per assolvere anche ad una funzione sociale, giacché sono in molti, soprattutto anziani, che preferiscono avere un servizio sotto casa: “Che fa, mi vieni a cambiare una lampadina?” si sentono dire. Sono anche presidi socio-economici in un habitat sempre più scevro di attività: in diversi non hanno voluto fare il grande balzo acquistando un capannone perfino più funzionale al lavoro per diverse ragioni, tra cui anche quelle sentimentali. Oppure semplicemente perché si è voluto far proseguire l’attività del compianto padre , come nel caso della carrozzeria di Angelo Fanelli, e al contempo “avendo il proprio tempo a disposizione, come andare a vedere una partita del Teramo calcio, mia grande passione, o poter alzarmi mezz’ora dopo: gestisco io il lavoro, di certo non lo subisco”. L’attività del 54enne è sita in Via Riccitelli ed il flusso di gente non è come un tempo. Si punta alla qualità della vita: “Sono da solo, senza aiutanti, e quando ho riparato due-tre auto alla settimana il mio compito è fatto, compreso lo stipendio”. Un intralcio però giunge da chi dilata i tempi nei pagamenti: non tutti sono precisi e si paga a rate, ci sono pochi soldi in giro “anche se io non curo i grandi incidenti ma solo qualche tamponamento o cosa simile”. La carrozzeria è di soli 250 mq e il padre l’ha aperta nel lontano 1963: “Piccolo è bello” annuisce Fanelli anche se durante la giornata ha lo stesso tanto da fare. “Nel ‘93, al ritorno dal militare decisi di rilevare l’attività; amo questo mestiere e lo sguardo soddisfatto e luccicante del cliente quando ritira l’auto aggiustata, sono emozioni uniche per me”. Ci tiene a ché il lavoro sia ben fatto. Cambiano i materiali “ma il lavoro è sempre lo stesso”. Nel piccolo locale gli effluvi di diluenti, stucchi e vernici che ipnotizzano l’olfatto gli fanno tornare alla mente gli insegnamenti retti del padre: “Non si deve fregà la gente”.