La strada non presa
Due strade divergevano in un bosco/d’autunno/e dispiaciuto di non poterle/percorrere entrambe essendo un solo viaggiatore, a lungo/indugiai fissandone una, più lontano che/potevo/fin dove si perdeva tra i cespugli./Poi presi l’altra, che era buona ugualmente/e aveva forse l’aspetto migliore/perché era erbosa e meno calpestata […]/oh, mi riservai la prima per un altro/ giorno/anche se, sapendo che una strada,/conduce verso un’altra,/dubitavo che sarei mai tornato indietro./Lo racconterò con un sospiro/da qualche parte tra molti anni:/due strade divergevano in un bosco/ed io-/io presi quella meno battuta,/e questo ha fatto tutta la differenza.
La strada non presa è una celebre poesia di Robert Frost (1874-1963), il poeta americano più popolare del secolo scorso ed è un inno all’importanza delle scelte, quelle decisive. Sembra che Frost abbia composto la lirica, tratta dalla raccolta Mountain interval (1916) in omaggio ad uno scrittore gallese suo amico che lo accompagnava spesso in lunghe passeggiate in campagna, durante il periodo che il poeta trascorse in Inghilterra. Entrambi spesso si trovavano di fronte ad un bivio, indecisi su quale strada percorrere chiedendosi cosa avrebbero visto se ne avessero presa un’altra. Quel bivio simboleggia le situazioni reali della nostra esistenza; di fronte alla necessità di prendere decisioni importanti ci si chiede spesso se siano quelle giuste. Spinti dalla speranza e dall’ambizione operiamo una scelta diversa da quella di altri nella speranza di cambiare o di ricominciare.
Il poeta decide di andare controcorrente e sceglie la via non percorsa da altri nella convinzione che quella farà la differenza. Il suo è un appello, in prima persona, all’intraprendenza, al coraggio di seguire le proprie idee ed aspirazioni senza timore; è un invito intriso di simboli e metafore in un linguaggio semplice, elementi che dimostrano l’abilità descrittiva di Frost. Molti critici lo hanno considerato fra i meno autobiografici dei poeti americani perché punto fermo della sua poetica sta nel non manifestare le esperienze individuali; tuttavia la California e il New England, con i loro paesaggi e le loro foreste, i piccoli centri urbani sono a volte elementi dominanti nei suoi componimenti.
Robert Frost nasce in pieno ottocento e muore da venerabile vecchio nella seconda metà del secolo successivo. Giovanissimo vince vari premi Pulitzer per la poesia e gli vengono anche conferite lauree onorarie dalle più prestigiose università americane. In Inghilterra incontra Ezra Pound che lo aiuta a pubblicare alcune opere. Grazie al successo ottenuto in Europa può tornare in America e dedicarsi completamente alla poesia. I suoi componimenti, in particolare La strada non presa, sono spesso oggetto di commenti in incontri importanti e vengono citati in simposi e convegni letterari. Tutti i biografi concludono il resoconto della vita di Frost ricordando la sua presenza alla cerimonia di insediamento del Presidente Kennedy nel 1961, occasione in cui legge una sua lirica. Considerato il poeta nazionale, si spegne il 22 gennaio del 1963.
Il suo successo è dovuto proprio alla semplicità del linguaggio, all’uso di forme poetiche convenzionali e ad uno stile gradevole. Dai critici viene considerato l’erede americano dei grandi romantici inglesi per avere posto al centro della sua poetica il rapporto uomo-natura anche se manifesta in modo diferso la tensione che deriva da tale rapporto. Lord Byron, in una memorabile lirica, scrive : Vi è un incanto nei boschi senza sentiero…mostrandoci una Natura come rifugio e conforto per l’anima. Per Frost, – scrive la saggista Rosa Rizzo – solo l’osservazione oggettiva di ciò che ci circonda può essere fonte di autentica serenità e aprire la vita a più profondi pensieri. In ciò si mostra erede di Emerson e della Dickinson.
Ciò che ci accade deve restare molto al di sotto della sua superficie, in quella profondità cui appartengono i grandi dolori […]. Dedicatevi esclusivamente a tutto quanto non sia esperienza personale. (Robert Frost)