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Alla presenza delle autorità e di tutta la società civile ed associativa svelata la statua in marmo dello scultore Andrea D’Aurizio.
Il 9 marzo era una sabato mattina tipicamente marzolino, ossia, un po’ pazzo con una pioggerella fastidiosa, che ha reso fangoso e scomodo, il terreno di quello splendido angolo di verde capitolino che è il Parco della Caffarella. Nonostante i dispetti di Giove Ottimo Massimo tutta la gente del quartiere, dalle autorità alle associazioni sino ai comuni cittadini, erano presenti per un momento molto importante, ossia, l’inaugurazione della statua in marmo dedicata a Lorenzo Cuneo ad opera dello scultore pisano Andrea D’Aurizio.
Tale scultura sostituisce una preesistente, in bronzo, che mani vili e oscure, di uomini perniciosi, hanno rubato alcuni anni fa lasciando solo il cippo. La statua raffigura il giovane Lorenzo a piedi nudi appoggiato ad un albero, con una colomba in cima, che tiene il viso fisso sul suo orologio da polso. A corredare il tutto una poesia in romanesco, stile trilussiano, scritta da Claudio Cuneo il papà, intitolato Una melanzana in Paradiso, perché “melanzana” era il soprannome affibbiato al giovane nei suoi primi anni di scout. Per comprendere la profondità di tale opera, però, è necessario raccontare chi era Lorenzo Cuneo.
Lorenzo era il classico bravo ragazzo di quartiere. Il tipo sempre gioviale che sorrideva a tutti. Quello che se ti vedeva al bar che prendevi il caffè con l’aria mesta ti poggiava una mano sulla spalla e ti chiedeva cosa succedeva. Non per forma, non per quieto vivere borghese, ma per puro e sano altruismo. Lorenzo era un giovane già fatto uomo, che con lo scoutismo aveva scoperto la via della solidarietà e del senso di comunità. Egli fu molto attivo nel comitato di quartiere dedicato al Parco della Caffarella che stava vivendo una grave fase di degrado e di abuso edilizio. Tanto fu il suo impegno che venne eletto come consigliere comunale del IX Municipio con quella genuina voglia di fare per la collettività e di desiderio di cambiamento.
Per gli amici e per i familiari lui era come una trottola sempre in giro, sempre di corsa, arrivava tardi agli incontri ed andava via per primo, però, portava sempre a casa dei risultati concreti. Ascoltava tutti e dopo che aveva compreso il succo del discorso diceva sempre “si è fatta ‘na certa” aggiungendo “che problema c’è? Ci penso io”. Ecco il perché del gesto dell’orologio. Purtroppo gli antichi erano soliti dire “muore giovane chi è caro agli Dei” e così anche Lorenzo è stato chiamato dall’altra parte troppo presto.
Anche la sua dipartita è stata sotto il segno dell’altruismo erano gli ultimi giorni di ottobre del 1998 e lui stava soccorrendo un’auto in panne sull’Autostrada del Sole purtroppo venne investito da un’altra autovettura. Così a soli 27 anni un’anima nobile chiudeva gli occhi su questa terra. Il 3 novembre dello stesso anno, però, a solo 11 giorni dalla sua morte nasceva, per volontà dei genitori Dora e Claudio e di tutti i suoi cari, l’Associazione Lorenzo Cuneo Onlus che vuole mandare avanti il messaggio e il lavoro che il giovane attivista aveva cominciato.
E come spesso accade dei veri eroi scopriamo le gesta solo dopo. Difatti Lorenzo si era prodigato nel fare costruire una struttura ospedaliera a Bucarest per aiutare i bambini malati di AIDS. Così si era recato sul fronte bellico della ex Jugoslavia per soccorrere i più deboli. E non solo. Fedele al messaggio evangelico della carità e del servizio agli ultimi tutti i giovedì sera si recava presso la Stazione Termini con cibo e bevande e li distribuiva ai più bisognosi e non si fermava solo al lato più “materiale” ma li faceva sedere in circolo e parlare affinché raccontassero le loro storie e i loro problemi. E Lorenzo, con un taccuino e una biro, segnava tutto nel tentativo di aiutarli. Cosa che riuscì a fare in alcuni casi.
E si potrebbero raccontare tante altri piccoli-grandi aneddoti su di lui tanto da domandarci come riuscisse a fare tutto ciò da solo. E forse il messaggio dell’orologio sulla scultura è anche questo “il tempo è prezioso fatene buon uso”. L’amore che Lorenzo ha seminato non è stato dimenticato dalla sua gente.
Oggi esiste un premio della solidarietà a lui intitolato, un Largo che porta il suo nome tra Arco di Travertino e Via Carroceto, nonché una scuola materna ed è anche aperta una causa di beatificazione.
Tra i tanti interventi alla scoperta della statua ricordiamo, in particolar modo, quello del suo amico omonimo che ha detto “nei fumetti ci sta l’Uomo Ragno che è l’eroe di quartiere, noi avevamo Lorenzo che era il santo del quartiere!”
Oggi più che mai la figura di questo giovane deve essere presa a modello. Una figura trasversale che non ha bisogno di etichette politiche o confessionali. Lui non l’avrebbe voluto. Lui agiva per il prossimo non per un partito o una dottrina. In un mondo sempre più edonista, ove i più giovani si fanno sedurre dai falsi modelli parassitari di influencer e pseudo artisti, si ha bisogno di più giovani come Lorenzo. Ecco noi vogliamo che lui sia un modello di coloro che sanno andare oltre in nome di quel bene superiore che oggi, purtroppo, abbiamo dimenticato anche accecati da un buonismo ipocrita di facciata che è solo un calice avvelenato.