“Il bene che i preti possono fare nasce soprattutto dalla loro vicinanza e da un tenero amore per le persone. Non sono filantropi o funzionari, i preti sono padri e fratelli. La paternità di un sacerdote fa tanto bene.” (Papa Francesco)
Chi gli è stato più vicino lo sa!!! Lo sa bene quanto abbia potuto rendere la parrocchia “casa” e i parrocchiani “famiglia”… Lo sa ….che il giorno del compleanno sarebbe puntualmente squillato il telefono e sarebbero arrivati i suoi auguri …semplici, non formali, amichevoli scambiando una parola in più di convivialità… Chi gli è stato più vicino lo sa… del grande uovo di cioccolato a fine veglia di Pasqua per tutti noi giovani che avevamo fatto 40 giorni rinuncia dei dolci…. O del thè caldo che aspettava al rientro dalla Via Crucis itinerante nelle ancora fredde notti primaverili… Chi gli è stato più vicino lo sa che lui non dava nulla per scontato…e per ogni cosa c era un “grazie”…. Quante festicciole organizzate sotto al salone come forma di gratitudine per quanti, ognuno con il proprio talento, prestavano servizio in parrocchia…per chi cantava alle celebrazioni, per chi puliva la chiesa, per chi collaborava a diverso modo in sagrestia, per i catechisti… L’ ultimo giorno i bambini del catechismo avevano il gelato e c era un “premio” per chi si era impegnato di più e aveva fatto meno assenze…ogni bambino chiamava per nome, ad ognuno chiedeva notizie dei fratelli/sorelle zii…nonni…. Sul portone della canonica li accoglieva con un “Evviva”!!! Aveva un occhio speciale per i piccolini e per i più fragili….trovava il tempo per la visita ai malati, organizzava ogni anno la “Pasqua dell’ anziano”, e nell’ organizzarla pensava a tutto!!! Al ricordino, alla crostata, ai passaggi per quei nonni che magari avrebbero voluto partecipare ma non avevano il come arrivare…. Chi lo seguiva ai pellegrinaggi ricorda il suo passo svelto e facereccio, passo che più di metà pullman faceva fatica a mantenere… Ma quello che lo rendeva speciale come Pastore, Pastore con “l’odore delle pecore” era la costante volontà di tessere, anche in modo creativo, contatto con ogni singola anima della sua Comunità!! I “centri d’ascolto” nei tempi forti, le visite alle famiglie che tanto lo impegnavano ma che tanto lo rendevano vicino all’ umanità del suo territorio…ormai i parrocchiani lo aspettavano trepidanti…”Dove di trova don Davide a benedire?”, il sano chiacchiericcio….e poi lo si vedeva per le vie camminare svelto nel suo cappotto nero, col berretto, l’ aspersorio e la borsetta con la preghiera da fare insieme. Quanti ricordano il giornalino del “Porto”, nome emblematico, simbolico di una idea di Parrocchia come “posto sicuro”, luogo dove arrivare, ristorarsi, ricaricare l’anima e da cui ripartire nella frenesia quotidiana.Lui scriveva così, amichevolmente, al fine di passare informazioni ma soprattutto con lo scopo di raccogliere e farne condivisione, le testimonianze e le riflessioni dei parrocchiani stessi…tanto da farne stimolo, invito, crescita… Chi aveva bisogno sapeva che la bolletta troppo salata poteva essere portata in sagrestia …chi non poteva pagare l’ intera quota del Campo Scuola di Azione Cattolica, partiva ugualmente perché “al resto ci pensa la parrocchia”…la mensa del “Piatto caldo” alla rosticceria della via vicina, faceva trovare sempre un po’ di pasta a quanti non potevano…. Ma…il suo aiutare non aveva sapore di elemosina…era un aiuto “educato” , nel suo duplice significato…. sensibile e rispettoso della dignità della persona e soprattutto tale da essere d’ insegnamento perché, facendo tesoro della fattispecie, così spronava l’ altro alla ricerca degli strumenti necessari ad uscire da solo dal bisogno… Quante cose potrebbero essere ricordate ancora di lui…quante testimonianze intime e personali potrebbero essere riportate dai tanti che lo hanno conosciuto…quanto bene ha fatto in silenzio ed in punta di piedi….
Caro Don Davide grazie per essere stato per me testimone della Chiesa Bella, della Chiesa da poter portare d ‘esempio quando il mondo mette sotto accusa il nostro essere cristiano praticante… Grazie x essere stato per me, nella piccola realtà parrocchiale, veicolo di Incontro e di esperienza dell’ Amore e della Bellezza di Dio…. Grazie per quel cappello che confidenzialmente lasciavi a casa mia prima di salire a benedire gli appartamenti del palazzo… Grazie per la fiducia che hai avuto affidandomi la crescita di alcuni piccini al catechismo… Grazie per avermi spronato a tirar fuori da me colore ed energia positiva nel grigiore del periodo consigliandomi di andare a ballare… Grazie per aver gioito per la mia prima supplenza lavorativa… Grazie per la telefonata che facevi in pandemia per accorciare le distanze … Grazie per i sorrisi quando ti raccontavo di essere andata a suonare con la banda a San Pietro di Isola, tua prima parrocchia… Grazie per i passi fatti insieme con i sorrisi condivisi e il coraggio dispensato…. Caro Don …. Ti saluto con quella frase che ti piaceva mettere sempre a fine delle tue omelie…”Signore, non perché me l hai tolto ma grazie che ce l hai dato” Ilaria Di Francesco