. Ci s’infervora sul vecchio stadio comunale: l’intenzione dell’amministrazione di abbatterlo e di lasciare in piedi solo la curva Est non soddisfa una parte dei cittadini. Il filosofo-scrittore Elso Simone Serpentini, intervenuto al dibattito “Teramo come…Tremila anni di storia per quale futuro?”, che si è tenuto giovedì scorso in Provincia, parla di “gradoni che diverrebbero un simulacro con la scomparsa degli altri settori: teniamo invece in vita tutto, anche la tribuna che è storia, con la circonvallazione che fa quella curva, seguendo peraltro l’andamento delle vecchie mure medievali, senza raddrizzare il tracciato della strada. Da sola la curva Est diverrebbe una sorta di muro del pianto. Si deve cambiare il progetto” invoca Serpentini che lamenta “una mancata condivisione con la città del progetto, ci è stato impedito il ragionamento”.
. Medici di base teramani sempre più avviliti e “mortificati”. Non riescono a svolgere le loro funzioni appieno a causa di incombenze burocratiche e di problemi di liste di attesa, fattori che sottraggono tempo alle viste dei pazienti e inficiano la qualità della cura. Allora vai con le mini-visite. All’orizzonte si profila a supporto la figura dell’infermiere di famiglia verso cui gli stessi medici non sono teneri, giudicandola come una sorta di diminutio: “Si creerebbe il paradosso che noi facciamo i burocrati al computer ad inserire i dati e loro curano, sarebbe la sconfitta della sanità” spiega il medico di base Siriano Cordoni che pone l’accento sul loro lavoro “stravolto” dalla burocrazia. “Impiego quotidianamente il mio tempo dietro a scartoffie, distogliendo il mio tempo dalla cura del paziente (ne ha 1500, come molti del resto, ndr), insomma non faccio più il mio lavoro che è quello per cui ho studiato”. Cordoni porta l’esempio pratico: “In genere per fare una visita completa soddisfacente occorrerebbero dai 15 ai 30 minuti, anche eventualmente con un Ecg o un’ecografia, ma avendo 80 clienti al giorno, e lavorando 7-8 ore al giorno, con questo lasso di tempo, ne potrei visitare solo una trentina, lasciando il resto fuori. Allora non resta che dedicare solo due minuti a cliente pregiudicando, con queste mini visite, la qualità della cura”.
. Sui parcheggi a pagamento i commercianti teramani dichiarano guerra al contratto di concessione stilato tra Comune e privati, invocandone la revoca: “Verrebbero meno gli interessi pubblici dei cittadini a favore di quelli privati”. E lanciano una petizione, con l’aggiunta anche di una raccolta firme che dovrebbe partire al più presto. Esasperati per la gestione degli stalli blu che, a loro dire, contribuirebbero ad allontanare la clientela dal centro (“ne sono troppi, ancorché costosi e in più le sanzioni tengono lontano i Teramani”), i commercianti, attraverso una nota del Consorzio Shopping in Teramo Centro, manifestano “la decisione di voler presentare una petizione finalizzata a chiedere all’Amministrazione che si proceda alla revoca del vigente contratto di concessione dei parcheggi a pagamento su aree scoperte ex art. 26 del Contratto stesso, per manifesto squilibrio fra il pubblico interesse del concedente Comune di Teramo e gli interessi privati della società concessionaria”.
. Con la mancata proroga al superbonus che si sta profilando per il nuovo anno, “in provincia di Teramo rischiano il posto 400 addetti del settore edile”. In aggiunta incombe lo spauracchio “dei contenziosi che gli inquilini metteranno in piedi qualora a fine anno dovessero accollarsi le spese dal momento che la misura da 110% passerà a 70”. L’allarme giunge dall’Ance, dal suo presidente Ezio Iervelli. A mitigare un po’ l’effetto potrebbe subentrare la ricostruzione, assieme ad il Pnrr. Alcuni esperti del settore affermano che ben 100 imprese (delle 809 ora in funzione in provincia) potrebbero essere a rischio fallimento.
. “Anch’io una volta sono stato aggredito fisicamente da un energumeno” afferma il primario del 118 del Mazzini di Teramo, Silvio Santicchia. “Ero all’Aquila ma feci di tutto per non alimentare il diverbio, cercando di ricomporre la situazione che si faceva sempre più incandescente”. Le aggressioni soprattutto verbali e qualche volta anche fisiche continuano a tormentare il personale sanitario. I punti più critici sono diventati Atri e Giulianova, oltre che Teramo: ma per la Fp Cgil la città ducale ora vanta la maglia nera: “Ultimamente – aveva dichiarato qualche tempo fa il segretario Mauro Pettinaro – il suo pronto soccorso ha superato per pericolosità e numero di eventi gli altri, dal momento che molti pescaresi, visto il numeroso afflusso in riva all’Adriatico, si rivolgono al vicino centro sanitario teramano”. Anche a Giulianova si sono registrati nel recente passato problemi mentre a Sant’Omero poche settimane fa un paziente aveva puntato il coltello al collo di un infermiere. Nei parcheggi può capitare, ma è più raro, che si faccia la conta dei danni per qualche auto vandalizzata e le minacce di farlo non mancano.
. Crescono di numero le cliniche per cani e gatti a Teramo ma più in genere l’amore per l’animale da affezione (in Italia sono più di 60 milioni, in buona sostanza uno in ogni famiglia), categoria che contempla anche pesci, uccelli e piccoli mammiferi. Una svolta che si è notata soprattutto dopo il Covid in città e di conseguenza anche il mercato del pet food sta assistendo in centro ed in periferia a svariate aperture di esercizi del settore. Un trend che comprende l’animalismo in genere, che soprattutto sui social si presta a bollenti diatribe tra i vari attori su orsi, colonie feline e tanto altro ancora. “Col passar del tempo c’è stata una maggiore sensibilizzazione – spiega il 46enne veterinario teramano, Giovanni Ferrari – sviluppata recentemente anche con la pandemia che ha visto animali e uomini chiusi nello stesso ambiente per più tempo. Ma c’è un approccio diverso, a tutto tondo ora: si è instaurato spesso un rapporto quasi parentale, anche amicale in taluni casi, se non funzionali quando si tratta di cani da caccia ad esempio. Gli animali, del resto, sono senzienti e hanno bisogno di noi”.
. Malgrado le assunzioni compiute recentemente da alcuni enti e aziende private, il precariato in provincia di Teramo, tranne qualche eccezione (agroalimentare) incide ancora tanto, come dichiara l’Inca Cgil regionale, per bocca del suo coordinatore Mirco D’Ignazio, soprattutto nel settore del turismo dove “si arriva addirittura al 90% dei contratti” ma anche nei servizi e nelle scuole. “Purtroppo, molte aziende utilizzano il tempo determinato per l’ordinaria gestione e non per la straordinaria, che dovrebbe aversi nel caso di un aumento di produttività. Così i lavoratori sono perennemente sotto ricatto per via della scadenza del contratto che incombe sulla loro testa, accettando per di più ogni tipo di mansione, turni massacranti, domeniche lavorative e tanto straordinario”. I contratti a tempo indeterminato invece sono diretti a chi possiede una mansione ben specifica e più elevata “ma le richieste qui non ne sono tante”. Ora il sindacalista, alla fine della stagione turistica, è alle prese di un’impennata di domande di disoccupazione: “C’è gente che in un anno lavora solo 3-4 mesi d’estate, pochi sono gli stagionali invernali”. Si lavora a singhiozzo e per le condizioni di lavoro “si va verso il peggio: dipende anche dai settori, in quello turistico è notte fonda, sebbene nel sistema industriale si attinga lo stesso a piene mani al precariato”. Per debellare il fenomeno, D’Ignazio suggerisce di tornare all’originario intento dei contratti di somministrazione: “Usarli solo per il momento straordinario, per il contingente, quando c’è un reale aumento della produttività”..
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