Caro professore,

lo sa, lei meriterebbe le parole più belle del mondo, quelle che lei tanto amava, quelle che ci insegnava.

Oggi vorremmo raccogliere tutte quelle parole, tutte quelle poesie e le rime nascoste, tutti gli epigrammi, le elegie, le tragedie, tutte le orazioni più belle e i più bei canti. Ma le parole a volte non bastano ad esprimere lo smarrimento che mi esplode dentro, quando qualcuno che amiamo ci lascia. Per cui, anche stavolta, accetti le mie parole sgrammaticate e forse troppo semplici per dirle quanto mi manca e manca alla nostra classe, anche se se n’è appena andato, il suo ricordo resterà sempre.

Difficilmente avremmo pensato di incontrare un uomo come lei, che più che essere un docente di Latino e Greco e di Italiano, per noi tutti è stato un padre, un mentore, un amico,un compagno di battaglie, una persona con cui riflettere e sorridere.

Grazie professore perché lei ha corretto i nostri errori (e non solo quelli dei compiti, che lei chiamava ORRORI), grazie perché ci ha accompagnato nel nostro cammino, senza invadenza, senza pretese, con la discrezione di un amico fidato e la severità di un insegnante appassionato, e ci ha mostrato una strada che aspettava solo la nostra curiosità per essere scoperta in tutta la sua bellezza, perché lei aveva fiducia in ognuno di noi e in ognuno di noi riconosceva qualcosa di unico che, a volte, noi stessi dimenticavamo di avere.

Ci sapeva leggere dentro, riconosceva tutti i nostri stati d’animo e, all’occorrenza, ci faceva subito sentire meglio con una battuta delle sue. Ci metteva sempre alla prova con domande impossibili che però ci piacevano tanto perché ci portavano a riflettere con la nostra testa. Ci ha fatto ridere, tanto ridere, ridere di cuore. Portava in classe il suo umorismo e lasciava sempre fuori dalla scuola la sofferenza.

La ricordiamo con mille espressioni e mille emozioni. Sapeva emozionarsi sempre, sapeva emozionare sempre. La ricordiamo quando sorrideva se un alunno dava una risposta sbagliata e quando rideva, cantava e raccontava le sue avventure adolescenziali.

Grazie professore per l’amore, per il sostegno e per gli insegnamenti che non ha mai smesso di darci. Grazie perché abbiamo avuto la possibilità di imparare da un maestro come lei e sappia che non dimenticheremo mai la sua ammirazione per i grandi poeti come Omero, Virgilio, Leopardi, Foscolo, padre Dante che riempivano le sue lezioni e rivivevano grazie a lei. Non dimenticheremo la sua passione per la storia; per la geografia. Ricorderemo sempre il suo amore per il nostro Liceo e di quanto lei tenesse alla cultura.

Grazie professore perché come diceva Socrate “l’insegnante mediocre racconta, il bravo insegnante spiega, l’insegnante eccellente dimostra, il maestro ispira…” e lei ci ha ispirato e continuerà a farlo perché, d’altronde, si sa che può educare solo chi sa cosa significhi amare e lei in questo era un vero professionista e questa Chiesa, questi cuori, oggi non sono altro che una prova di tutto l’amore che lei ha saputo donare negli anni e che oggi in riconoscenza verso di lei.

Concludo questa piccola lettera con una frase che mi diceva sempre in tono scherzoso: Matté ti accid a ta.

Arrivederci, professore!

Il suo alunno Matteo Romualdi