Carissimo Benedetto,

ti abbiamo salutato in tanti in una chiesa piena di luci, di musica, canti, gremita di gente di ogni età, ci siamo commossi nel sentire le parole di don Antonio, che ci hanno consegnato il tuo vero ritratto, e quelle bellissime di un tuo alunno che ha saputo cogliere le tue qualità di insegnante appassionato e ricco di umanità.

Ognuno di noi porta con sé il suo personale ricordo . Il mio non è legato solo ad una lunghissima amicizia, durata ben più di mezzo secolo, ma è inscindibile da una stagione della nostra vita, che va dall’adolescenza alla giovinezza e che, attraverso la lente deformante del tempo, ha mantenuto un fascino tutto suo non esente dalla nostalgia. Ci siamo incrociati alle medie, in classi ancora divise in maschi e femmine, per poi ritrovarci al ginnasio sopraffatti dall’ansia generata da professori troppi rigidi e severi, poi al liceo quando abbiamo cominciato a vivere la scuola con più serenità e a condividere la stessa passione per le lettere classiche, quella passione che ci ha fatto incontrare di nuovo all’università, a Bologna.

I ricordi si affollano, i primi anni di insegnamento, pieni di entusiasmo, quando ci confrontavamo sulle nostre lezioni, tu che proponevi ai ragazzi dell’Artistico le tue riflessioni sulla Divina Commedia, talvolta sui canti meno noti, ma non meno belli di quelli proposti e riproposti da tutti. Io che ti chiedevo consigli sulle versioni di latino, cercando insieme a te i testi che potessero meglio coinvolgere i ragazzi e che non fossero solo il banco di prova dell’applicazione di regole grammaticali.

Mi piace accarezzare questi ricordi e, in particolare, i più remoti: le partite a tombola e a carte durante le vacanze di Natale dei nostri sedici anni, i tuoi compleanni, quello ad esempio festeggiato insieme a Civitella, forse per i tuoi 18 anni, la schiva riservatezza della tua adolescenza e l’ironia che è poi esplosa quando ti sei sentito più libero. Ci siamo ritrovati, noi tuoi compagni di scuola, per darti l’ultimo tributo di stima ed affetto e qualcuno è venuto anche da lontano. Ci è sembrato forse di essere tornati più giovani per qualche istante, di ritrovarci nella nostra aula del liceo, insieme, mentre alcuni di noi avevano già dovuto affrontare dure prove, uniti però dal desiderio di entrare davvero nella vita e cercare di realizzare i nostri sogni. Ciao Benedetto, non ti dimenticherò mai.
Maria Gabriella Pompei