Con Benedetto se n’è andato un collega, un insegnante intelligente e colto, un amante e intenditore della musica, ma soprattutto un amico; un amico gentile e disponibile, capace di ascoltare, con cui ci si poteva confrontare sui più svariati argomenti. I problemi della scuola, in particolare la didattica, non sempre ci trovavano d’accordo, ma egli era sempre pronto ad alleggerire gli argomenti più problematici con la sua ironia.
Ci siamo conosciuti all’inizio degli anni ’90 e mi ha subito colpito la sua immensa cultura. Arrivavamo a scuola entrambi presto e aspettando in aula insegnanti che la “campanella” desse inizio alle lezioni, discutevamo soprattutto dell’argomento che ci accomunava ed appassionava: la musica classica. I nostri gusti musicali a volte non coincidevano poiché io preferisco la musica del periodo barocco e romantico mentre Benny propendeva per le “tedescherie” (la musica di autori tedeschi, come viene definita in gergo musicologico) in particolare Wagner e R. Strauss, anche se poi ci trovavamo d’accordo sulle esecuzioni e su molti protagonisti della scena operistica, ed era sempre non solo un piacere ascoltarlo, ma fonte di nuove conoscenze: a volte mi diceva:” ti devo far sentire qualcosa di speciale” oppure “c’è una cosa che devi assolutamente sentire” e il giorno dopo mi portava qualche CD da ascoltare. Ascoltare, perché pensava che la musica si deve ascoltare, per poterne cogliere la bellezza e tutte le sfumature, mentre il video distrae, mettendo in evidenza aspetti esteriori (e – secondo lui – non sempre pertinenti).
Lo incontravo poi nel “Salotto culturale” di cui era assiduo collaboratore. Ricordo di aver ascoltato con interesse, e anche emozione, la lettura dell’Inferno dantesco, da cui traspariva non solo la sua competenza letteraria, ma soprattutto l’amore per il sapere. Ci siamo poi ritrovati a collaborare in una serie di incontri sul mito, quando parlavamo di alcuni miti greci in due momenti diversi, mettendo in evidenza in un caso la valenza filosofica e nell’altro l’aspetto letterario.
Negli ultimi anni della mia attività scolastica ci incontravamo la mattina al bar vicino a Piazza Dante con altri colleghi, considerando il caffè e la chiacchierata un buon auspicio per gli impegni della giornata.