Giulia Paola Di Nicola
Il 15 settembre il presidente Mattarella ha tenuto un sostanzioso discorso all’Assemblea generale della Confindustria. Ci piace raccoglierne ed evidenziarne qualche aspetto.
1. No alla paura: “Se c’è qualcosa che una democrazia non può permettersi è di ispirare i propri comportamenti, quelli delle autorità, quelli dei cittadini, a sentimenti puramente congiunturali. Con il prevalere di inerzia ovvero di impulsi di ansia, di paura”. Occorre evitare l’ossessiva ripetizione di denunce gridate ai quattro venti senza alcuna ricerca di vie alternative e proposte di soluzione, liberandosi dall’impegno di concorrere a costruire. Non contribuisce al bene comune chi cede alla tentazione cinica di cavalcare le paure e alimentarle, contribuendo a bloccare le iniziative e la creatività. Mattarella ha ricordato Einaudi che scriveva: “È necessario che gli italiani non credano di dover la salvezza a nessun altro fuorché se stessi”. Non è possibile assumere decisioni, agire con razionalità e concretezza, progettare il futuro cavalcando le paure. Opportunamente Mattarella ha ricordato Franklin Delano Roosevelt, che nel bel mezzo della crisi del ‘29, inaugurò la sua presidenza dicendo: “la sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa, l’irragionevole e ingiustificato terrore senza nome che paralizza gli sforzi necessari a convertire la ritirata in progresso”. E venne il New Deal
2. Il legame tra economia e democrazia. Il diffuso malcontento verso la democrazia, ritenuta inconcludente, farraginosa, noiosa corre parallelamente e stuzzica la nostalgia di sistemi decisionali più efficaci e preferisce il dirigismo economico e il protezionismo. Mattarella ricorda Carlo Cattaneo che nel 1864 ammoniva: “Prima di ogni lavoro, prima di ogni capitale, quando le cose sono ancora non curate e ignote in seno alla natura, è l’intelligenza che comincia l’opera e imprime in esse, per la prima volta il carattere della ricchezza”. Cita anche un altro grande italiano, non sempre valorizzato come si dovrebbe, Antonio Genovesi e il suo ideale di “economia civile”. Una buona economia contribuisce ad una sana democrazia la quale si nutre del “capitale sociale” indispensabile terreno di coltura di una buona alla politica e una sana economia.
Le aziende sono al centro di un sistema di valori che non possono essere ridotti alla sola dimensione economica. Confrontandosi in una corretta concorrenza all’interno di un mercato libero, esse sono veicoli “di crescita, di innovazione, di formazione, di cultura, di integrazione”.
3. Una democrazia evita la concentrazione del potere, il che vale per le istituzioni politiche e per le imprese. La creatività delle imprese è garantita dalla Costituzione, ma c’è molto da fare per dare concretezza ai suoi principi: quale libertà effettiva se i poteri pubblici non assicurano qualità nei servizi, chiarezza del sistema normativo, lotta alla criminalità, efficacia sanzionatoria verso comportamenti ?