Inflessibili come il commissario Basettoni della polizia di Topolinia: sono i Vigili pistoleri del Consorzio dei Comuni Montani dei Monti Azzurri di S.Ginesio (MC), formazione armata denominata Colonna blu (la Fata Turchina potrebbe completare la scala cromatica).
Ingaggiati dai sonnolenti paesoni del territorio che li richiedono, a Ripatransone si materializzano la domenica mattina ore 10 sulla piazza principale, davanti alla Cattedrale.
Beretta semiautomatica calibro 9 penzolante al fianco, cinturone con 2 caricatori e bombola spray di chissaché (sciabola e fucile restano a casa, sono per le grandi occasioni come da loro statuto: leggerlo per credere), spettacolare divisa “tremendamente bella” taglia XXL provvisoriamente mancante solo di corpetto antiproiettile.
Parcheggiano dove non si può ma loro possono, spostano transenne che hanno visto giorni migliori, brandiscono il blocco delle multe – modernariato post-bellico (un tablet per velocizzare, no, eh?) – e dopo una sosta al bar per le naturali necessità (vengono da lontano) giù a redigere multe complicate come i trattati di Versailles e Trianon.
Multe a strascico, nessuna pietà: una (piccola) ecatombe signori miei, una (piccola) strage settimanale.
I bravi ripani sono sull’orlo di una crisi di nervi: si guardano, s’interrogano, brontolano e bofonchiano, chi fa in tempo si ripiglia la macchina e scappa.
La tensione è palpabile, serpeggia nei bar e nel vicolo più stretto d’Italia, forse si rischia un’escalation alla francese…
Senonchè: vuole il caso che nessuno dei bravi ripani oggi feriti nell’orgoglio e nel portafoglio abbia mosso muscolo o alzato sopracciglio quando – ormai da circa un anno – sono comparse in paese queste surreali guardie armate da paese sudamericano – ma pure nord americano – domenica dopo domenica. Con la benedizione – e figurati – del sindaco vecchio e nuovo/vecchio e dell’amministrazione vecchia e nuova/vecchia.
Finchè non sono cominciate a fioccar multe – giuste – per i veniali divieti di sosta o di transito, nessuno – non i ripani, non il parroco ora in pena per le sue pecorelle, non l’opposizione (si fa per dire) comunale – han trovato da ridire sulla scelta di ospitare nel proprio paese addormentato, provenienti da Comuni anche lontani, vigili urbani armati a pagamento.
A nessuno tra costoro è apparso evidente, va da sé, il deficit di civiltà insito nella scelta di armare i vigili urbani (i quali ben altri compiti e obblighi hanno nei confronti dei cittadini che essere potenziali sparatori); nel recepire localmente le stesse logiche securitarie, muscolari, reazionarie che animano le politiche nazionali (non solo italiche: la Francia insegna, coi suoi poliziotti-Rambo dal grilletto facile, applauditi incoraggiati e sostenuti dai propri sindacati fascistoidi).
Logiche per le quali dai grotteschi gruppi di “Controllo di vicinato” (sic) – sinonimo di Ronde cittadine – istituiti da quasi tutti i Comuni del territorio (con sinistri echi di orwelliana Psicopolizia e di spioni della DDR) si passa per naturale estensione ad armare i propri vigili urbani, o ad affittarne, impazienti di armare al più presto i propri.
È perché al pensiero si è rinunciato da tempo, che si preferisce ignorare quanto invece le piccole realtà locali potrebbero segnare il cambiamento, essere d’esempio e fare la differenza, anziché appiattirsi sul pensiero unico nazionale (e anche sovranazionale): quello che plaude alle scelte forzute arcigne disumananti di una nazione che non sa più ritrovare sé stessa e il proprio originario umanesimo.
Si stenta a credere che cittadini, istituzioni, chiesa, associazioni ecc. non si sentano offesi da scelte di così bassa lega; che non abbiano fiatato finchè non si sono sentiti minacciati nella propria saccoccia.
Eppure non occorre il genio per capire che mandare in giro gente armata è l’esatta antitesi di quella sicurezza che si vuol difendere; che ciascuno di noi dovrà sentirsi meno sicuro quanti più pistoleri autorizzati entreranno nella nostra quotidianità; che queste derive securitarie sono le stesse che ispirano gli (applauditi) inseguimenti in auto di ladruncoli, stile Far West, da parte dei “tutori dell’ordine” in mezzo al traffico e alla gente indifesa: è cronaca frequente e a volte – come di recente – ci scappa il morto, che non c’entra.
È così che avanziamo ogni giorno un po’ di più nella barbarie. Perché da tempo abdicammo alla ragione, accettando silenti che in nostro nome e sempre più la forza sedesse al posto dei diritti.