Amarcord

Volendo per quanto possibile sorridere con il nostro dialetto, dai cassetti della memoria emerge qualche parola ormai desueta: mangiòla o mangiuletta, per esempio.

Si tratta ovviamente del corrispettivo dell’italiano manina o manuccia (piccola mano). Trae origine dal latino manciola, diminutivo di manus, con analogo significato (traggo dal Dizionario etimologico dei dialetti italiani di Manlio Cortelazzo e Carla Marcato).

Io al termine italiano preferisco il dialettale, con il suo contenuto denso di tenerezza. Molti forse ricordano la sensazione di sicurezza ed amore provata nell’essere da bambini tenuti per mano e, in seguito, il medesimo sentimento nello stringere la mangiuletta dei figli e – per me, adesso, e per i miei coetanei – dei nipotini.

La parola ha ispirato anche fitònimi, come le mangiole della Madonna, che in alcuni paesi abruzzesi sono i fiori del caprifoglio. Infine, il termine ha dato origine anche a cognomi: ho avuto due amici di cognome Mangiòla, il minore mio compagno di scuola alle elementari.

Un’altra parola è il teramanissimo mammoccio, che significa bambino, talvolta pacioccone ed un po’ cicciottello. In pratica, il corrispettivo dell’italiano bamboccio. E’ parola di origine onomatopeica – come bambino, naturalmente – e viene usata, per quanto mi consta, solo nel capoluogo.

Anche qui troviamo attinenza con il lessico popolare. A Civitella del Tronto, infatti, esiste il soprannome Mamozio, analogo al termine precitato, che distingue una famiglia operante nel settore della ristorazione sin dagli ultimi decenni del 1800.

Concludendo, un vocabolo probabilmente ancora ben conosciuto è lu crispignë o anche scrëppígnë, (dal latino crispus), la gustosa cicerbita selvatica (sonchus asper), che si può gustare sia cruda che cotta.