Femministe anti-Roccella

In gioco democrazia e Costituzione

Il 20.5.2023 è un giorno da ricordare: all’Arena Piemonte  del salone di Torino, si è verificato un caos che ha fatto saltare la programmata presentazione del volume Una famiglia radicale, edito da Rubbettino e scritto dalla ministra per le Pari opportunità, la famiglia e la natalità, Eugenia Roccella. Davvero un brutto segnale. Infatti un gruppo di una trentina di manifestanti (Extinction Rebellion, Comitato Essenon, femministe di ‘Non una di meno’, Fridays For Future ed Ecologia) seduti per terra nella sala ha cominciato a urlare slogan, alzare striscioni, il che attiene alla legittima contestazione, ma il fatto è che si è resa impossibile la presentazione del libro. La ministra, che date le sue scelte di stampo cattolico (dopo la palese militanza radicale e femminista) non è nuova alle contestazioni, ha cercato di prendere la cosa per il verso giusto, invitando i manifestanti sul palco per un confronto pubblico sui motivi della  protesta. Di più, ha chiesto alla polizia di non allontanare nessuno: “Non potrei accettarlo perché io ho un passato in cui venivo portata via ai sit-in e non voglio che questo succeda“. Un’attivista si è avvicinata al tavolo dei relatori e ha letto un comunicato contro le posizioni della ministra su temi come l’aborto e l’utero in affitto e ha denunciato la presunta ‘indifferenza’ del governo alla crisi climatica. La Digos di Torino, prontamente intervenuta, ha identificato e denunciato 29 attivisti seduti tra il pubblico, prevalentemente donne, accusati di violenza privata.

Dopo il comunicato dell’attivista, la ministra ha risposto: “Volevo un dialogo, tu hai fatto solo un intervento” e rivolgendosi ai manifestanti: “Lottate contro l’utero in affitto insieme a noi, contro la mercificazione del corpo delle donne, lottate contro un mercato razzista, dove i figli delle donne nere costano meno di quelle bianche“. Alcuni spettatori intanto hanno fischiato i manifestanti chiedendo di riprendere l’incontro a cui volevano assistere. Niente da fare. Dopo un’ora di blocco, Roccella ha chiesto di intervenire al direttore del Salone del Libro Nicola Lagioia, il quale ci ha provato: «Il Salone è un luogo democratico e della democrazia fa parte anche la contestazione. La vostra è una contestazione legittima, pacifica, perché non trasformarla in un dialogo?». L’appello però non è stato accolto. Lagioia ha lasciato lo stand e Roccella ha commentato: «Di fronte a un’aggressione subita e al mio invito al dialogo, il direttore del Salone non solo non trova il modo di dire che è poco democratico impedire agli altri di parlare, ma addirittura attacca coloro ai quali è stato impedito di esprimersi». A sua volta Lagioia su Facebook: «In democrazia le contestazioni sono legittime, purché non violente. Ho invitato chi contestava a dialogare con il ministro. Una deputata di Fratelli d’Italia, Augusta Montaruli, ha cominciato ad aggredirmi verbalmente. A quel punto sono sceso dal palco». La situazione si è sbloccata dopo due ore, quando la Roccella ha lasciato il palco: «Per motivi di democrazia a voi sconosciuti lascio il palco ai ragazzi di Casa Ugi». In serata ha aggiunto: «Mi addolora che donne abbiano impedito ad altre donne di parlare».

Fin qui l’accaduto. Ci si sarebbe aspettati solidarietà alla Roccella, al posto della solita contrapposizione. Unanimi maggioranza (per il ministro Sangiuliano «Non permettere a un autore di presentare il suo libro è un atto antidemocratico e illiberale») e associazioni come “Ditelo sui tetti” («Chi teme un dialogo che cerca la ragionevolezza per l’umano usa la prepotenza e desidera l’omologazione della società»). Per Giorgia Meloni: «Quanto accaduto è inaccettabile e fuori da ogni logica democratica. Altrettanto inaccettabile è l’operazione dei soliti noti di capovolgere i fatti, distorcendo la realtà e giustificando il tentativo di impedire a un ministro della Repubblica di esprimere le proprie opinioni. Come al solito chi pretende di darci lezioni di democrazia non ne conosce le regole basilari».

L’editore del libro e organizzatore dell’evento, Florindo Rubbettino, ha amaramente commentato: “Un’occasione di dibattito sprecata. Non è un bel segnale per la democrazia. Il libro di Eugenia Roccella è anche il racconto di una vita spesa per i diritti civili, delle donne e per la libertà. Le è stato impedito di parlare nonostante lei abbia dato una lezione di stile facendo parlare i contestatori”.  Anche Renzi e Calenda hanno condannato la contestazione antidemocratica. Ma per la segretaria del Pd Elly Schlein (su ‘In Onda’) ‘autoritaria’ è chi non ha potuto parlare: “In una democrazia si deve mettere in conto che ci sia il dissenso. Noi siamo per il confronto duro, acceso ma è surreale il problema che ha questo governo con ogni forma di dissenso. È surreale che ministri e deputati si siano messi ad attaccare Nicola Lagioia. Non so come si chiama la forma di un governo che attacca le opposizioni e gli intellettuali ma quantomeno mi sembra autoritaria.” Per Roberto Saviano la Roccella «è venuta a provocare».

È una provocazione esprimere le proprie idee, che siano o meno condivisibili? Il punto non è la contestazione delle idee, ma l’impedimento al confronto. A noi questo rifiuto a priori di un dialogo aperto e rispettoso appare una intolleranza anacronistica, concentrata sull’obiettivo di zittire l’altro. Ray Bradbury troverebbe tutto ciò tipico del potere dispotico che teme la libera espressione delle idee cercando di ridurre in cenere il relativo caposaldo simbolico: i libri (Fahrenheit 451). Non a caso tutto si è svolto proprio nella principale fiera italiana del libro, impareggiabile forma di espressione del pensiero creativo.

Qui non è in gioco solo la Roccella e neanche il governo Meloni. Sono la democrazia e la Costituzione che vengono bypassate: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’’ (Art. 21). Infatti non c’è democrazia senza «parti», portatrici di opposte visioni del «bene della patria», per riprendere Cesare Balbo. Non intendiamo sostenere che la tolleranza deve essere assoluta, giacché non si può accettare per esempio la propaganda delle idee razziste o di sterminio. Vi è un “minimo etico” da rispettare per evitare una neutralità mortifera. Neanche si può pretendere come auspica la inflazionata frase falsamente attribuita a Voltaire («Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire»), in realtà di Evelyn Beatrice Hall (in The Friends of Voltaire, 1906) che si dia la vita  per difendere il diritto alla libera espressione del pensiero, ma occorre fissare un limite alla legittima contrapposizione: rispetto della persona e ascolto prima di contrapporsi.

La postura illiberale dei giovani anti-Roccella dimostra che:

  • la democrazia è un bene da continuare a difendere sempre, anche quando sembra assodata
  • purtroppo per la qualità della nostra democrazia, l’opposizione è ancora troppo ideologica e pregiudiziale, alternativamente da destra e da sinistra
  • non è opportuno incitare i meno attrezzati culturalmente e in specie i giovani – che si tratti di aborto, di costi degli affitti o delle ormai spente sardine – allo scontro pregiudiziale e immediato, a danno del faticoso apprendimento del metodo democratico  
  • purtroppo non è più il caso di parlare di sorellanza delle donne, perché la realtà dimostra che lo schieramento ideologico sovrasta l’appartenenza di genere
  • i gesti di intolleranza antidemocratica non giovano ai partiti, anzi rimbalzano su chi li compie