Quell’intervista a Castelbasso con un personaggio dal fascino intramontabile.
Catherine Spaak (1945- 2022) ci piace ricordarla nella cornice medioevale di Castelbasso, piccolo borgo teramano restituito alla vita dal Progetto cultura di Osvaldo Menegaz. Quella sera di mezza estate arrivò in Abruzzo per raccontare Edith Piaf, artista dalla vita infelice e tormentata, grande interprete di canzoni indimenticabili. Attrice, giornalista, autrice di libri e regina dei salotti televisivi, soprattutto sogno erotico degli italiani negli anni d’oro del boom e del film di Luciano Salce La voglia matta con un intraprendente Ugo Tognazzi, Catherine Spaak non era più la seducente ninfetta che fu. Era una matura signora che non aveva perso fascino e bellezza. Al pubblico di Castelbasso raccontò Edith Piaf, grande interprete della canzone francese, personaggio mitico per i grandi successi artistici, pari forse ai dolori e alle avversità di una vita straordinaria quanto sfortunata.
La mia prima domanda fu : Ci sono analogie tra la sua vita e quella di Edith Piaf?
- -No, assolutamente, non c’entro niente io. Storie parallele perché sono tre testi che ho scritto: su Cocteau, sulla Piaf e su Coco Chanel. E questo perché tutti e tre si sono conosciuti. Edith era molto amico di Cocteau fino alla fine, tant’è che poco dopo la morte della Piaf è morto anche lui, scrivendo un articolo su Edith. La stessa Chanel, amica di entrambi, pagò le cure di disintossicazione dall’oppio di Cocteau. –
La grande vedette francese ha iniziato da una famiglia poverissima, lei da una ricca e potente. Per fare strada nello spettacolo conta più la spinta del bisogno o della ricchezza? - – Non avevo una famiglia ricca e potente. All’epoca, mio zio che era Primo Ministro del Belgio, faceva la politica come si dovrebbe fare: con estremo rigore, con grande pulizia, con grande etica. Quando è andato in pensione ha dovuto trovarsi un lavoro in una compagnia di telefoni per poter integrare la sua pensione. Quindi direi che la mia è più una famiglia di ‘testa’, di pensiero. Mio padre era sceneggiatore, scrittore e quindi vengo da una famiglia benestante, non c’è dubbio, non ho mai patito la fame, ma anche da una famiglia che aveva delle idee, quindi anche una cultura. E poi ho avuto la fortuna di conoscere queste persone. Cocteau l’ho visto quando ero molto piccola. Per quanto mi riguarda, i tempi sono molto cambiati. Oggigiorno, per esempio, io non trovo spazio in televisione. Quindi, probabilmente, ho fatto male i miei conti. Però non mi pento, perché continuo a fare ciò che amo, con passione, e questo mi dà una grande soddisfazione. –
Cosa rimpiange di più, il cinema o la televisione?
- – Io sono come la Piaf, non rimpiango niente.-
Cosa resta, secondo lei, di Edith Piaf, oggi?
- -Resta la memoria, che va conservata, raccontata. E questo mi dà una grande gioia poter farla conoscere in meglio, perché non si conoscono molte cose di lei. Si conoscono le canzoni, però è bello tradurre i testi che sono bellissimi. Ho questa donna nel cuore, la amo e, credo di riuscirci, voglio farla amare anche da tutte le persone che vengono a sentire questo lavoro. E’ una grande soddisfazione. –
Davvero Edith Piaf non aveva rimpianti?
- -Credo che ne avesse, anche se lo nascondeva. Era una donna estremamente orgogliosa. Io ho la fortuna di essere una donna forte, cosa che non era Edith. Lo era nel suo lavoro, ma nella vita privata era fragile. Aveva bisogno di essere amata e del consenso, non le bastavano l’amore e il favore del pubblico. Aveva bisogni di abbracci, di sentirsi qualcuno vicino. Io sono una persona serena, non bevo, non so cos’è la droga. La comprendo, penso ad altri cantanti, la vita con lei è stata severa, dura. Erano persone che non avevano una forza interiore, probabilmente, una fede come io ho. La differenza è proprio quella.-
In un’intervista ha detto di essere presuntuosa. Conferma?
- -Sì. Credo che alla mia ‘tenera’ età, con la mia esperienza e di lavoro e di vita, posso dire di essere una persona che ha dei valori, un pensiero, e in questo sono presuntuosa. Ma io credo di meritarmelo e quindi lo dico senza pudore.-
Ha scritto quattro libri, ma nessun critico ne ha recensito uno.
- -Non è vero, non è così…L’ultimo libro che ho scritto ha vinto un premio letterario a Verona, come miglior romanzo d’amore, quindi qualcuno l’avrà letto. Sì, sono stata un po’ snobbata, perché quando un’attrice scrive un libro o è una stupidaggine o è un libro di cucina. Nel mio caso avevo scritto qualcos’altro.-
Il quinto libro uscirà?
- -Ho scritto diverse cose ultimamente, anche un testo teatrale che non è mai stato messo in scena. Ho anche un bel format televisivo che spero di poter portare di nuovo in televisione.-
Il commento della serata a Castelbasso.
- -E’ un posto meraviglioso. Un po’ freddo, però, peccato.-
Il pubblico no.
- – Il pubblico è stato meraviglioso, come ieri sera. Ero a Biella, lì non era freddo, ma c’erano le zanzare. Anche lì il pubblico è stato meraviglioso e questo è un regalo che ci facciamo reciprocamente.-
L’intervista finì qui. Catherine, circondata dal suo pubblico, distribuì autografi e regalò sorrisi. Inconfondibili. Come la sua classe, che non invecchiava mai.