La fiera della fertilità «Wish for a baby» ha chiuso i battenti domenica pomeriggio 21 maggio a Milano, dopo una due giorni riempita da 500 visitatori, aspiranti genitori, in coppia, accompagnati dal partner, dalla mamma, da un amico o da soli. Il carnet delle cliniche straniere offre agli aspiranti genitori le diverse tecniche di Pma (procreazione medicalmente assistita), la Fivet (fecondazione in vitro) « con gameti, ovuli o spermatozoi donati», il «trasferimento di embrioni e materiale genetico all’interno e all’esterno dell’Ue», il supporto di alcune tra le più grandi banche dati del mondo per ovuli e semi. C’è un principio che guida la fiera: «Diventare genitori è un diritto, e non solo un desiderio». «Venite a partecipare alla celebrazione di una nuova vita!», recita il portale. Tuttavia, alla fiera c’erano più giornalisti, contestatori e standisti che utenti. Erano ammessi solo visitatori iscritti, con un documento d’identità con foto e il badge consegnato all’ingresso da non consegnare a nessuno, pena l’espulsione. Le borse sono state controllate. Nessun visitatore o membro della stampa è stato autorizzato a scattare fotografie o a effettuare qualsiasi forma di registrazione (audio o video) durante l’evento.
Tra i curatori e gli sponsor dell’edizione milanese figurano l’agenzia inglese Five Senses Media (quella dello show sulla surrogata a Berlino), nonché la community Babble o le cliniche del Gruppo Garavelas, che devono la loro notorietà proprio all’utero in affitto. Si favoriscono incontri con operatori internazionali occhieggiando alla possibilità di fare all’estero ciò che in Italia è vietato dalla legge. Non a caso alla richiesta di informazioni sulla maternità surrogata si risponde: “Non ci saranno informazioni sulla surrogata perché è proibita in Italia. In ogni caso si possono avere informazioni nei nostri show tedeschi”»
Inevitabile la marea di polemiche: «Fanno propaganda sull’utero in affitto», accusano da Fratelli d’Italia, dopo un blitz che nel primo giorno di apertura delle kermesse, negli spazi di via Mecenate, è arrivato fino allo stand della Cryos, banca del seme danese, che offre servizi agli aspiranti genitori.
Di fatto per un incalcolabile numero di commentatori e di cittadini italiani si tratta di un mercatino di bambini travestito da fiera sulla procreazione medicalmente assistita. Proprio come a Parigi, dove la fiera “Desir d’enfant” promossa come «evento informativo e non commerciale», e dunque presentata come un servizio di informazioni e rimedi sui problemi della fertilità e della infertilità, aveva proposto ai parigini pacchetti a partire da 49mila fino a oltre 100 mila euro, per portare a casa «bambini geneticamente sani», nonché gameti, spermatozoi, ovociti di qualità. Inevitabile, come in ogni mercato, la possibilità di scegliere il prodotto e dunque selezionare provenienza, salute, sesso, fino al colore dei capelli e degli occhi.
Per l’Italia già Avvenire aveva denunciato l’arrivo di “Un sogno chiamato bebè”, versione italiana della fiera parigina. Il ministro del tempo Speranza e il sindaco Beppe Sala erano stati sommersi da interrogazioni, mozioni e petizioni bipartisan che chiedevano di rendere la città indisponibile a quella che si prevedeva essere una fiera dell’umano, comprensiva dell’utero in affitto, il quale è in Italia reato ai sensi della legge 40/2004 che non solo vieta e sanziona la gestazione per altri, ma ne punisce anche la propaganda. La legge viene aggirata usando un linguaggio più accettabile, che non chiama le cose col loro nome.
Alla rivista Tempi la consigliera comunale a Milano Deborah Giovanati (Lega), unitamente alla collega Roberta Osculati (PD), vicepresidente del Consiglio, ha depositato una mozione «che invita l’amministrazione a fare chiarezza sulla manifestazione e ad attivarsi con la questura e le forze dell’ordine per evitare che venga pubblicizzata la maternità surrogata, in palese violazione della legge italiana». Si tratta dell’ennesimo intervento dopo l’interrogazione urgente presentata al sindaco e all’assessore alla Parità del Comune di Milano oltre un anno fa: «Il tema è reale e divide anche a sinistra, dove in primis le femministe radicali chiedono il rispetto della legge 40 e di numerose sentenze della Cassazione che Beppe Sala, dal palco del Pride, ha promesso di disattendere».
Le referenti di Cryos rimandano a internet, dove, previo account è possibile accedere ai profili dei donatori, studenti, uomini d’affari, appassionati di musica e sport. Soprattutto tutti: «mentalmente stabili, fisicamente sani» e con «un seme di alta qualità» garantito dalle certificazioni del caso. Il profilo “base” offre informazioni su etnia, altezza e peso, colore di pelle, occhi e capelli, titolo di studio e storia medica. Il profilo “esteso” promette di indicare anche importanti dati sul numero del piede, il colore di barba e sopracciglia, il tipo di capelli e soprattutto consente di «vedere le foto del donatore da bambino, osservare la sua calligrafia, ascoltare una registrazione della sua voce, scoprire il suo quoziente intellettivo, il suo albero genealogico».
Impossibile sfuggire -per tempi che non si prevedono brevi – alla annosa contrapposizione tra mondo cattolico e laico, tra cosiddetti ‘conservatori’ e ‘progressisti’, tra partiti più concentrati sul difendere le proprie opinioni che su ciò che è bene fare.
Il tempo è favorevole ad un tale mercato, dato che il paese è in piena emergenza demografica e plaude ad ogni evento che celebra e sostiene la natalità legittimando sempre e comunque il desiderio di genitorialità. La fiera raccoglie l’onda del desiderio e la traduce in una classica fiera commerciale tutta centrata su materiali e corredi genetici, brand, brevetti, contratti attorno ad un prodotto di eccellenza: il bambino. Di fatto gli imprenditori hanno fiutato la possibilità di fare profitto sull’infertilità: la maternità viene staccata dalla donna e poggiata sulla scienza e sulla logica del mercato. Il punto si chiama mercato, business, sfruttamento, o se si vuole, sapere è potere.
È questa la strada verso cui orientare le coppie che aspirano alla genitorialità, a curare l’infertilità, a potersi dedicare ad un bimbo?
A.D.
Liberamente tratto dai seguenti siti
https://www.tempi.it/wish-for-a-baby-milano-fiera-surrogata/ e da https://www.tempi.it/la-fiera-dove-si-sognano-bambini-perfetti-e-un-incubo/ https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/23_maggio_22/milano-la-fiera- della-fertilita-chiude-con-500-ospiti-tra-coppie-e-single-il-prossimo-anno-la- seconda-edizione-5de18500-42d1-4694-a27d-9a0164a5fxlk.shtml