UNA SOCIETA’ CON I TEMPI AL FEMMINILE
Anna Colaiacovo e Luigi Collevecchio, Diogene Multimedia, Bologna, 2021 (seconda edizione ampliata)
Il sottotitolo del saggio, Una società con i tempi al femminile, ci indica la prospettiva in cui lo sguardo socio-filosofico si colloca, nella disamina storica della posizione delle donne nel mondo del lavoro, dal passato al presente fino ad una possibile ipotesi di un futuro sostenibile. Aggettivo molto caro oggi in tutti i settori e forse abusato, quando alle buone intenzioni non corrisponda una fattiva volontà politica di cambiamento.
Un saggio storico-filosofico e socio-economico denso di temi su cui riflettere, ricco di referenti culturali di vario tipo frutto di un’ampia documentazione che ha richiesto qualche anno di ricerca, scritto a 4 mani da Anna Colaiacovo e Luigi Collevecchio per un gran numero di capitoli dell’opera, di cui alcune parti sono state invece curate individualmente.
Edito nel dicembre 2019, ha ricevuto nel 2020 una menzione speciale al premio di saggistica Città delle rose e il terzo premio per la saggistica al Premio Letterario Internazionale Ut pictura poesis proprio per la ricchezza della documentazione e dei temi trattati con uno stile chiaro e con argomentazioni rigorose, ampliate fra l’altro nella seconda edizione del novembre 2021. Il lavoro indica anche la direzione da intrapendere per il futuro, suggerita già nella prefazione, curata dagli stessi coautori: Insieme uomini e donne devono ripensare l’organizzazione della società. Devono superare strutture consolidate dei tempi della vita e modelli di lavoro fondati su una crescita continua della produttività e su un individualismo esasperato che toglie tempo alla sfera degli affetti e al rapporto con i figli.
Non più dunque l’un contro l’altro armato uomo e donna, come la lotta femminista più radicale nel passato suggeriva anzi imponeva, bensì uniti come compagni solidali in un percorso volto a combattere non solo le discriminazioni di genere ma anche le disuguaglianze di retribuzione a parità di lavoro, o addirittura la mancata monetizzazione per le ore dedicate alla cura di figli e persone deboli della famiglia, quando questo impegno dovesse essere così totale da impedire l’assunzione di un incarico extradomestico. Un cammino di collaborazione che per la verità i giovani da tempo stanno percorrendo, condividendo le fatiche quotidiane senza i pregiudizi patriarcali che in alcune sacche della società purtroppo persistono e hanno dato luogo a neologismi come il mammo o alla difficoltà di un nuovo lessico declinato al femminile per le professioni prestigiose e apicali. Una metamorfosi che va di pari passo con il mutare della preparazione culturale e della sensibilità nei confronti dei temi più cogenti per il futuro delle nuove generazioni come quello ambientale e del cambiamento climatico.
Si è presa sempre più coscienza della fragilità del nostro territorio soggetto a dissesto idrogeologico, e addirittura di quella del nostro pianeta a rischio estinzione. Il consumo del suolo, la deforestazione massicia, la diminuzione di precipitazioni, l’inquinamento dell’aria e delle acque impongono un cambiamento anche di scelte politiche globali, non limitate ad un solo paese o a pochi, perciò difficili, lente, se non impossibili in quanto ostacolate dai paesi del nord del mondo, la cui economia si basa sul consumo continuo e progressivo. E comporterebbero un’inversione di rotta, una vera rivoluzione di scelte strategiche, in definitiva la messa in crisi del dogma liberista – osservano gli autori – Un dogma, diffuso in larga parte del pianeta, che ha ridotto la politica ad ancella dell’economia, poichè si basa sul principio che tutto in natura possa essere capitalizzato e sulla convinzione che tutti i problemi sociali possano trovare soluzione con la libera concorrenza.
Ma torniamo dai problemi del macrocosmo a quelli del microcosmo di casa nostra, dove la crisi economica e sociale è aggravata dalla denatalità ormai preoccupante e dall’invecchiamento crescente della popolazione, che mettono in crisi il sistema pensionistico ma anche quello del lavoro futuro, già carente per chiusura o dislocazione di aziende e per la massiccia emigrazione giovanile. Il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si pone e pone a noi un problema su cui riflettere: Se a partire sono soprattutto i giovani, dovremmo aprire un’adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili oppurtunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere in Italia”.
E’ ovvio che è necessaria la volontà dei politici di operare delle scelte per favorire il lavoro dei giovani e delle famiglie in genere, e anche qui gli autori suggeriscono la via da intraprendere : combattere il precariato, incrementare le strutture pubbliche degli asili nido, imporre un salario minimo che consenta a tutti di vivere dignitosamente, lavorare meno e lavorare tutti, che è diventato ormai un mantra. Una strada che permetterebbe anche a tutte le donne di inserirsi nel mondo del lavoro con l’uguaglianza effettiva, che spesso rimane solo sulla carta e non si concretizza nella realtà. Un maggiore supporto per i figli e un lavoro stabile per entrambi i genitori aumenterebbero anche la natalità e restituirebbero il tempo necessario per la cura degli altri e di se stessi. E con la pandemia, esplosa dopo la prima edizione, e ora con la guerra in Europa, esplosa dopo la seconda, mi pare indispensabile la collaborazione uomo-donna in famiglia e in società, auspicata dai coautori dell’opera e ribadita in un exergo al settimo capitolo, con la citazione di Simone De Beauvoir: ...hanno uno stesso essenziale bisogno l’uno dell’altro; e possono trarre dalla loro ibertà la stessa gloria; se sapessero goderne non sarebbero più tentati di disputarsi falsi privilegi; e la fraternità potrebbe nascere tra loro.