Vorrei dedicare questo editoriale al sofferto lamento di Papa Francesco, poco citato
dai media ufficiali, in questo periodo pasquale, colpito dalle tante piaghe del mondo che ci circonda.
Riporto alcune citazioni liberamente tratte dai suoi accorati discorsi:
In noi si addensano pensieri cupi e sentimenti di frustrazione: perché tanta
indifferenza verso Dio? È curioso, questo: perché tanta indifferenza verso Dio?
Perché tanto male nel mondo? Perché le disuguaglianze continuano a crescere e la
sospirata pace non arriva? Perché siamo attaccati così alla guerra, al farsi del male
l’uno all’altro?. Così Papa Francesco, nell’udienza generale di mercoledì 6 aprile ha
proseguito: Quanta gente triste … Quanti sguardi tristi! Gente triste, gente che parla
con sé stessa, gente che cammina soltanto con il telefonino, ma senza pace, senza
speranza. E dov’è la tua speranza, oggi? Ci vuole un po’ di speranza per essere guariti
dalla tristezza di cui siamo malati, per essere guariti dall’amarezza con cui
inquiniamo la Chiesa e il mondo.
Troppe le vittime dei crimini di guerra, continua Francesco circondato
dall’abbraccio di 45mila fedeli: In questa Santa Settimana della passione di Cristo,
commemorando la sua morte ingiusta, ricordo in modo particolare tutte le vittime dei
crimini di guerra e, mentre invito a pregare per loro, eleviamo una supplica a Dio
affinché i cuori di tutti si convertano. E guardando Maria, la Madonna, davanti alla
Croce il mio pensiero va alle mamme: alle mamme dei soldati ucraini e russi che
sono caduti nella guerra. Sono mamme di figli morti. Preghiamo per queste
mamme…Dio aiuta l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace, ed effondi la
luce pasquale sul popolo russo. Conforta i feriti e quanti hanno perso i propri cari a
causa della guerra e fa’ che i prigionieri possano tornare sani e salvi alle loro famiglie.
Apri i cuori dell’intera comunità internazionale perché si adoperi a porre fine a questa
guerra e a tutti i conflitti che insanguinano il mondo.
Altri pensieri solidalmente solleciti vanno:
- alla Terra Santa Ti affidiamo, Signore, la città di Gerusalemme, prima testimone
della tua risurrezione. Manifesto viva preoccupazione per gli attacchi di questi ultimi
giorni che minacciano l’auspicato clima di fiducia e di rispetto reciproco, necessario per
riprendere il dialogo tra Israeliani e Palestinesi, così che la pace regni nella Città Santa e
in tutta la regione, - al Libano, perché superi le divisioni,
- ai martoriati Rohingya del Myanmar,
- alla Siria, devastata con la Turchia dal terremoto,
- alla popolazione tribolata di Haiti, al Nicaragua e all’Eritrea, dove alle persone
è impedito di professare la propria fede liberamente, - ai rifugiati, deportati, prigionieri politici,
- ai migranti, specialmente i più vulnerabili
- a tutti coloro che soffrono la fame, la povertà e i nefasti effetti del narcotraffico,
della tratta di persone e di ogni forma di schiavitù…
Non è sempre facile credere, specialmente quando, come nel caso di Tommaso, si ha patito una grande delusione. Dopo una grande delusione è difficile credere. Ha seguito Gesù per anni, correndo rischi e sopportando disagi, ma il Maestro è stato messo in croce come un delinquente e nessuno lo ha liberato, nessuno ha fatto niente! È morto e tutti hanno paura. Come fidarsi ancora? Come fidarsi della notizia che dice che è vivo? Il dubbio era dentro di lui. Tommaso, però, dimostra di avere del coraggio: mentre gli altri sono chiusi nel cenacolo per la paura, lui esce, col rischio che qualcuno possa riconoscerlo, denunciarlo e arrestarlo.
- L’impotenza di fronte al male, gli inascoltati e ripetuti appelli si trasformano in
preghiera: Ispira, Signore, i responsabili delle nazioni, perché nessun uomo o donna sia discriminato e calpestato nella sua dignità; perché nel pieno rispetto dei diritti umani e della democrazia si risanino queste piaghe sociali, si cerchi sempre e solo il bene comune dei cittadini, si garantisca la sicurezza e le condizioni necessarie per il dialogo e la convivenza pacifica.