Parlare di silenzio per il nostro tempo così spettacolare e pervaso dall’ansia di esserci, sul palcoscenico materiale o telematico sempre e comunque, con l’immagine e con la parola, sembra quasi un contrasto radicale eppure anche nel fragore spesso scomposto della comunicazione attuale si muovono o si nascondono tante possibilità di silenzi positivi e d’altro canto agiscono dannosi tanti silenzi negativi come il silenzio dell’incapacità, dell’egoismo o della mancanza di coraggio di parecchi fra quelli che possiedono e gestiscono il potere o il silenzio atonico dell’abbandono alla sfiducia o anche di tanti che lo subiscono o ancora, in maniera più fraudolenta e negativa, il silenzio omertoso di chi partecipa alla costruzione del male o si rinchiude tra le sbarre del privato egoismo. Eppure sta anche nell’ alternanza di parole e di silenzi la nostra mirabile medietà fra cielo e terra già riconosciuta nel lontano quattrocento dal prestigioso intellettuale rinascimentale Pico della Mirandola. Ed è solo con l’ amoroso piegarci sull’atto del tacere e su chi tace che possiamo intrecciare quel dialogo umano che tra parole e silenzi disegna la storia viva dell’uomo nell’universo.
Ma per coltivare questa capacità umana abbiamo bisogno di esplorare le multiformi motivazioni e modalità del silenzio: l’assolutezza mirabile del silenzio che nasce dalla contemplazione,un’emozione che si abbatte luminosa sulla nostra interiorità,il silenzio paziente del rispetto che aspetta il faticoso fiorire della parola altrui, il silenzio stravolto davanti a ogni sopraffazione dell’umano, oppure il silenzio soffocante del naufragio di ogni speranza. E come accade per quasi tutte le modalità del vivere umano e per tutte le capacità dell’uomo, anche su quello che potrebbe mettere in atto la scelta o il dono del silenzio, si sono esercitate sopraffazionì multiformi che vanno dall’ignoranza all’ipocrisia, dalla proibizione alla sottomissione.
La storia delle donne tra tutti gli esseri ai quali il silenzio è stato in vari modi imposto ci consegna, soprattutto nel fluire del tempo passato, un rapporto in qualche modo doloroso fra donne e silenzio anche se spesso sbiadito per la mancanza o scarsità di testimonianza diretta delle donne con una talora nascosta violenza che supera ogni sopraffazione. Ci è voluto e forse ci vorrà ancora del tempo prima che le donne riescano a costruirsi in tutta la sua pienezza una storia anche sociale attraverso una identità “donna” capace di scegliere oltre alle proprie parole, anche i propri silenzi. Tuttavia, nonostante il cammino delle donne per uscire dal silenzio imposto non sia certo finito, io credo che con questa nuova consapevolezza sia giunto il tempo per la donna di riappropriarsi oltre che della parola anche del silenzio, per trasformarlo da anello costrittivo a spirale in movimento. Direi anzi che solo ora la donna può scegliere i suoi silenzi che possono sommarsi alle sue contestazioni
Il silenzio etico attraverso la non partecipazione alle volgari strumentalizzazioni della bellezza femminile che la spettacolarità televisiva e pubblicitaria adopera per fini mercantili.
l silenzio materno del rispetto verso la sacralità della vita infantile, rifiutando l’impudicizia della cronaca ossessiva e ristabilendo quella”cura del cucciolo” che perpetua ogni specie la vita.
Il silenzio religioso del contatto con l’Assoluto attraverso l’intimità di una preghiera corale, forse, ma lontana dalle chiassose spettacolarità
Il silenzio estetico del rispetto per le sommesse voci della natura in un turismo ecologico
Il silenzio amoroso di fronte alle difficoltà dell’altro nell’attesa solidale per la risoluzione dei suoi problemi.
Il silenzio operoso dell’attenzione intelligente nelle proprie attività di lavoro domestico e sociale.
Il silenzio solidale verso le altre donne perché ciascuna possa esprimere le proprie capacità in una società di collaborazione più che di competizione.
Il silenzio felice della propria appartenenza all’esistenza umana come genere femminile
Verrà forse allora il tempo della costruzione di un rapporto più armonico con la parola e il silenzio.
E per tutti gli umani, uomini e donne, a me sembra che brilli come una stella anche la bellezza del silenzio che provoca in noi la contemplazione dell’Arte. Il silenzio forse più assoluto che riesce, come una lucente nave spaziale, a sganciarci dalla pesantezza del vivere quotidiano è il silenzio che nasce proprio da quella confusa emozione di bellezza che può abbattersi come una improvvisa pioggia d’oro sulla nostra interiorità e anche sui nostri sensi di fronte a un’opera d’arte, a uno spettacolo naturale, a un’armonia di corpi. E’ allora che come toccati dall’incanto di una nostra origine divina, riusciamo a librarci in uno spazio senza confini, privi di ogni vincolo terrestre, felicemente immersi nell’armonia e nella compiutezza dell’assoluto. Ma poi il silenzio della contemplazione del bello diventa anche nutrimento del nostro pensiero e sorgente in seguito di parole vere. E’ anche questo il dono che gli artisti consegnano nel corso dei secoli agli altri uomini : la capacità di gustare una scintilla di divinità.