Non sono pochi quelli che, riguardo all’ astrattismo o, ancor più, al cubismo traggono, ancora oggi, facili giudizi trascurando tutto lo studio e la profonda meditazione di cui furono frutto, tendenti a sconfiggere la compattezza fisica del mondo visuale per aprirlo all’universo psichico mediante la concentrazione sulle possibilità espressive delle forme, dei volumi e dei significati che essi possono rappresentare.
I detrattori ritengono tale irripetibile momento, piuttosto come contraffazione dell’arte classica, dimentichi del fatto che anch’essa non fu che il frutto di elaborazioni, stadiazioni e passaggi continui, insiti nel lavorìo del genio umano che tutto ricomprende, tutto interpreta e rivoluziona.
Nel periodo di cui parliamo il significato dell’arte non venne più fatto coincidere per forza col concetto di armonia ma piuttosto con quello di equilibrio e unità, in uno schema di forze operanti nell’artista, per giungere a quella capacità espressiva che diventava ordine anche quando nata da stati conflittuali.
In questa direzione di pensiero la vedeva Benedetto Croce che, nella sua Estetica, taglia corto con l’idea di “bellezza” in senso assoluto per concentrare l’attenzione soltanto sul concetto di “arte”. Talvolta quindi, per mancanza di cognizione, si svilisce il senso di ciò che si vede.
E’ pur vero che il formalismo di scuola, quando, più che essere vissuto e condiviso, diventa “stile” e nulla ha più a che vedere con l’esperienza personale dei maestri, può dare luogo a fraintesi e creare la possibilità che “cubi” e “cerchi” non offrano in realtà che un divertissement visivo.
L’arte moderna con la maiuscola mira invece all’ astrazione in cui la precisione delle forme geometriche arriva a rappresentare la natura talvolta con una precisione maggiore della stessa arte realistica. E’ la capacità di giocare con forme e colori fino a che non rappresentino ciò che sospinge la mano di chi crea e che può esprimere ordine o disordine, amore o odio, vita o morte. Quando l’impatto visivo arriva a dare la percezione di queste tensioni, che sono poi le stesse dell’animo umano e della vita, allora l’espressione giunge al suo significato più profondo e va ben oltre ciò che l’occhio riceve.
Nel giovane Picasso questo desiderio di “ricerca” e poi di “espressione”, comune a tanti altri “grandi” suoi contemporanei, e non solo dell’arte figurativa, assumerà un’ importanza veramente”epocale” e darà quel “colpo di timone” capace di liberare le arti consentendo loro di esprimere valori molto più alti e complessi, legati appunto alla psiche umana e volti ad esprimerne il contenuto, soprattutto e finalmente liberi da qualsiasi schema precostituito.
L’ infinita dialettica artistica di Pablo Picasso non ammette che stupore. Ogni periodo mostra la sua disposizione espressiva e la sua capacità eclettica, dal classicismo più ortodosso alle espressioni più ardimentose, messaggere della “liberazione” dei nuovi contenuti.
Osserveremo ora, del grande spagnolo, due opere appartenenti a “momenti” ben diversi fra loro e le guarderemo – possibilmente in veste grafica più chiara di quella qui possibile – astenendoci da ulteriori teorizzazioni per raccoglierne solo la magia, quella che l’arte, quando è tale, sa regalare e che non è se non “emozione”.
Il primo La vita, appartiene al periodo blu ed è conservato a Cleveland nel Museum of Art. Entriamo qui nel mistero dell’esistenza e dell’amore, compresi i lati estremi e dolenti che ne fanno parte, questi ultimi rappresentati sullo sfondo, come quadri nel quadro. Figure di classica bellezza, immerse in un colore che ha il sapore intenso del dramma umano.
Il secondo, Donna in camicia seduta in poltrona, della collezione Eichmann di Firenze, è emblematico del periodo cubista e porta impressa la nuova volontà espressiva. Sono presenti riferimenti surrealistici insiti nell’unione tra reale e fantastico in un unicum plastico costruito con preciso rigore che esprime l’aspetto “mentale” della visione dell’artista in cui all’analisi del soggetto si sovrappongono richiami soggettivi. La costruzione plastica esce da un incastro di volumi e forme in libera associazione, miscelati con estrema purezza e rigore intellettuale. E’ raggiunta la completa libertà che consente a Picasso di dominare pienamente la realtà e ricostruirla sulla tela attraverso i suoi moti interiori.