L’11.XII.2018, il già primate australiano, card. George Pell, venuto a mancare il 10 Gennaio, fu giudicato colpevole di abusi sessuali ai danni di due chierichetti di tredici anni. Il 13.III.2019 lo stesso è stato condannato a sei anni di detenzione e il
ricorso d’appello presentato dai suoi legali bocciato. La Corte dunque confermò la condanna, ma nel novembre successivo, a causa di numerosi vizi formali riscontrati nelle procedure processuali, ha accolto il ricorso e il 7.IV.2020 ha emesso una
sentenza di proscioglimento, disponendo il rilascio dopo più di un anno di carcerazione. Ha chiarito che c’era “una significativa possibilità che una persona innocente sia stata condannata perché le prove non hanno stabilito la colpevolezza al
richiesto standard probatorio” (Corte Suprema dell’Australia, Judgement Summary sulla decisione del 07/04/2020, caso Pell).
Per quel che dunque ora se ne sa, G. Pell ha subito un “calvario” processuale, come purtroppo capita a non pochi innocenti perseguitati. Nel suo caso, le accuse – mosse nell’estate del 2017, per fatti accaduti negli anni Settanta, quando era parroco
a Ballarat – attenevano alla pedofilia. Data la posizione apicale del personaggio accusato e la sua patente fede cristiana cattolica, tutti i mass media hanno riportato e dato grande risalto alla notizia. In questo caso è legittimo chiedersi se si sia trattato solo di un errore. Il più che sospetto nasce dalle aperte posizioni assunte da Pell contro la lobby LGTB e in difesa della famiglia naturale. Infatti il cardinale è stato intransigente nei confronti dell’omosessualità, che riteneva dovesse essere
‘scoraggiata’. Ha inoltre considerato ‘inesistente’ l’omofobia e avviato una campagna contro l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso (Sidney 2006).
Pur sottostando, come ha fatto Pell alle decisioni della Corte, il caso insegna a non abbracciare ciecamente le sentenze della giustizia umana, la quale – anche in pura buona fede e in ossequio alle leggi – può risultare fallace. La possibilità che si
possano subire sentenze ingiuste induce a rivolgere a chiunque venga accusato e condannato lo sguardo benevolo dovuto a tutti.
In una intervista (Mediaset 18.XII.2022), papa Francesco ha voluto onorare l’impegno profuso dal cardinale per risanare le finanze vaticane: “Io ho dato indicazioni soltanto. Ma l’organizzare – che, grazie a Dio, sta andando bene con il
Consiglio dell’Economia, con il Segretariato all’Economia – l’ha vista chiaramente il cardinale Pell, che è quello che ha incominciato questo… Poi è dovuto rimanere quasi due anni in Australia per questa calunnia che gli hanno fatto – che poi era
innocente, ma gliel’hanno fatta brutta poveretto – e si è allontanato da questa amministrazione, ma è stato Pell a fare lo schema di come si poteva andare avanti. È un grande uomo e gli dobbiamo tante cose”.