Caro Adelmo, leggendo i commenti e gli elogi funebri sorriderai sornione per avere finalmente messo molti nelle condizioni di “bene-dirti”, gioirai forse della reazione del sindaco D’Alberto: «Con la scomparsa di Adelmo Marino, Teramo perde una figura di spicco che tanto ha dato, in particolare ai suoi studenti, rifulgendo nella sua attività, una innata capacità comunicativa espressa anche con l’organizzazione di prestigiosi convegni e seminari, la creazione di istituzioni culturali e una qualificatissima attività pubblicistica. Alla famiglia esprimo il cordoglio della città, manifestando a nome della comunità la gratitudine verso il prof. Marino per il suo prezioso, indimenticabile e articolato contributo alla conoscenza della nostra storia e delle nostre peculiarità». Un modo questo per confermare il riconoscimento avuto a suo tempo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, tramite la Prefettura, che ti ha nominato Cavaliere, Grande Ufficiale e Commendatore.
50 anni fa, quando ci siamo ritrovati in quattro a condividere la scelta della ricerca universitaria (storica la tua) filosofica (la mia), sociologica (di Giulia Paola) e giuslavoristica (di Pinuccia), non potevamo prevedere che l’amicizia impregnata di affetti e di studio, di insegnamento e di volontariato sociale, sarebbe durata così a lungo. Il tuo tratto amichevole e gentile, la tua curiosità storica, la fede ci avevano fatto prevedere in te uno di quegli amici che restano lungo il corso della vita. È stato così. Prima precari e poi di ruolo, impegnati tutti e quattro dentro e fuori le strutture accademiche in stretto rapporto con i gangli culturali del territorio, abbiamo lavorato senza risparmiarci, uniti nei momenti più difficili, come amici, nel sindacato, nelle lotte contro lo straripare del potere.
L’aver condiviso la ricerca interdisciplinare nelle missioni all’estero (Spagna, Andorra, Svizzera) ha cementato l’amicizia fraterna e sul piano istituzionale ha aperto l’Università di Chieti prima – che il quartetto rappresentava unitamente al suo Rettore Uberto Crescenti – e l’Università di Teramo poi, a rapporti con l’Università Autonoma di Barcellona, con la Universitat d’Andorra, con l’Università di Neuchâtel (con le relative rappresentanze degli abruzzesi emigranti). Il Quartetto universitario ha funzionato e ha allargato gli orizzonti del nostro territorio alle dinamiche esterne che si arricchivano e ci stimolavano su nuovi sentieri di ricerca. Abbiamo vissuto stagioni intense di pubblicazioni scientifiche, distinte per specializzazioni professionali. La tua puntigliosa ricerca negli archivi, la passione con cui andavi in cerca di tradizioni che non volevi fossero dimenticate, la indimenticabile collaborazione con don Giulio Di Francesco nella rivista Aprutium hanno segnato un periodo ricco di studio e contributi (articoli, libri, ecc.).
Il professor Marino non ha mai rinunciato al gusto della promozione culturale dei concittadini teramani. Come dimenticare quando il mio incontro fortuito con Angelo Lucio Ioannoni mi indusse a pensare di animare una università per la terza età. Giulia Paola ed io coinvolgemmo subito gli amici e colleghi Adelmo Marino e Pinuccia Bizzarri, certi di una sintonia nella quale ci riconoscevamo nel servizio a quanti tra gli anziani avessero aderito. Fu così che fondammo la UPM-Istituto di aggiornamento culturale della Terza Età. L’allora presidente della l’Associazione combattenti e reduci Ioannoni ci offrì una struttura e una sede provvisoria, Tu suggeristi il nome Università Popolare Medio Adriatica e tanti colleghi da coinvolgere; così nel 1990 offrimmo alla città di Teramo il primo corso di formazione per adulti con l’orgoglio di aprire l’élite universitaria a quanti non avevano più l’età degli studenti, ma godevano di imparare e di condividere momenti di impegno intellettuale e di spensieratezza dopo le lezioni. Tu Adelmo hai partecipato attivamente alla selezione della qualità degli insegnanti e degli insegnamenti, ma non hai mai sottovalutato i momenti gioiosi di incontri informali, teatro, gite culturali, sfilate di moda d’altri tempi, convivi e canti, aiutato in questo dalla infaticabile tua moglie Fedora che sapeva coinvolgere gli iscritti.
Ci furono in città anche altri tentativi simili, ma per quel che risulta fu l’UPM a resistere superando i 30 anni, sospesa solo per sopravvenute difficoltà di salute causate dalla pandemia. Due anni dopo che il quartetto ha passato la mano (dott. Gino Battistella Presidente), l’Università Popolare ha subito la pandemia e il lockdown che hanno costretto a sospendere i lavori. Ai posteri affidiamo la speranza che prima o poi spuntino nuove energie che vogliano riprendere il filo del discorso.
La variazione delle cariche tra te, Pinuccia, Giulia Paola e me non ha dato origine a dissapori, ma solo circolarità degli impegni e dimostrazione di dedizione libera da ambizioni personali. La segreteria di Sandra D’Antonio ha tenuto il raccordo necessario con gli iscritti. Pur appartenendo a diversi club (Rotary e Lions), abbiamo conservato l’intesa scientifica e culturale anche dopo la pensione, proponendo eventi, discutendo sui modi più consoni a rendere migliore il vissuto teramano, dal punto di vista della cittadinanza, della legalità, della qualità della vita.
Sei tra quelli che sanno operare senza fanfare, ma fanno del tutto per trasmettere ad alunni e concittadini il gusto di un’appartenenza comune. Arrivederci Adelmo, amico di fede e compagno di utopie culturali.
Attilio Danese con i dirigenti e gli iscritti dell’UPM di Teramo