Lo scorso anno si è svolta una conferenza presso il Salotto Culturale Prospettiva Persona dal titolo L’amore non uccide, tenuta da Maria Laura Di Loreto che con le donne vittime di violenza si relaziona costantemente per lavoro. Non solo parole per raccontare la sua esperienza, ma testimonianze dirette (on line) delle protagoniste, dati rigorosi, analisi dei dati rilevati, interpretazione del fenomeno cercando di ravvisarne la genesi per tentare anche di individuare possibili interventi, se non soluzioni. Il dibattito che ne è seguito ha focalizzato l’attenzione sulla società intera, diventata sempre più aggressiva, sulla debolezza delle istituzioni, sulla precarietà lavorativa, sulla fusione e confusione tra amore e possesso, che scatena la violenza.
Sulle testimonianze dirette delle donne vittime di violenze si basa anche il docu-saggio dal taglio sociologico pubblicato a dicembre del 2021 con il titolo Chiamatela Venerdì da Guendalina Di Sabatino, Presidente del Centro di Cultura delle Donne Hannah Arendt ed attivista femminista. Si tratta di sei storie realmente vissute dalle protagoniste narranti in prima persona, raccolte e trascritte fedelmente dall’autrice con un paziente e lungo lavoro di anni. Se volete approfondire, trovate la mia recensione al libro in questo numero della tenda di Novembre.
La prefazione è curata dal sociologo Stefano Ciccone, fondatore e presidente dell’Associazione Nazionale Maschile Plurale; Lea Melandri, promotrice della Libera Università delle Donne di Milano e attivista femminista, ne cura invece la postfazione. Ciccone propone di educare gli uomini alla gestione delle emozioni e di affiancarli alle donne nella lotta contro gli stereotipi di genere e la violenza, parlando di una vera e propria “questione maschile” E non si tratta solo di un invito e di teoria, ma di impegno in prima persona e di esempio concreto, essendo il sociologo attivo da anni, con pochi uomini, purtroppo, in un lavoro di riflessione ma anche di iniziativa contro la violenza maschile sulle donne. Non a caso, Melandri e Ciccone hanno scritto a 4 mani Il legame insospettabile tra amore e violenza, pubblicato nel 2011 con edizioni effigi.
Anche un testo di Concita De Gregorio edito nel 2008 con Mondadori, dal titolo Malamore, ruota attorno a questo legame tra amore e violenza attraverso una ventina di storie, il cui fine, dice la giornalista nell’introduzione, gira intorno a un’altra domanda, speculare e opposta: come mai oggi, nell’Italia…delle figlie delle rivoluzioni sociali, delle manager e delle capitane d’impresa, come mai nel mondo delle trentenni e quarantenni che hanno studiato all’estero, che sono cresciute libere, che sarebbero nelle condizioni di esercitare la loro autonomia…queste donne sono disposte a sopportare? Ciò in riferimento al fatto che all’epoca poche denunciavano le violenze, ma anche oggi poche lo fanno, o aspettano molto tempo. Vergogna? Paura? Si chiede De Gregorio, e poi conclude che sì, la paura di ritorsioni c’è ma forse prevale un eccesso di considerazione di sè: io sarò capace di aspettare, di controllare, di gestire la tua ira perchè ne conosco l’origine e ti so fragile. Come nel film Ti do i miei occhi.
Ne è stata fatta di strada da parte del femminismo nell’esame della violenza di genere, partendo dalla critica filosofica alla società patriarcale di Carla Lonzi con il saggio Sputiamo su Hegel del 1970 fino alla critica odierna alle relazioni che prevedano un cambiamento dell’uomo e una sua educazione sentimentale, come suggerito da Ciccone, Melandri, Di Sabatino
E’ la via suggerita anche dalla magistrata Paola Di Nicola nel saggio La mia parola contro la sua (Harper Collins, Milano, 2018) che appella direttamente gli uomini per vincere questa difficile battaglia per un mondo profumato di libertà e dignità, chiedendo loro di
- diventare coraggiosi partigiani (della causa femminile)
- di non restare dietro le nostre spalle
- di rompere il muro di omertà che perpetua la violenza
…
- di educare i vostri figli e le vostre figlie
- di fare in modo che la vostra compagna non rinunci al suo progetto di lavoro
- di spiegare ai vostri amici di non propinarci complimenti non richiesti
- di insegnare ai vostri figli maschi a piangere, a leggersi dentro, ad accettare la fragilità e il limite
- di insegnare alle vostre figlie femmine a capire, da dentro, ciò che vogliono e non vogliono
- di godervi fino in fondo la paternità
- di trasmettere a studenti e studentesse il gusto delle parole al femminile
- di ridisegnare insieme i ruoli di genitori
- di non lasciare che siano solo le donne ad occuparsi di violenza
e tanto altro ancora…