Non molti anni fa ci fu dato di vedere le sue opere qui a casa nostra. Era una di quelle estati in cui il borgo medievale di Castelbasso si profonde in spettacoli di autentico valore.
Mimmo Paladino, grande ai nostri giorni per il suo genio prorompente ed eclettico, si dimostra subito per quel che è: un meraviglioso, pazzo innovatore che ha spaziato in ogni campo in cui la sua duttilità creativa gli aprisse il passo: pittura, scultura, architettura, installazione.
Dinanzi ai suoi “Dormienti” più che stupore ci investe una specie di panico esistenziale, una sorta di interrogativo cosmico e ancora la certezza di una comunicazione che l’arte sta mediando per noi.
Quando “I Dormienti” furono esposti a Londra, l’anglosassone Brian Eno, uno dei più grandi autori contemporanei, compose per l’occasione una partitura musicale che ne accompagnava la visione.
Nelle “Opere senza titolo” è ancora l’uomo ed il suo eterno dramma a tenere la scena mentre l’autore si tira via, non mette nomi per una volontà ben chiara di non suggestionare chi guarda e lasciare libera l’ interpretazione. La sensazione e quella che mille grovigli insidino le menti umane che ne restano confuse e traspongono questo viluppo nell’interazione con i propri simili.
Insieme al suo amico, estimatore e critico Achille Bonito Oliva subì un certo fascino da parte dei pop-artisti americani. Questo lo portò ad approfondire la fotografa e tentare qualche esperimento foto pittorico. Ma fu per poco.
Sempre con Bonito Oliva il giovane Paladino entrò a far parte di una cosiddetta “Transavanguardia”che negli anni ’80 era nata contro l’ultraconcettualismo del decennio precedente, con l’intento di tornare ad una espressione pittorica meno mediata, cioè più autentica e naturale. Paladino la considererà una sorta di intemperanza giovanile, comunque formativa.
Sempre negli anni ’80, lo ritroviamo sugli altopiani della sua Campania (egli è nato a Paduli in provincia di Benevento) a collocare gigantesche installazioni di grande effetto paesaggistico e si dice che le sue colline respireranno per sempre della sua presenza.
Costruisce, modifica spazi urbani, collabora con grandi architetti. E dell’architettura egli dice essere una sorta di pittura che sa vedere oltre i progetti, quella realizzazione che onora spazio e luce.
Un cenno anche alla “montagna di sale” sopra la quale, a Napoli, errano i suoi celebri “cavalli arcaici” in un costante quanto immobile movimento.
Ricordiamo ancora che Mimmo Paladino è stato insignito, nel campo teatrale, di un ambito premio come miglior sceneggiatore per un suo “Edipo a Colono” e che, sempre nella sceneggiatura, ha curato numerose opere liriche che mostrano il pregio della sua mano.
E, per finire, suo è il portale del nuovo santuario dedicato a S.Pio da Pietrelcina, costruito sull’ardito progetto di Renzo Piano a S. Giovanni Rotondo.