Il Molise non esiste, recita uno spot accattivante e curioso. Incuriosisce e colpisce nella sua sequenza di immagini di monumenti e paesaggi mozzafiato. Esiste eccome, ed è interessante, il Molise, nella sua natura un po’ selvaggia come l’Abruzzo interno, un po’ desolata come le zone montane abbandonate, un po’ rigogliosa come le colline coltivate sapientemente. Affascinante, nei suoi borghi dal centro storico ben conservato, nelle sue zone di mare dalle acque terse e dall’odore della salsedine e del pesce fresco. Attrattiva nei suoi musei e monumenti che scandiscono il tempo passato, nelle sue chiese numerose e custodi di una fede popolare radicata nella vita quotidiana ma sublimata anche nei tesori d’arte che conservano. Incrocio di civiltà antiche e moderne, con i tanti luoghi d’incontro e divertimento dei giovani nei centri cittadini di Isernia, Termoli, Campobasso, ma anche con i tanti borghi storici semiabbandonati, con luoghi di interesse culturale nei parchi archeologici di Sepino ( sito romano del II-I sec.a.C. ) e di Pietrabbondante ( sito italico del IV-III sec.a.C. ), nel Museo Nazionale del Paleolitico più interessante d’Europa, a Isernia, che conserva il reperto umano più antico d’Italia, risalente a 560.000 anni fa.
La spinta per scoprire tutte queste bellezze paesaggistiche e culturali mi è venuta dalla visita al recentissimo Parco letterario Jovine, in occasione dei 100 anni dalla nascita di questo autore, che non esiste ormai più, come la sua regione. Nato a Guardialfiera (Campobasso) nel 1902 e morto a Roma nel 1950, è stato pressochè dimentiicato nei programmi scolastici, nei reading culturali ormai di moda su tutti e tutto, nelle commemorazioni letterarie e storiche, nei social. Eppure di grande risonanza all’epoca del primo romanzo che gli diede fama, Signora Ava, ambientato nel periodo delle lotte risorgimentali per l’unità d’Italia, nel passaggio dai Borboni allo Stato monarchico sotto i Savoia. Il titolo prende ispirazione dal motto “ai tempi della Gnora Ava”, per indicare un tempo mitico, leggendario, che non si può resuscitare. Alla storia civile e politica si intreccia la storia d’amore sfortunata tra Pietro, il protagonista “cafone”, e la nobile Antonietta.
La gloria letteraria fu sancita però dal romanzo Le terre del Sacramento, che gli valse il Premio Viareggio, ma che non potè gustare per la sua morte precoce proprio alcuni mesi prima che gli venisse assegnato il prestigioso riconoscimento. La vicenda si snoda nel contesto della crescita e del consolidamento del fascismo, che si manifesta con l’aumento di una violenza pubblica e privata, dell’arroganza e dei soprusi contro ogni dissidente. Protagonista è Luca Marano, giovane studente proveniente da una famiglia di poveri braccianti che lotta per rivendicare le cosiddette “terre del Sacramento”, cioè un vasto feudo appartenuto un tempo alla Chiesa e passato poi alla famiglia dell’avvocato Enrico Cannavale. Nella battaglia legale Luca si associa alla moglie dell’avvocato, Laura, che promette di dare in enfiteusi le terre in modo da farle lavorare ai contadini con diritto di locazione e possibilità di guadagno per vivere. Ma l’accordo si rivela un inganno, il solito raggiro nei confronti dei cafoni, e Luca trova una morte violenta per mano dei fascisti.
I raggiri dei potenti ai danni dei poveri contadini ricordano le tematiche trattate da Silone in Fontamara, Vino e pane, Il segreto di Luca, più o meno negli stessi anni, quelli della seconda guerra mondiale e dell’immediato dopoguerra, condivise dagli scrittori del Neorealismo e rappresentate nel cinema da registi come Rossellini, Visconti, De Sica, grazie ai quali la corrente prese l’avvio. C’è inoltre l’amaro realismo, il quasi cinismo del mondo verghiano, di Mazzarò, Rosso Malpelo, Ciaula, i Malavoglia. Ma c’è anche una sorta di realismo magico che evoca il mondo di Bontempelli o del Mulino sul Po di Bacchelli.
Per conoscere bene i luoghi del Parco letterario Jovine, è di grande aiuto la sua opera postuma Viaggi nel Molise, che raccoglie i reportage del 1941 e gli articoli scritti dal 1942 al 1950, anno della sua morte. Un rapporto emozionale e sentimentale è quello che si evince dalla descrizione di Guadialfiera, luogo di nascita dell’autore e sede del Parco, ma c’è anche tanto altro nei luoghi in cui siamo guidati per un viaggio virtuale: curiosità storiche, artistiche, naturalistiche, culturali, unite a notazioni etnografiche, antropologiche, musicali. Pare di sentire il suono delle campane della vicina Agnone, nota anche all’estero per la fabbrica “Martinelli”che ha l’esclusiva del marchio pontificio sulle campane prodotte; pare avvertire il profumo che dal mare esala verso la montagna e si fonde con quello dei fiori selvatici; scorrono davanti ai nostri occhi e sensi i borghi antichi semi-abbandonati e le città popolose.
Il Molise esiste e merita di essere visto. Da pochi mesi esiste anche il Parco letterario dedicato a Jovine, scrittore che non merita di essere dimenticato.