Quest’anno i Musei San Domenico di Forlì hanno dedicato la loro mostra alla figura della Maddalena, con una ricchezza di opere e documenti veramente incredibile : discepola della prima ora, Maria Maddalena avrebbe seguito Gesù dalla Galilea fino al Golgota, è lei che scopre il sepolcro vuoto e che corre ad avvisare Pietro. Ma, nel tempo, la sua figura verrà confusa con quella di Maria di Betania, sorella di Marta e Lazzaro e poi, ancora, con quella di una prostituta di Alessandria, nota come Maria Egiziaca, che, pentitasi della sua vita dissoluta, sarebbe vissuta per 47 anni nel deserto, lacera e magra, in penitenza.
Nel medioevo tutte queste figure si fondono e, addirittura, una tradizione vuole la Maddalena prodigiosamente portata in Provenza e da lì il suo culto si sarebbe diffuso in tutta la Francia, per culminare nella costruzione della magnifica chiesa parigina della Madeleine.
La mirabile mostra di Forlì racconta, attraverso i secoli, tutte le suggestioni che questo personaggio ha ispirato in innumerevoli artisti, da Giotto a Masaccio, da Caravaggio ad Hayez, fino ai giorni nostri. Da dolente, immota presenza ai piedi della croce, la Maddalena pian piano acquista completa autonomia, fino a diventare, dal Quattrocento in poi, una raffinata nobildonna, come in Veronese e Tintoretto, o anche una donna tormentata, in carne ed ossa, seminuda, discinta nell’atto della contrizione e del pentimento, come nella splendida Maddalena Penitente di Tiziano. Ma sono numerose anche le scarne, quasi mummificate, rappresentazioni lignee della Maria Egiziaca, emaciata, priva di vesti, vecchia e coperta solo dai suoi capelli, non più serici e biondi, ma come rovi intorno al corpo a coprire la miserevole nudità : è così che ce la presenta Donatello in uno dei suoi capolavori.
La Controriforma inevitabilmente accentua l’aspetto penitenziale della Maddalena, che piange e si spoglia dei gioielli e delle vesti sfarzose, ed è spesso ritratta davanti ad uno specchio, simbolo della passata vanità, creatura di grande fascino, sensuale e lasciva e poi penitente ed eremita. Questo contrasto viene, di volta in volta, reso in diverse forme : eccezionale è la Maddalena del Canova, raffigurata come una giovane fanciulla seduta in ginocchio, con le mani che reggono la Croce ed il viso immerso in una dolorosa meditazione. A questa fa da contraltare la Maddalena di Francesco Hayez, bellissima, nuda, impudica, che fece scandalo a Brera proprio per la sua dirompente sensualità…
E così resterà fino ai giorni nostri, simbolo della corruzione, del peccato,ma anche della purificazione nel pentimento, figura sacra presa anche a modello dalle femministe per la sua forte immagine e per il senso dell’eterna dicotomia tra sacro e profano, tra Eva e Maria, tra Peccato e santità.
L’opera riportata sopra è : Maria Maddalena, di Artemisia Gentileschi, opera del 1630/1631