Nel 1946, il concerto di riapertura del teatro alla Scala, dopo la fine della seconda guerra mondiale, vedeva il ritorno di Arturo Toscanini dagli Stati Uniti e l’esordio di una giovane soprano che sarà protagonista della scena lirica per 32 anni, Renata Tebaldi.
Renata Ersilia Clotilde Tebaldi era nata a Pesaro il 1922 da padre marchigiano e madre emiliana ed era cresciuta a Langhirano, con la famiglia materna. A tre anni fu colpita dalla poliomielite, da cui guarì. Manifestò ben presto la passione per la musica e per alcuni anni prese lezioni di piano presso una maestra di Parma, con grandi sacrifici perchè si recava a lezione con i mezzi pubblici e doveva poi compiere un tratto a piedi, ma proprio questo denota il suo amore per la musica e la sua grande forza di volontà. La sua maestra sentendola cantare intuì le grandi potenzialità della sua voce, così la preparò per gli esami di ammissione al conservatorio, dove fu ammessa con un anno di anticipo rispetto all’età prescritta. Continuò gli studi a Pesaro, con la celebre soprano Carmen Melis, incontrata casualmente a Pesaro, che si offrì di darle lezioni gratuitamente.
A 22 anni debuttò a Rovigo, nella parte di Elena del Mefistofele, ma è il concerto scaligero il vero inizio di una brillante carriera, incoraggiata dallo stesso Toscanini, che in quella occasione aveva chiamato la giovane esordiente voce d’angelo, e tale epiteto le sarà riconosciuto unanimemente da critici e ammiratori. Dopo l’esecuzione della Preghiera dal Mosè e della parte solistica del Te Deum di Verdi, lo stesso maestro le diede una sua foto con una dedica molto incoraggiante: “A Renata Tebaldi con i più fervidi auguri di una luminosa carriera”.
Nei primi anni cantò molto in provincia, ma dopo il famoso concerto del 1946, per circa un decennio fu protagonista indiscussa nel Teatro alla Scala, fino a quando non comparve il “Fenomeno Callas”. Dal 1955, infatti, il favore del pubblico e dei dirigenti del teatro milanese si indirizzò verso la cantante greca, che rappresentava una indiscussa novità sia per la linea di canto (canto in maschera) sia per la notevole presenza scenica. Renata non amava la competizione per cui decise di esibirsi presso altri teatri: innanzi tutto il San Carlo di Napoli, dove tornava con regolarità anche dopo la sua partenza per New York; al Metropolitan fu acclamata dal pubblico e osannata dai critici, diventando talmente famosa da meritare una copertina del Times (nelle vesti di Tosca) e nel 1955 il sindaco della metropoli americana, Giuliani, istituì il Tebaldi’s day. A New York rimase indiscussa primadonna per circa un ventennio, anche se tornò spesso a cantare nei più importanti teatri italiani, oltre al San Carlo.
Teneva molto alla sua voce e non volle cimentarsi nel repertorio in lingua francese per non acquisire intonazioni nasali e in quello tedesco per via dei suoni gutturali, ma ebbe comunque un repertorio vastissimo, che spaziava da Wagner (in italiano) a Rossini nei primi anni di carriera, per poi allargarsi al repertorio ottocentesco e verista: ha cantato 53 ruoli completi e musiche di più di 60 autori, dal Barocco al Novecento alle canzoni napoletane, mostrando particolare predilezione per Verdi e Puccini. Tebaldi non era portata alle “acrobazie vocali”, ai virtuosismi del tipo di Joan Sutherland o della stessa Callas; il suo canto si esprimeva al meglio negli abbandoni lirici: era un soprano “lirico spinto”, una tipologia che esclude in genere la coloratura, ma richiede capacità di rendere con il canto espressivo il carattere dei personaggi. La sua voce calda, brillante, ricca di armonici, capace di rendere in modo elegiaco i sentimenti, venne definita dal critico Celletti Voce di grandi orizzonti, da cieli stellati placidi e solenni insieme.
an quegli anni si sviluppò la famosa querelle Callas-Tebaldi, la guerra dei soprani, nata sulla base di uno scambio di frasi tra le due cantanti e alimentata dai rotocalchi e dal pubblico. Infatti gli ammiratori di entrambe si comportavano come delle tifoserie calcistiche, arrivando anche a cercare di sabotare gli spettacoli della rivale delle loro beniamina. In realtà uno scontro ci fu quando in un galà operistico a Rio de Janeiro, in cui si esibivano entrambe le cantanti, si era deciso di non concedere bis, per evitare incidenti “diplomatici”, ma a sorpresa la Callas eseguì il bis dell’Ave Maria di Otello (che era uno dei cavalli di battaglia della Tebaldi). Bisogna dire, però, che la contrapposizione, al di là dell’atteggiamento delle due dive, non avrebbe avuto ragione di essere perchè si tratta di due voci completamente diverse, con una personalità diversa e con un repertorio anche diverso, a parte i grandi ruoli verdiano o pucciniani, e se la Callas fu una ineguagliata Norma e una Medea straordinaria, la Tebaldi ha reso la nobiltà sprituale di Desdemona e la dolcezza di Mimì in modo indimenticabile. La rappresentazione dell’Otello del 1955 con Mario Del Monaco (di cui esiste la registrazione), rimane infatti una pietra miliare nella storia della lirica.
Dopo il 1973 Renata non si esibì più in opere complete, ma per tre anni compì numerose tournée concertistiche con Franco Corelli; nel 1976 lasciò definitivamente le scene con un concerto in cui concesse 7 bis.
Negli ultimi anni trascorreva molto tempo a San Marino, attratta dal clima e dal calore umano che vi aveva trovato, circondata da amici e seguita dalla governante-amica Ernestina Viganò. E’ morta a San Marino nel 2004 ed è stata sepolta a Langhirano, accanto alla madre. In Italia la sua morte è passata quasi inosservata, mentre in America le è stata dedicata una stella nella famosa Walk of Fame di Hollywood. Per il centenario della nascita la Fondazione Tebaldi ha indetto a Langhirano numerosi eventi celebrativi in onore della grande concittadina.