Di fronte a quanto sta accadendo in Ucraina, mi è tornato in mente un episodio raccontato da Silone relativo al viaggio del 1927 a Mosca. Mi pare che chiarisca come sia risultata evidente allo scrittore l’assuefazione a usare in via ‘normale’ il concetto di verità senza alcuna considerazione della realtà effettiva, bensì in modo che il racconto risulti funzionale agli obiettivi del potere. Riporto dunque l’episodio – non smentito da Togliatti e compagni di partito – che Silone racconta in Uscita di sicurezza
«La storiografia dell’Internazionale Comunista non è facile, e senza dubbio è ancora prematura. Come discernere il fatto e l’essenziale nelle interminabili discussioni dei suoi congressi e convegni? Quali pagine abbandonare negli archivi alla critica dei topi e quali raccomandare alle persone intelligenti desiderose di conoscere? Non saprei dire…
In una discussione dell’Esecutivo si discuteva un giorno l’ultimatum posto dalla giunta centrale delle Trade Unions inglesi alle sue sezioni locali di non aderire, pena l’esclusione, al movimento minoritario diretto dai comunisti.
Dopo che il rappresentante del Partito Comunista inglese ebbe esposto i gravi inconvenienti del dilemma perché, accettando, si andava verso lo scioglimento del movimento minoritario e, rifiutando, verso l’uscita dei minoritari dalle Trade Unions, il delegato russo Latinskij propose una soluzione che a lui pareva ovvia come l’uovo di Colombo. “Le sezioni – egli propose – dichiarino di sottomettersi alla disciplina richiesta e poi, in pratica, facciano perfettamente il contrario”. Il comunista inglese lo interruppe: “Ma sarebbe una bugia”.
Una risata clamorosa accolse l’ingenua obiezione, una risata franca, cordiale, interminabile, di cui i tetri uffici dell’Internazionale Comunista non avevano certo mai udito l’eguale, una risata che si propagò rapidamente a tutta Mosca, perché la spassosa incredibile risposta dell’inglese fu subito telefonata a Stalin e agli uffici più importanti dello Stato, provocando, ovunque arrivava, come più tardi apprendemmo, nuove ondate di stupore e ilarità. È molto importante per giudicare un regime, dissi a Togliatti che si trovava con me, sapere di che cosa ride» (Uscita di sicurezza, in Romanzi e Saggi, II, Mondadori, Milano 1999, 830-831).