La Divina Commedia tra Mito e Poesia. Visioni di Ugo Attardi.
Le più belle scoperte si fanno andando a Serendipity. Avevo cercato tra gli eventi on line qualche mostra da poter vedere a Pescara ma non avevo trovato notizia di quella in cui ci siamo imbattuti per caso io e mio marito andando a zonzo per la via principale, tra folle di ragazzi vocianti ormai senza mascherina, bar affollati, negozi colorati di nuove proposte primaverili. Su un portone aperto, la locandina che annunciava: Mostra alla Fondazione Pescarabruzzo: La Divina Commedia tra Mito e Poesia. Visioni di Ugo Attardi. 18 opere in esposizione dal28 novembre al 30 gennaio. Ecco perchè l’evento non risultava, era già concluso, peccato per la tematica ghiotta, quasi da acquolina in bocca. E invece no, la porta è aperta e ci invitano ad entrare, malgrado si sia già alla fine di febbraio.
Non conosciamo l’artista, ma ci documentiamo con le numerose e approfondite didascalie e con i pannelli esplicativi sulla sua attività e sul suo percorso dapprima pittorico, poi scultoreo con vari materiali, e infine anche rchitettonico con installazioni. Vissuto in Sicilia fino al 1945 (sebbene nato in Liguria nel 1926 e morto a Roma nel 2006), Attardi trasferisce nelle sue tele, almeno in quelle esposte in questa mostra, le contraddizioni della sicilianità, la luce e il buio, il tratto forte e materico per gli episodi dell’Inferno e un tocco leggero e policromo per le figure del Purgatorio e del Paradiso, che diventano quasi metafisiche e diafane. Mi viene in mente Gesualdo Bufalino, in particolare La luce e il lutto, letto tanti anni fa ma che stranamente mi è rimasto impresso nella memoria, a differenza di tanti testi di cui ho perso la traccia . Ebbene, ricordo che lì Bufalino parlava della sua Sicilia come di un’isola plurale nella sua ricca ma contraddittoria fisionomia e metteva in guardia il turista che sarebbe approdato in un Paradiso ma anche in un luogo di ombra e di pena.
Nel dipinto che illustra il folle volo di Ulisse, le tonalità forti che si scontrano con il chiarore del mare rappresentano con grande espressività il dramma che agita il cuore dell’eroe, che dopo aver perso molti compagni e aver superato tante prove dure, deve resistere alla malìa tentatrice del canto delle Sirene per non lasciarsi distogliere dalla rotta del ritorno a casa. L’eroe di Dante però, che Attardi sceglie di raccontare, non approderà alla patria tanto agognata come invece farà quello del mito. Sarà punito per aver superbamente creduto di poter raggiungere i suoi obiettivi senza l’ausilio della Grazia divina ma confidando negli dei falsi e bugiardi . ( Inferno, c. XXVI )
Il dramma si stempera e l’atmosfera diventa impalpabile nella figura di Beatrice, che giganteggia nella luminosità che le addolcisce i lineamenti umani, in contrasto con la piccolezza e corposità di Dante.
Volgi, Beatrice, volgi li occhi santi / – era la sua canzone -, al tuo fedele/ che per vederti, ha mosso passi tanti! ( Purgatorio, c. XXXI, vv133-135 )
Il processo di smaterializzazione culmina nel Paradiso, dove la Vergine a cui S.Bernardo rivolge la preghiera di accogliere l’invocazione di Dante diventa tutta luce, mostrando nello sguardo e nel cuore l’estrema contraddizione del mistero della verginità della Madonna e toccando anche quello della Trinità nel rappresentare Cristo, figlio di Dio e Dio stesso e anche Spirito Santo che si manifesta nella luce, come uomo concepito nel ventre della madre terrena
Vergine Madre, figlia del tuo Figlio / umile e alta più che creatura, / termine fisso d’etterno consiglio (Paradiso, c. XXXIII, vv 1 -3 )
Insieme alla narrazione figurativa dei versi di Dante, nella mostra compaiono opere pittoriche precedenti ispirate al mito epicamente raccontato da Omero nell’Odissea e da Virgilio nell’Eneide, tra cui spiccano Enea dallo sguardo fiero, Didone addolorata nell’atto di maledire Enea che salpa per assecondare il suo destino di fondatore di una nuova patria, Ulisse in procinto di raggirare Polifemo che viene simboleggiato da un occhio somigliante all’icona di Dio. (vd immagine in apertura)
Accanto ai dipinti, sono esposte sculture realizzate da Attardi negli ultimi decenni della sua vita, che plasticamente rappresentano le figure nella loro caratterizzazione essenziale, come Enea dinamicamente colto nell’atto di difendere la città affidatagli dagli dei oppure Ulisse quasi fotografato in una posa che esprime la sua forza.
Partito dalle prime esperienze ispirate al neocubismo, sebbene la sua scomposizione dei volumi fosse resa con un colore denso, fu tra i fondatori del gruppo Forma 1 e attraverso l’esperienza dell’astrattismo e dell’espressionismo, approdò al realismo e al neorealismo ma già negli anni ‘60 sovrapponeva realtà e dimensione onirica con le memorie dei suoi viaggi e la dimensione del mito.