Una commedia amara sul mondo del lavoro
Guardando il bel film del regista spagnolo Leòn de Aranoa, ‘ Il capo perfetto ‘, mi è tornato in mente il grande regista Elio Petri, che girò ‘La classe operaia va in Paradiso’ negli anni ’70, quando il conflitto tra padrone ed operai era chiaro e attualissimo, i sindacati giocavano un ruolo importante e così pure gli intellettuali. Il film rivelava le contraddizioni delle lotte sociali, animate spesso da ideologie diverse e contrastanti, anche se riunite sotto il generico titolo di forze di sinistra, e chiudeva, amaramente, con la sconfitta di Lulù, l’operaio ribelle, costretto a tornare ai ritmi infernali della fabbrica.
Niente di tutto questo nel film di Aranoa , ‘ Il capo perfetto’, niente catene di montaggio, niente macchinari mostruosi, ma anzi, atmosfere distese, un capo che è, appunto, ‘perfetto’, vuol bene a tutti, dall’operaio più umile ed anziano, al più stretto collaboratore, amico da decenni. Si tratta di una fabbrica di bilance, con una tradizione ed un nome da tenere alto, in vista di una ispezione che ne valuterà l’andamento, perciò Julio Blanco, cioè il grande Javier Bardem, fa di tutto per risolvere i problemi privati dei suoi dipendenti, perché appunto non compromettano le buone sorti dell’azienda.
Ma qui appare chiaro il tema del film che, dosando sapientemente i toni, finisce per passare, dalla leggerezza iniziale, ad eventi drammatici e spietati, che chiariscono, una volta per tutte, che quasi mai il mondo e gli interessi del padrone coincidono con quelli dei sottoposti, amici o no che siano….i casi come quello di Adriano Olivetti si contano veramente sulla punta delle dita…
Oggi l’universo industriale è molto più complesso di quanto ci mostri il film, la delocalizzazione senza scrupoli ha sostituito i problemi tipici del secolo scorso, i conflitti di interesse si sono spostati su scala internazionale : è evidente, comunque, che il padrone continuerà ad usare ogni possibile strategia per tenere basso il costo della produzione, e questo accadrà fino a che i salari ( per usare un vecchio termine ) resteranno troppo differenziati tra stato e stato.
Tuttavia ‘Il capo perfetto’ si vede con estremo piacere, grazie alla bravura degli attori ed alla finezza ed incisività della sceneggiatura, che analizza sapientemente le ragioni del capo e quelle dei dipendenti, lasciando un ragionevole margine di ambiguità.