“Maestre Montessori in Rwanda”
Da quando ho avuto modo di conoscere Enrica Baldi, ho seguito con interesse i suoi progetti di formazione montessoriana in situazioni di particolare disagio per bambini e adolescenti e ora, con il libro Maestre Montessori in Rwanda, che mostra i risultati del progetto “Amahoro” a Kigali mi trovo davanti ad un’ opera sorprendente che, pur rappresentando una potente testimonianza del valore del messaggio di Maria Montessori, ne arricchisce la filosofia, allargando l’ambito dell’applicazione dei suoi principi pedagogici dal campo del bambino nella scuola a quello del bambino nella sua comunità.
Le pratiche montessoriane tra i bambini del quartiere San Lorenzo, uno dei più disagiati di Roma, furono poi applicate anche ai bambini di famiglie abbienti e dilagò nel mondo a partire dalla Esposizione Internazionale di San Francisco del 1915, seguendo una visione che mette l’ascolto del l bambino e la sua persona al centro del processo educativo. Nasce cosi l’approccio puerocentrico, un approccio rivoluzionario rispetto a quello tradizionale dominante nella scuola del ‘900, che partiva dal presupposto di considerare il bambino un destinatario passivo di contenuti estranei ai suoi interessi e ai suoi bisogni, peraltro né ascoltati né conosciuti. Per Montessori non è importante trasmettere ai bambini patrimoni culturali e nozioni dotte, ma è importante renderli protagonisti del proprio sviluppo, stimolarne la partecipazione, attivarne le capacità di apprendimento attraverso il contatto con le cose, i materiali, i suoni, la natura. Esercizi di vita pratica, materiali di sviluppo, educazione dei sensi sono i principi di una scuola attiva basata sul fare in un ambiente di cui i laboratori di “Amahoro” sono una colorita e splendida immagine.
Dalle fotografie di cui questo libro è ricchissimo, si evince un ambiente montessoriano che ha un potere educativo diffuso: vi fanno parte i materiali, i bambini, le maestre, le artigiane che nella esperienza di Amahoro acquistano un valore particolare diventando produttrici di quei materiali di svilutto che sono gli strumenti di formazione e di emancipazione delle artigiane stesse. Formazione poiché apprendono la conoscenza dell’uso specifico dei materiali, emancipazione poiché trovano nella vendita dei materiali una fonte di guadagno. La bottega artigianale di Kigali diventa un laboratorio di resilienza, un luogo dove cresce la Comunità che partendo dalla educazione dei bambini piu fragili ( i bambini di Amahoro vengono segnalati dai servizi sociali ) e dalle donne più povere, riesce a trasformare i bisogni e il disagio in opportunità di crescita e di sviluppo. L’ambiente montessoriano così creato nel progetto di tenera mente onlus mette in moto quella resilienza che diventa il motore per uno sviluppo integrale della persona, una sfida alla povertà del territorio, perché dota le scuole che partecipano al progetto di strumenti che favoriscono la crescita dei bambini e l’indipendenza delle donne.
L’aspetto piu commovente del progetto Diventare grandi in Rwanda che il libro illustra è certamente, almeno per chi scrive, quello legato al metodo usato per aiutare i bambini ad esprimersi: la scrittura e l’arte rappresentativa. Parlo di commozione non per enfasi, ma per l’emozione che ho provato nel collegare il metodo montessoriano agli studi e agli approcci alla resilienza individuati in epoca successiva alla Montessori da studiosi sulla comunicazione che hanno usato il disegno e le espressioni visuali per ricollegare alla vita chi aveva attraversato situazioni estreme. Penso soprattutto a Boris Cyrulnik, neuropsichiatra che la lavorato per dare possibilità, ai bambini sopravvissuti ai disastri della guerra e alle tragedie naturali come i terremoti, di riprendere contatto con la vita utilizzando approcci comunicativi legati al disegno, unico modo per dare voce a perdite irreparabili, affetti, lingua, territorio. Sviluppi interessanti dell’approccio alla resilienza attraverso il disegno si devono anche ai lavori di Cristina Castelli e Assunto Quadrio della Università Cattolica di Milano, dove è stato realizzato un dipartimento per fa formazione di operatori che lavorano con bambini e ragazzi toccati da esperienze traumatiche,quali i terremoti dell Aquila, dell’Indonesia, dell’Abruzzo, dei rifugiati siriani etc
Dai bambini agli adulti, l’espressione visuale diventa un potente mezzo di comunicazione e di connessione reale , come fanno il fhotolanguage o la grafica –recording, metodi usati nella formazione per adulti al fine di consentire alle persone in difficoltà di esprimersi in gruppo, farsi conoscere e congiungere la propria crescita personale con la crescita collettiva. Le metodologie partecipative visuali, secondo Claudia Massa e Marco Serra della Associazione italiana formatori, sono nate per facilitare i processi comunicativi e si rifanno alla piu antica e distintiva capacità dell’uomo di esprimersi con il disegno. Esse prescindono dalle abilità linguistiche e si avvalgono della potenza della rappresentazione visuale per sostenere processi di apprendimento e di organizzazione del pensiero anche in situazioni complesse e difficili. Enrica Baldi, coordinatrice del Progetto, è una esperta di rieducazione Montessori per bambini e adulti che sempre di più usa i materiali sensoriali con anziani psichiatrici, sofferenti di malattie di senescenza come il Parkinson e l’Alzheimer, consentendo loro di accedere a quelle risorse vitali piu profonde che la malattia non ha intaccato. L’uso dei materiali sensoriali è anche al centro della formazione di operatori che lavorano nelle case di riposo e in case per la vita; in un paese che invecchia, questo significa che il metodo montessoriano è, profeticamente, un”long life learning”, che guida l’essere umano durante tutto l’arco di vita, mettendo al centro del proprio intervento di resilienza la persona piu fragile.
Disegno e scrittura sono strumenti di espressività. Il testo e le immagini del volume ideato dalla coordinatrice dei progetti di tenera mente onlus, Maria Grazia Rando, fanno vedere qual è il ruolo della maestra, che interviene solo quando il bambino comincia a scrivere spontaneamente, seguendo un percorso che dal disegno, attraverso lo sviluppo di fattori sensitivi, tattili, percettivi, linguistici, arriva alla scrittura. Con la scrittura, passando attraverso la calligrafia, il riempire le forme, dare ordine ai segni, il bambino passa alla lettura, che è l’interpretazione dell’idea già data dai segni grafici. La composizione delle parole è una lettura mentale che precede la lettura logico – vocale, esercizio questo dei due meccanismi del linguaggio, articolato e grafico. Il linguaggio grafico rappresenta il linguaggio che trasmette il pensiero a distanza, mentre il linguaggio vocale mette in comunicazione gli esseri umani.
Devo ammettere che la lettura dei capitoli del libro dedicati alla mano che scrive, alla scrittura, alla lettura, hanno rimescolato i miei ricordi di scuola piu lontani, interrogato le mie vecchie nozioni di linguistica e quelle piu recenti sulle neuroscienze, ma soprattutto mi hanno indotto a chiedermi su quale sarà il destino di una società che sta dimenticando la scrittura e la lettura. Sostituire prima disegno e scrittura con iconcine e like, e sostituire poi la lettura di un libro con la consultazione di Google e Wikipedia, significa togliere al bambino prima e all’adulto poi, la possibilità di essere persone creative, libere, motivate e autonome. La passività dei giovani richiamata da più parti, lo sgomento di fronte a ragazzi che non ti guardano piu in faccia e vanno a letto con il cellulare, che non hanno piu concentrazione e interessi, deve far riflettere su quel tipo di società che preferisce avere individui passivi e inattivi, mentalmente disabili, facilmente manipolabili dalle sirene del consumo piuttosto che persone autonome, critiche che… sanno prendere la penna in mano!
Un’ ultima considerazione, lasciando alla lettura del testo la ricchezza di stimoli e spunti che i risultati del Progetto Amahoro possono dare, è relativa all’insieme dei partners che hanno contribuito a realizzare l’intervento di formazione Montessori in Rwanda: essi sono l’Associazione Tenera Mente Onlus che da 10 anni promuove, in maniera totalmente gratuita, il benessere fisico e psichico di minori in difficoltà sia direttamente, attraverso il teatro, il cinema e altre forme d’arte, sia attraverso la formazione degli adulti che se ne prendono cura. L’Associazione ha lavorato a Dharamsala in India, in Romania, in Camerum, in Bosnia, in Armenia ed anche a Rignano Flaminio, a Fara Sabina, nella zona di Rebibbia, in asili e centri di accoglienza. Suo interlocutore è stato il Dipartimento di Scienze sociali ed economiche dell’Università la Sapienza di Roma, con esperte in neuropsichiatria dell’eta evolutiva – la dott.ssa prof.ssa Marinella Canale; di psicoterapia infantile – la dott.ssa Anita Baruchello; di grafologia e sviluppo evolutivo – la dott.ssa Anna Rita Guaitoli. Un plauso infine per la scelta di usare come strumento di monitoraggio del progetto i disegni dei bambini raccolti nell’arco della formazione e per aver trasformato l’arida prosa del tradizionale report dei risultati in questo magnifico libro -ideato dalla dott.ssa Maria Grazia Rando, esperta di cooperazione internazionale – in cui i risultati balzano agli occhi.