Sembra che sia stato papa Gelasio I a istituire, sul ceppo reciso dei
Lupercali (feste romane legate al ciclo morte-rinascita), una festività
dedicata all’amore. Si dava così all’amore un tono romantico e meno legato
alla genitalità, benché comunque fertile. La ricorrenza è stata associata a
San Valentino, considerato protettore degli innamorati perché secondo la
leggenda il santo avrebbe donato a una ragazza povera la somma di denaro
necessaria per la dote (la sua mancanza impediva il matrimonio).
Personalmente vorrei andare oltre l’amore romantico, così facile a
disilludere, per associare questa festa a quei sì che coinvolgono tutta la
vita, convogliando le energie verso un obiettivo primario che non tollera
dispersioni. Ciò vale per l’amore come per una professione esigente o una
creazione artistica: si racconta che Michelangelo affermava di non essersi
sposato per amore dell’arte che lo possedeva completamente e a chi glielo
rimproverava, rispondeva: «Io ho moglie troppa, che è quest’arte, che mi
ha fatto sempre tribolare ed i miei figlioli saranno le opere che io lascerò».
Un sì così decisivo vale soprattutto per la persona amata. La cultura
contemporanea rende particolarmente difficile fare scelte definitive, come
il matrimonio, il sacerdozio, la consacrazione verginale, la migrazione.
Prevale quella ‘liquidità’ che suggerisce di optare per decisioni a corto raggio, sempre
retraibili, rinegoziabili e tali da consentire, all’occorrenza, una “uscita di sicurezza”
(per dirla con I. Silone). Eppure, se non si vuole restare sospesi, per ritrovarsi al
termine della vita con le mani in mano, bisogna avere il coraggio di spendersi per
qualcosa o qualcuno, senza disperdersi tra un progetto e l’altro.
Quando la parabola della vita tocca il versante della discesa, ciascuno vorrebbe
fare un bilancio positivo della propria vita e si rende conto che il suo decorso è dipeso
da alcuni sì. Forse occorrerà ancora un sì per accompagnare la fine di questa vita: un
sì tremendo, preparato dai successivi distacchi da qualcosa, da un ambiente, da
un’idea, da qualcuno a cui si era inscindibilmente legati.
Quando a una persona si dice “ti amo”– che è linguaggio espressivo e
performativo, perché realizza la promessa che proclama – non s’indugia su cosa potrà
accadere, perché si è sotto l’effetto dell’innamoramento, che impicciolisce il
sacrificio e amplifica la gratificazione. Ogni amore affidabile – che sia una
convivenza, un matrimonio sacramentale o civile – esige un solenne ‘sì’ a reimpostare
la propria vita con un altro, pur sapendo che – per quanto degno d’amore – l’altro è
comunque limitato, soggetto all’invecchiamento e alla morte.
L’innamorato\a tiene
poco conto dei rischi: l’altro può promettere fedeltà ma non può garantire che non si
ammalerà, che non subirà le sventure della sorte o una morte precoce, che saprà resistere all’attrazione di qualcuno più convincente e più giovane. Troppi “se” sono
ingovernabili. Eppure chi ama ritiene che quel “suo tu” racchiuda un valore tale da
meritare di affrontare tali rischi fino alla decisione di fargli il dono più grande che un
essere umano possa fare ad un altro: i giorni da condividere, il corpo, gli affetti,
l’intelligenza, i beni, la propria vita. Nel sacrario più intimo dell’io, ciascuno ha il
diritto e il dovere di prendere la decisione che gli si confà, di dire dei ‘sì’ e dei ‘no’
con scienza e coscienza.
Non sempre si fanno le scelte definitive con la maturità necessaria. Può accadere
che ci si sopravvaluti o sottovaluti, che si seguano obiettivi di moda, che si amino
persone fascinose, mitiche, ma immeritevoli, premessa di percorsi affettivi
fallimentari. Una sfida per genitori ed educatori sta nell’aiutare ciascuno a captare
nell’intimo di sé, attraverso le circostanze della vita, quelle indicazioni di rotta che si
presentano possibili, confacenti alla propria persona e doverose.
Indicatori di massima e precondizioni di una scelta matura, qualunque strada si intraprenda e qualunque persona si scelga per una vita d’amore, sono: attaccamento e autonomia rispetto ai legami familiari, capacità di ricevere ed esprimere affetto, spirito di
servizio, capacità di affrontare serenamente gli eventi, disponibilità ad aiutare e
lasciarsi aiutare, applicazione ai compiti quotidiani minimi, accettazione dei propri
limiti, valorizzazione dei doni altrui, autocontrollo, distacco dal consenso altrui,
capacità di integrare le esperienze negative tenendo duro nelle difficoltà, disposizione
all’ascolto e al rispetto degli altri (idee, stili di vita, affetti), rifiuto dell’arroganza e
della servile sottomissione, fedeltà nelle relazioni amicali e rinuncia a quelle a
rischio, confronto sereno su temi sessuali, fiducia in Dio e nelle Sue ispirazioni,
coerenza tra principi e comportamenti.
Sono indicazioni di maturità valide per tutti, ma che oggi sono indispensabili ad
evitare il continuo aumento dei divorzi e quelle disillusioni che feriscono
profondamente o anche distruggono la vita dei giovani.