In questo tempo orribile, bombardati dalle notizie sulla pandemia, confusi dal caos dei comunicati e delle regole, facilmente dimentichiamo il resto del mondo e non riusciamo ad appuntare l’attenzione sui problemi molto seri che lo agitano . Ci sfuggono così fatti che potrebbero cambiare definitivamente e in maniera irreversibile il nostro modo di vivere.
Sto leggendo ‘Fermare Pechino’ l’ultima pubblicazione di Federico Rampini, giornalista, saggista, intellettuale molto lucido e esperto di ‘cose’ cinesi: è una riflessione acuta su quella che forse sarà un’impresa impossibile, ovvero fermare l’ascesa cinese, un testo illuminante perché riporta quella che è la storia e soprattutto quello che la storia ci lascia immaginare, e ci mostra ciò che a volte noi non riusciamo a vedere: siamo in guerra. Una guerra subdola, silente, sotterranea , lenta (come piaceva a MaoTse Tung) che potrebbe subire però un’accelerazione in breve tempo.
Rampini mette a nudo gli aspetti meno noti della Cina di Xi Jinping, con un viaggio insolito nella cultura etnocentrica e razzista degli Han, le abitudini di vita dei Millennial, l’imperialismo culturale nella saga cinematografica del Guerriero Lupo, la letteratura di fantascienza come stratagemma per aggirare la censura, la riscoperta di Mao, le mire aggressive, il militarismo. Senza sottovalutare il groviglio di sospetti che ancora circondano le origini del Covid.
Nel raccontare questa sfida planetaria tra USA e Cina , l’autore sottolinea le differenze di atteggiamento tra le due grandi potenze ma non trascura di evidenziare le contaminazioni reciproche, perché alcuni problemi sono simili: dalle diseguaglianze sociali allo strapotere delle grandi aziende Big Tech, dalla crisi ambientale e climatica alla corsa per dominare le energie rinnovabili.
Il problema dell’America sta nel fatto che la Cina è monolitica, compatta, stretta intorno alla guida suprema Xi Jinping, novello Mao Tse Tung, che ha costruito un consenso acritico e totalizzante grazie ad un regime dittatoriale che non prevede repliche. L’America, invece, è divisa come non mai al suo interno, con la destra repubblicana che non riconosce la legittimità di Biden, e la sinistra dei campus universitari che rilegge la storia dei padri come un esecrabile inferno criminale di razzismo, sessismo, xenofobia. Mezza società americana denuncia il proprio Paese come l’Impero del Male, vede nell’Uomo Bianco un persecutore da processare per tutte le ingiustizie della storia, e va anche detto che i potenti del capitalismo americano hanno stretto un patto diabolico con Pechino: pecunia non olet!
Approfittando di questa debolezza, la Cina che non è affatto una potenza pacifica, ha scelto un’escalation di arroganza nei rapporti con gli altri Paesi, per poter realizzare quel dominio economico, sociale e culturale che desidera da tanto tempo.
La miccia che potrebbe scatenare la terza guerra mondiale , se la situazione dovesse precipitare, è la questione di Taiwan in cui è evidente l’ipocrisia dell’Occidente. Per la diplomazia americana non esistono due Cine e per Washington, la Cina è sempre stata una sola: prima era Taiwan, l’isola dove si erano rifugiati Chiang Kai-Shek e i nazionalisti sconfitti nella guerra civile; poi divenne la Cina popolare, dopo il riavvicinamento con Mao e lo storico viaggio di Nixon a Pechino. L’America, però, continuò a sostenere militarmente Taiwan, dove in questi anni è accaduto un miracolo economico e pure politico: Taiwan è il più grande produttore e esportatore di semiconduttori ( indispensabili per l’informatica) ed è una democrazia che ovviamente andrebbe difesa.
Pechino tenta di allungare i suoi tentacoli per annettere la piccola isola, molto strategica anche per la collocazione geografica, e il regime di Xi sembra, dunque, avere gioco facile date le divisioni americane. Se tentasse un’azione di forza e l’America reagisse… meglio non pensarci! Vengono i brividi!
Meglio sperare che abbia successo l’Esperimento che Biden vuole opporre all’espansionismo aggressivo di Pechino: un modello socialdemocratico ispirato a Roosevelt e Kennedy. Si scontra però con le divisioni interne all’America e con le democrazie occidentali che non possono contare sulla coesione, sul nazionalismo e sull’autostima che animano i cinesi. Il rischio che la competizione degeneri fino allo scontro militare è più alto di quanto crediamo.
L’Europa, debole anch’essa strutturalmente e ininfluente, è un terreno di conquista per le due superpotenze, perché sorprendentemente sia l’America sia la Cina sono uscite rafforzate dalla pandemia. La Cina sta comprando mezzo mondo, in barba a tutti i proclami ‘gretini’ costruirà centrali nucleari e a carbone, continuerà a sfruttare il lavoro minorile, a inondarci di prodotti a basso costo, a sopprimere gli oppositori, a sterminare popolazioni ( penso al Tibet) …
E i nostri politici, l’alta burocrazia, continuano a brillare per provincialismo e autoreferenzialità, pensano che il centro dell’universo sia tra palazzo Chigi, Montecitorio e palazzo Madama e così ce lo raccontano i media italici …
Quando i Cinesi compreranno tutto ciò che abbiamo, città d’arte, monumenti, fabbriche , porti, e quant’altro per ripianare il debito pubblico forse capiremo che imboccare la via della seta è stato un viaggio senza ritorno .