Pandemia: non solo angoscia

Due anni sono trascorsi e non sembra. Siamo di nuovo alle prese con record di contagi e di morti giornalieri che invadono i telegiornali e i talk televisivi. Le mutazioni del virus fanno paura: mentre ci si vaccina per delta, omicron fa parlare di sé. L’Europa è in panne. L’economia, nonostante il rimbalzo, sta due o tre anni indietro. Le chiusure di esercizi pubblici, la perdita di posti-lavoro, le crisi di mancanza di posti ospedalieri alimentano lo scontro sociale ammantato di motivazioni ideologiche “pro-vax” e “novax”, quasi che il problema sia il vaccino e non  la malattia da cui ancora troppi escono o con le “ossa rotte”(long covid) o tra quattro tavole (con questo trend in Italia ci stiamo avvicinando a 150 mila morti e chissà dove arriveremo). Ci siamo scoperti tutti impreparati di fronte a un evento improvviso, imprevedibile, globale, disastroso.

La politica ha mostrato il suo lato debole e fallimentare soprattutto nel rincorrere il consenso e racimolare voti anche  sulle paure del Covid. Troppe le voci discordanti che si sono alternate sui media senza una prudente e coordinata strategia di convinzione. I due Governi (Conte e Draghi) che si sono succeduti hanno messo in atto varie strategie di lotta e continuano a formulare raccomandazioni e stilare regole  nella speranza di contenere la diffusione. Dapprima una serie di DPCM spesso contrastanti e poi Decreti legge orientati all’obbligo vaccinale indiretto, diversificati per età, per lavoro, per regioni, per servizi…

Le scelte di gradualità sono apparse a molti meno efficaci di una chiara legge di obbligo vaccinale sin dall’inizio. Indorando la pillola si sono create false aspettative nei novax, incattiviti dal vedersi stringere piano piano la corda al collo. In questo periodo il 72% dei pazienti nelle terapie intensive è rappresentato da persone che hanno rifiutato il vaccino. Certo, i No Vax in Italia sono meno del 10% della popolazione vaccinabile, ma pur sempre nell’ordine di due tre milioni che qualora si ammalassero, i nostri ospedali potrebbero andare in tilt. Se Draghi  avesse avuto la forza di imporre l’obbligo vaccinale, mettendo i partiti di fronte alle loro responsabilità, non saremmo in queste condizioni.

E’ disorientante assistere, in queste condizioni del Paese, alle discussioni sulla elezione del presidente della Repubblica. Ai cittadini che si confrontano ogni giorno con i timori angosciosi della possibile perdita della salute e del crollo dell’economia, il battibecco sul Quirinale appare un cattivo gioco di potere. Opportunamente ha scritto Minzolini: «Se Draghi non fosse stato distratto negli ultimi mesi dalla prospettiva del Quirinale, con tutto il rispetto, avrebbe potuto osare molto di più. Sono anni che non c’è un presidente del Consiglio – per autorevolezza, prestigio e condizioni politiche – forte quanto lui».

Nessuno sa se e quando la pandemia si trasformerà in endemia meno perniciosa. Di certo tutti ne paghiamo i danni in termini sociali, economici, di salute fisica e mentale. Infatti alcune evidenze stanno provocando stati di angoscia e depressione che pagheremo nel tempo. Il distanziamento ha creato un senso di sfiducia negli altri. Rinchiusi nelle case, invece di accogliere l’altro si teme che possa essere malato e contagioso. Ascoltando i molteplici pareri degli esperti si finisce col dubitare della scienza.

Sembra crescere l’indifferenza di fronte al divario tra ricchi e poveri, tra i giovani  senza lavoro stabile e i pochi fortunati sicuri e sazi. I giovani se la prendono con gli anziani  che possono godere la pensione, (loro non sanno se la  raggiungeranno mai), invecchiano e diventano un peso per il welfare che i giovani dovranno sopportare.

Oltre a vaccini, medicine, precauzioni, rimane poco da fare. Quello che di certo è possibile è alimentare dal basso lo spirito di amicizia, la speranza e la solidarietà: la pandemia dovrà finire prima o poi come è accaduto sempre nella storia. Conviene prepararsi a ricominciare, riempiendo il tempo di operosità nascosta e creativa, pronta ad esplodere al momento opportuno.

Politikon