La grande rivoluzione della sanità pubblica è la Telemedicina, che porta nelle nostre case i medici e i servizi sanitari. Un’altra novità è che non serve costruire nuovi ospedali, basta innovare e potenziare quelli esistenti e, per farlo, ci sono anche i mezzi.
Il PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) ha destinato 7 miliardi di euro per lo sviluppo di reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale+ 8,63 miliardi per l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale.
A questo punto dovrebbe chiudersi il lungo “ping-pong” Villa Mosca-Piano d’Accio, visto che ormai si punta su un modello condiviso per l’erogazione delle cure domiciliari che sfrutti al meglio le possibilità offerte dalle nuove tecnologie (come la telemedicina, la domotica, la digitalizzazione). Molte Asl sono già su questa strada, al pari dei sistemi sanitari più avanzati di Usa e Regno Unito, dove il futuro è già cominciato con l’innovazione tecnologica, che facilita e avvicina il percorso diagnostico, prognostico e terapeutico.
Non possiamo far finta di niente e dovremmo affrettare il passo per metterci in riga al più presto. Oppure la governance della nostra sanità si assuma la pesante responsabilità di perdere i finanziamenti già in cassa e quelli del PNRR in arrivo. I tempi sono maturi, fermando ruspe e cantieri, per fare largo agli ingegneri clinici addetti alla trasformazione digitale della Asl, che identifica la nostra casa come primo luogo di cura, evitando che il paziente si muova, perché trova nella telemedicina il contatto stretto e continuo con il medico.
“È questa – secondo il premier Draghi – la strada per rendere realmente esigibili i livelli essenziali di assistenza e affidare agli ospedali le esigenze sanitarie acute, post acute e riabilitative. Le cure a casa e sul territorio sono del resto tuttora la prima trincea contro il Covid, ma è una trincea caduta dopo la prima ondata del virus e da allora mai rimessa in piedi. L’occasione per costruire questa riforma ‘a tutto campo’ della Sanità sarà ovviamente il Recovery plan…”.
A chi ha buon orecchio può bastare o no?