La notizia ha fatto molto rumore. Con la motivazione dell’inclusione si è cercato di cambiare l’identità dell’Europa: unità nella diversità. La decisione per ora è stata accantonata, date le voci che si sono alzate contrarie e accusatorie, ma l’intento era di sottomettere al principio amorfo della neutralità ogni ambito dell’esistenza a cominciare dal prossimo Natale. È stata articolata una tabella che indica cosa si può e cosa non si può fare. Queste le linee guida del cambiamento:
- Neutralità religiosa: non si può fare riferimento alla festa del Natale né usare nomi di matrice cristiana come Maria, Giuseppe, Giovanni, Pietro, ecc.;
Neutralità dell’identità: si suggerisce di renderla flessibile sino a consentire la scelta volontaristica a 12 anni, a prescindere dai patrimoni genetici fisiologici ed ormonali.
“Se ce lo avessero raccontato e non lo avessimo letto nero su bianco in una comunicazione ufficiale della Commissione europea, non ci avremmo creduto perché i contenuti delle nuove linee guida per una «comunicazione inclusiva» hanno dell’incredibile” ( così F. Giubilei, in “Il Giornale del 30.XI.2021)
- Vietato utilizzare nomi di genere come «operai o poliziotti» o usare il pronome maschile come pronome predefinito
- vietato organizzare discussioni con un solo genere rappresentato (solo uomini o solo donne)
- vietato utilizzare «Miss o Mrs»«Signori e signore» ma occorre utilizzare la formula neutra «cari colleghi», a meno che non sia il destinatario della comunicazione a esplicitarlo.
Invece di risolvere i grandi problemi dell’Europa che spesso la fanno traballare, specie in tempo di pandemia e di immigrazione incontrollabile, la Commissione impiega tempo e risorse a imporre una nuova lingua, creata a tavolino – eppure l’Esperanto risulta fallito! – che stravolge l’uso quotidiano e si concentra sui dettagli del tipo: «Fa’ attenzione a non menzionare sempre prima lo stesso sesso nell’ordine delle parole, o a rivolgerti a uomini e donne in modo diverso (ad esempio un uomo per cognome, una donna per nome)»; e ancora: «quando scegli le immagini per accompagnare la tua comunicazione, assicurati che le donne e le ragazze non siano rappresentate in ambito domestico o in ruoli passivi mentre gli uomini attivi e avventurosi»; «evita di considerare che chiunque sia cristiano» perché «non tutti celebrano le vacanze natalizie (…) bisogna essere sensibili al fatto che le persone abbiano differenti tradizioni religiose».
Di fatto si tende a cancellare il cristianesimo, il che viene da lontano. Quando oltre 25 anni fa eravamo a Parigi e volevamo riportare qualche ricordino, ci accorgemmo che nelle vetrine allestite in modo pomposo, si poteva trovare solo una marea di renne, Babbo natale, coniglietti, peluches di ogni tipo, ma mancava il Bambinello. Del resto duemila anni prima gli abitanti di Betlemme non l’avevano accolto nelle loro case. Mancava il presepe con la Madonna e San Giuseppe. Nelle immagini e nel linguaggio si stava cacciando fuori dalla vita della gente il riferimento cristiano.
In nome dell’inclusività la Commissione in questo periodo di Avvento ci regala l’invito a non utilizzare frasi del tipo «il periodo natalizio può essere stressante» ma «il periodo delle vacanze può essere stressante». Il linguaggio vuole provocare un cambiamento culturale prima che eventualmente sia il cambiamento culturale a provocare il cambiamento del linguaggio comune. Si raccomanda di usare nomi generici al posto di «nomi cristiani: invece di «Maria e Giovanni sono una coppia internazionale», bisognerebbe dire «Malika e Giulio sono una coppia internazionale». Le raccomandazioni toccano anche la connotazione negativa di alcune parole come “colonialismo” col conseguente divieto di dire «colonizzazione di Marte» o «insediamento umano su Marte», da sostituire con «inviare umani su Marte» (potremmo inviarci Babbo natale!).
I Commissari, in modo intenzionalmente discreto – per alcuni ‘ridicolo’ – e senza attaccare direttamente, presentano la motivazione dell’integrazione, ma non la basano sul rispetto delle altre religioni, bensì sull’abolizione dei riferimenti religiosi. Si capisce bene ora, ex post, perché papa San Giovanni Paolo II fu così contrariato dal fatto che i politici europei non avevano voluto nella Costituzione il riferimento alle “radici ebraico-cristiane”.
Il documento è stato momentaneamente ritirato e già questa è una buona notizia per augurarci il Buon Natale e continuare a dare la precedenza alla semplicità del presepe e al “Tu scendi dalle stelle” rispetto al luccichio dello shopping e alla esibizione di pranzi luculliani.
Politikon, (liberamente ispirato ad alcuni articoli di F. Giubilei )