con R.Girone, C.Fortuna,D.L.Tchumbu,M.Ovadia,P.Calabrese.
Il covid, ob torto collo, ci ha tenuti lontano dalle sale cinematografiche.
La TV è riuscita in parte ad alleviare l’astinenza da film che ha colpito ogni cinefilo che si rispetti: abbiamo così rivolto la nostra attenzione ai grandi classici del passato, a pellicole che non avevamo avuto modo di vedere al cinema e anche a film che sono usciti in prima visione assoluta su circuiti non tradizionali come le piattaforme Amazon Prime o Netflix.
Girando da un canale all’altro, mi sono imbattuta qualche giorno fa su RaiPlay in un film di cui vale la pena parlare non fosse altro per la location, che dovrebbe incuriosire noi teramani : si tratta de Il diritto alla felicità di Claudio Rossi Massimi. E’ un film che affronta con delicata eleganza una grande problematica del nostro tempo: l’integrazione culturale. Non a caso la pellicola è dedicata all’UNICEF cui sarà devoluta gran parte dei proventi derivanti da qualsiasi vendita, noleggio o programmazione.
Vi si racconta l’amicizia tenera e profonda tra un vecchio libraio appassionato rivenditore di libri usati, Libero (uno straordinario Remo Girone), e un ragazzino, Essien, immigrato da parecchi anni e perfettamente integrato. L’amore per le storie e di conseguenza per la lettura farà incontrare i due personaggi e scattare la scintilla della curiosità nel bambino, mentre il vecchio, attraverso i libri che gli consiglierà e presterà, ha il ben chiaro proposito di insegnargli i valori dell’occidente e di renderlo consapevole e libero tramite la cultura.
Intorno ai due ruota un microcosmo di strani personaggi: oltre al barista Nicola, innamorato alla fine corrisposto, della giovane badante Chiara e amico sincero di Libero, frequentano la bottega dei vecchi libri anche uno scrittore in bolletta, un appassionato collezionista, una signora sadomaso disinibita ma non troppo, un giovane prete di larghe vedute, un cultore dell’ enigmistica e un nostalgico del fascismo (sì, oltre che nella vita reale esistono pure nei film!) borioso e ignorante.
Il film scorre veloce e lieve, a tratti un po’ superficiale, prevedibile e quasi banale in alcune situazioni, ma il messaggio che ci lascia è di ben altra natura, se l’ultimo libro che Libero consegna ad Essien, e l’unico che gli regali senza chiederne la restituzione, è La dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Il finale malinconico è carico di speranza, proprio grazie al messaggio trasmesso dai libri che ci rendono liberi e consapevoli. Fin qui il racconto.
Quello che volevo sottolineare è l’ambientazione. Il film è girato a Civitella del Tronto, nella piazza principale di uno dei “borghi più belli d’Italia”, dove, a fianco del rinomato ristorante Zunica, è immaginata la vecchia libreria. Libero ha la sua casa poco distante, in corso Giuseppe Mazzini, vicino alla sede di quella che un tempo, se la memoria non mi inganna, fu la biblioteca del paese intitolata a Rocco Scotellaro . Essien, appena riceve un libro dal suo vecchio amico, attraverso Porta Napoli corre verso un giardino pubblico che, magia del cinema, altro non è che la nostra Villa Comunale. Qui,assorto nella lettura su una panchina vicino all’ingresso di piazza Garibaldi, il ragazzo fa conoscenza con Pinocchio, il Piccolo Principe, Esopo, Moby Dick e capitano Achab, crescendo in consapevolezza e spirito critico utili ad affrontare con maggior sicurezza le prove cui inevitabilmente la vita lo sottoporrà.
Alla sua uscita, il film ha avuto il sostegno incondizionato di Federfarma: nella pellicola si sottolinea infatti il ruolo fondamentale che i vaccini hanno avuto nella storia dell’umanità, specie nella salvaguardia dei bambini e dei soggetti fragili. Di questi tempi ribadirlo non è mai troppo!