Maschio? Femmina? o…?

Al Liceo Cavour di Torino hanno deciso di abolire la distinzione alunno/alunna con il generico alunn*  per rispettare chi non sa bene se è maschio o femmina : una sorta di genere neutro, per essere al passo con quel politically correct che fino ad oggi ha richiesto  ‘nero’ invece che negro, ‘colf’ invece di ‘donna di servizio’, ‘operatore ecologico’ invece che ‘spazzino’.
Ora siamo arrivati al punto addirittura di stravolgere la nostra lingua in nome del ‘rispetto’ per le minoranze e la questione mi preoccupa  non solo per l’assurdità linguistica proposta ma per la manifesta tendenza a ‘copiare’ le mode che provengono dagli USA. E’ successo  con l’albero di Natale che ha soppiantato il presepe, con Halloween e le sue zucche vuote e con tanti altri modi di fare, di agire e di pensare.

Negli States, infatti, la lobby LGBT è potente e minacciosa  e anche in Europa si sta affermando un pensiero omologante:  la povera J.K.Rowling, madre di Harry Potter, per aver affermato la certezza della sua identità biologica, è stata subissata di lettere  con minacce di morte.

 

Voler negare che il maschio abbia attributi specifici diversi dalla femmina mi sembra davvero troppo!

 

Voler negare che esistano due sessi (biologicamente parlando) è come affermare che la terra è piatta e il sole è freddo.  I sessi, con buona pace degli ‘asterischi’, sono due, MASCHIO e FEMMINA, nonostante alcune anomalie piuttosto rare per cui sono presenti fisicamente ambedue ( ermafroditi) .  Sono capricci della natura che si contano sulle dita delle mani, similmente ai gemelli siamesi .

Né mi risulta che ci sia qualcuno che nasce senza attributi specifici, siano essi maschili o femminili.

 

Riguardo al sentirsi più meno bene nei tratti dell’uno o dell’altro sesso è un discorso diverso che può riguardare ormoni, psiche, storie,ambiente … e non a questo mi riferisco ma il sesso biologico è  chiaro tant’è che uno si fa tagliare il pisello per essere donna e qualcuno se lo fa fare finto per essere uomo.

Si evirano o invirano ( neologismo) per definire somaticamente  il fatto di sentirsi uomo o donna.

Chi vuole conservare integri i propri specifici attributi e vestirsi , atteggiarsi, amare in modo opposto, lo faccia pure ma non  trovo assolutamente necessario cambiare la struttura della lingua per essere riconosciuto per quel che sente piuttosto che per quel che è.

 

Ognuno può vivere la propria sessualità, la propria affettività, la propria rappresentazione esterna come meglio crede e va rispettato.

Va , però, rispettato pure  chi è certo della sua natura e gradirebbe, ad esempio, che  nei servizi igienici di uso  pubblico, ognuno si attenesse a fruire di quelli adatti alla propria costituzione anatomica.

 

Trovo molto preoccupante la pretesa socio-politica di sostituire l’identità di genere all’identità sessuale anatomica.

 

Smettiamo di pensare che un ‘asterisco’ generi rispetto o lo significhi: il rispetto nasce dalla sensibilità, dalla formazione, dalla cultura, dall’attenzione degli uni verso gli altri, dall’abitudine di considerare la persona al di là di tutto  e non dall’elisione di una vocale.

Non è accettabile  pretendere di abolire le differenze biologiche ad ogni costo in nome di una tutela delle minoranze,  ignorando il sentire  e l’essere della grande  maggioranza o impedendone  l’ espressione libera  invocata per gli altri.

Tutto ciò non mi sembra progresso ma  decadenza , confusione. Non mi sembra che l’Occidente crei modelli di pensiero nuovi e validi , bensì scopiazzi e si allinei supinamente alle ‘novità’ d’oltre oceano senza rendersi conto che, nel frattempo, l’Oriente rende sempre più solide tradizioni e sue posizioni ideologiche.

 

Come in tempi remoti arrivò Attila a spazzar via tutto ciò che da noi era stato costruito così in questo tempo arriverà la saldezza ferrea di una nazione –un  nome su tutti la Cina – dove, addirittura,  un uomo che mostri atteggiamenti ‘effeminati’, pur blandi , va a finire in prigione.

Il rischio enorme, quindi, per l’Occidente, rinnegando civiltà, cultura e lingua, è quello di  ripiombare in un medioevo barbarico. E non è poco.