COME COSTRUIRONO UN GRANDE OSPEDALE, SALTANDO I PASTI
di Marcello Martelli
Costruirono un grande moderno ospedale, saltando i pasti e risparmiando persino sui caffè. Altro che mazzette, tangenti e mafia degli appalti. Sergio Angeloni, ex ingegnere capo del Comune, recentemente scomparso, mi raccontò una bella storia anni ’60, quando alcuni politici pensarono a un moderno ospedale a Villa Mosca. Individuata la zona idonea per il maxi-complesso, c’era tutto da fare, realizzando il sogno d’un’opera pubblica prioritaria per il territorio. Bernardo Gramenzi, estroso e fattivo medico prestato alla politica, ne fu ideatore e principale artefice con Luigi Lolli, amico di partito nella vecchia Dc. Tanti i problemi e le difficoltà, a cominciare dal metano. Angeloni ricordò la sua prima trasferta a Milano con Gramenzi, allora assessore ai lavori pubblici del Comune, per trattare con la società Montecatini il prolungamento del metanodotto fino a Teramo. Per amministratori e dirigenti di allora non era stata ancora inventata la carta di credito. Né esistevano le note spese, e i rimborsi che oggi fanno spesso scandalo e clamore. “Mi incontrai con Gramenzi alla stazione di Giulianova -ricordò il tecnico-, dove era arrivato con la sua vecchia Fiat 600. In mano aveva già i biglietti per il treno. Durante il viaggio mi disse che avremmo contattato anche un tecnico oriundo teramano in servizio presso un importante ospedale di Milano, nipote del musicista Gaetano Braga. Voleva consultarlo per avere opinioni e suggerimenti sul futuro ospedale da costruire a Teramo. Viaggiando Gramenzi mi raccontò del suo passato durante la guerra in Albania, quando salvò la vita perché i tedeschi avevano necessità di un medico per curare i loro feriti. Non credo di aver dormito molto, quella notte. Verso le sette scendemmo alla stazione di Milano e subito indicai il bar dove prendere un caffè caldo”. Ma il medico-assessore declinò decisamente l’invito: “No, non possiamo andare su di giri così presto…”. Completato il lavoro alla Montecatini e con l’ing. Braga, ancora niente caffè. Gramenzi e il tecnico Angeloni si affrettarono a raggiungere la sede dell’Amministrazione Provinciale dove era in corso una riunione politica tra i rappresentanti delle provincie interessate al tracciato dell’autostrada adriatica allora in costruzione. Arrivarono che l’incontro era quasi concluso. “Per fortuna sul tavolo- raccontò Angeloni- era rimasto qualche residuo dell’aperitivo e ne approfittai. Uscimmo dal palazzo appena in tempo per riprendere il treno. Alla stazione arrivammo a piedi e non c’era tempo per la sosta in un ristorante. L’assessore non dimenticò l’acquistò di due panini e me ne offrì uno da consumare lungo la strada”. Quando il treno arrivò a Senigallia, il giovane ingegnere si fermò per un saluto alla sua famiglia lì residente. La mattina seguente di nuovo a Teramo e, verso le dieci, si presentò in ufficio, dove l’ing. Angeloni trovò l’assessore già al suo posto di lavoro. Domanda secca di Gramenzi: “Come mai il salutino è stato così lungo?”. Nessuna risposta dal collaboratore, che però rinunciò al pagamento della trasferta. Altro viaggio di servizio con l’assessore, a Foggia, per visitare un grande impianto di depurazione, noto in Europa e citato all’epoca nei testi universitari. Partirono con la 1100 Fiat del Comune. A bordo, con Gramenzi e l’ingegnere dirigente, il geometra dell’ufficio. La missione in Puglia fu molto istruttiva e interessante. Visitarono impianti anche a Potenza e in Campania, saltando il pranzo e consumando qualche panino, come sempre. “Io e l’autista eravamo preparati alle abitudini dell’assessore e non ci facevamo più caso. Ma il geometra, ad un certo punto, cominciò a protestare vivacemente: aveva fame ed era stanco. Così la sera ci fermammo vicino Salerno. Il dott. Gramenzi si ritirò nella sua camera e noi potemmo finalmente cenare in trattoria. E la mattina dopo eravamo a Teramo, in tempo per l’ufficio”.
Marcello Martelli