Intervista a Elso Simone Serpentini sul suo romanzo“Fantasie al chiaro di Terra”(2021,Artemia Nova Editrice,Te)
E.D.B – Parliamo di “Fantasie al chiaro di Terra“, edito a febbraio dell’anno in corso. Questo è il tuo primo romanzo. Dopo i saggi storici e filosofici, i gialli, le poesie, cosa ti ha spinto a questo genere letterario?
E.S.S. – Avevo già scritto romanzi, ma storici, non di invenzione. Mi sono voluto prendere una vacanza. Dopo aver tanto scritto di cose veramente accadute, ho scritto di cose che potrebbero accadere, ma non sono ancora accadute. Così, da vecchio lettore di libri e racconti di fantascienza, ho voluto provare a scrivere io una storia, di fantascienza, e per di più di fantascienza erotica.
E.D.B. – Un romanzo distopico come “1984” di Orwell, ma di contenuto fantascientifico. Un argomento che esula dai tuoi interessi precedenti o un tuo interesse nascosto?
E.S.S. – Un interesse nemmeno tanto nascosto. Ho sempre letto fantascienza, quella seria, E così ho voluto immaginare che cosa succederebbe se, ad un certo punto, con una lenta evoluzione, l’uomo da mammifero che è diventasse oviparo.
E.D.B. – La vita su un altro pianeta, in questo caso sul satellite della Terra, la Luna, ha sempre attratto l’uomo: tecnologie futuribili, robot, ma l’uomo in fondo è sempre quello, vizi e virtù.
E.S.S. – Sì, anche l’uomo di cui parlo nel libro, che il lettore ad un certo punto capisce che è, oltre che oviparo e senza più istinto sessuale, senza peli – tanto che il profeta che attende da secoli è un “glabro” – ha gli stessi vizi, la devianza e la perversione, e le stesse virtù, un romantico senso dell’ideale.
E.D.B. – Il titolo romantico e l’incipit del romanzo lasciano presupporre un carattere sentimentale. Lo sviluppo della storia, invece, lo sconfessa. Vietate le relazioni affettive come l’amicizia e l’amore, vietato il sesso come rapporto di coppia ma ammesso a iosa come mezzo riproduttivo anaffettivo e meccanico. Perchè?
E.S.S. – Perché un uomo peloso, non più mammifero, con cinque o più generi sessuali, non più solo maschio e femmina, che si riproduce in una società controllata alla Orwell, o se si vuole, alla Platone, può anche albergare in sé, ad un certo punto, la riscoperta, non tanto dell’amore, quanto dell’istinto della paternità e della maternità, non solo come trasmissione del proprio patrimonio ereditario.
E.D.B. – Alla fine, però, si riafferma la forza dei rapporti umani con il fallimento dell’anestesia sentimentale.
E.S.S. – Sì, in un contesto sociale e politico dove un rapporto non solo sentimentale, ma addirittura personale, è reato, anche un singolo ritrovamento di un sentimento rappresenta il fallimento di quella anestesia dovuta in parte all’evoluzione in parte alla politica.
E.D.B. – E insieme, si riaffermano i peggiori mali della specie umana: corruzione, sesso sotto ricatto, elusione della legge da parte dei potenti, malgrado i controlli ossessivi per tutti gli esseri comuni.
E.S.S. – E’il concetto di clinamen, la deviazione. La deviazione è un bene e un male. Senza deviazione non ci sarebbero progresso e innovazione, ma la deviazione è anche la possibilità di scendere in basso fino all’abiezione morale. Ci sta, questa doppia via è insita nel genere umano, figlia del libero arbitrio.
E.D.B. – Anche la decisione di tornare sulla Terra, in fondo, è una sconfessione delle aspirazioni dell’uomo di dominare l’Universo e lo spazio.
E.S.S. – Anche. Però ricordo che nel romanzo tornare sulla Terra, dalla Luna, non è tanto un’aspirazione, quanto una necessità. L’uomo ha dovuto lasciare la Terra perché l’ha resa inospitale, poi deve tornare sulla Terra dalla Luna, perché ha reso inospitale anche quella. Insomma, rende sempre inospitale il suo habitat ed è costretto ad essere sempre un “essere errante nell’Universo”.
E.D.B. – L’esplosione finale che travolge definitivamente la specie umana sulla Terra mi rievoca la conclusione di “La coscienza di Zeno” di Svevo. Solo che lì la decisione è frutto di una mente malata.
E.S.S. – Nel mio romanzo no. E’ frutto del destino. E’ la scomparsa del genere umano, che non ha saputo ritrovare pienamente i valori del suo passato e della sua storia. L’unico che possiede le chiavi di quel collegamento viene lasciato esule sulla Luna, e sarà lui l’ultimo uomo. Il genere umano finirà con lui.
E.D.B. – L’unico a sopravvivere è il protagonista, che narra in prima persona,amante della filosofia e della conoscenza. Qui è chiaro il carattere autobiografico e anche il messaggio dell’opera.
E.S.S. – Sopravvive agli altri uomini, ma poi con la sua morte muore il genere umano e, come si intravede alla fine, la sua storia e la sua fine vengono lette da un paio di amebe, in un mondo che si intuisce che hanno ormai conquistato. L’aspetto autobiografico forse sta in quel forzato esilio del pensiero alternativo.
E.D.B. – Un romanzo richiede una progettualità diversa per l’intreccio e lo stile rispetto agli altri generi letterari. Quale esperienza di scrittura precedente ti è stata maggiormente di aiuto nel dare un ritmo più ampio alla narrazione?
E.S.S. – Per la seconda parte, la mia frequentazione della scrittura giudiziaria e poliziesca, per la prima parte, la conoscenza della letteratura fantascientifica.
E.D.B. – In appendice, sono riportati due racconti, uno pirandelliano e kafkiano, l’altro asimoviano. Quale relazione con il romanzo?
E.S.S. – Ho voluto mostrare che, per scrivere di fantascienza, non occorre necessariamente ambientare una storia fuori dell’uomo, nel sistema solare o fuori, nell’Universo esterno, ma è possibile ambientarla dentro l’uomo, nel suo universo interno, dentro la sua coscienza, che può essere come quella di Zeno, ma anche diversa.