La proposta di Enrico Letta, neo segretario del PD, di imporre una tassa al 20% per la successione di patrimoni superiori ai 5 milioni di euro, allo scopo di creare una dote di 10.000 euro da distribuire ai diciottenni, ha suscitato un vespaio di commenti e di critiche.
Non c’è da meravigliarsi perché credo che ognuno di noi alla parola ‘tassa’ senta correre quel brivido sinistro che fa tremare di paura e di disgusto. Ne paghiamo tante, troppe e soprattutto sappiamo che i soldi incassati vengono spesso spesi male e proprio sperperati.
E non mi rassicura il fatto che sarebbero i ‘ricchi’ a pagarla perché i ‘ricchi’ sono pochi,‘ i ricchi’ sono in grado di organizzarsi adeguatamente, gli incassi eventuali saranno un flop e la redistribuzione a pioggia per i diciottenni suona come una misura assistenziale, un ennesimo bonus che non aiuta davvero chi ha voglia e merito per studiare o aprire una impresa o frequentare corsi di formazione e via dicendo. Lo abbiamo constatato con il bonus per i diciottenni di qualche anno fa: inutile spreco di denaro. Mettere in atto serie politiche di sostegno per i giovani penso sia ben più importante e proficuo: borse di studio, corsi di formazione, alloggi gratuiti per chi merita e ha voglia di crescere … potenziare ciò che già esiste con criteri precisi, ben chiari e verificati.
La tassa di successione è, in generale, una cosa insopportabile: un genitore che ha costruito una casa, che ha fatto dei risparmi, che ha rinunciato magari a delle cose per poter fare un regalo ai figli deve aver paura di lasciare loro la sua eredità: la longa manus dello Stato ti spolpa di tasse , di imposte di registro, di bolli come se quel genitore non avesse pagato nulla come se avesse rubato il suo patrimonio. Chi possiede un bene deve pagare le tasse per ciò che ha, chi eredita pagherà le tasse di proprietà ma non capisco perché si debba pagare per il passaggio dei beni e pagarlo profumatamente. E’ iniquo e intollerabile.
Tornando alla proposta Letta, ovviamente i sinistri estremi sono felici di dare addosso ai ricchi, anche se essi sono l’ 1% : non pensano che i ricchi spendono di più, che hanno mezzi per organizzarsi spostando, ad esempio, le sedi fiscali, non pensano che il rischio di un flop negli introiti porterà a ‘prendere’ anche da quelli che hanno poco ma sono tanti, non prendono in considerazione che sarebbe, piuttosto, molto opportuno rivedere seriamente la spesa pubblica e gli aberranti pubblici sprechi.
Non so perché Letta abbia concepito una tale proposta, rimandata al mittente dallo stesso Presidente del Consiglio. O forse sì: cerca consenso e le priorità che ha indicato nel suo programma da neoeletto segretario del PD confermano questa sensazione. Ius soli per avere i voti degli extracomunitari, legge Zan per quelli dei LGBT, voto ai sedicenni ( una vera fesseria!) per quello dei ragazzini e da ultimo la tassa per il consenso delle sardine e dei giovani in generale. In un momento così delicato per la nazione invece di parlare di lavoro, ripresa, proposte per il rilancio della nazione, l’ineffabile Enrico parla solo, in tutti i talk show in cui ce lo propinano come il prezzemolo, di questi temi né fa cenno ad una riforma fiscale globale e seria.
D’altra parte non so che dire di un uomo che, scaricato dal partito qualche anno fa senza tanti complimenti ( ‘Enrico stai sereno’) se n’è andato a Parigi ad insegnare e, una volta richiamato, ha accettato senza battere ciglio di rientrare pur circondato dagli stessi sicari che l’hanno politicamente ucciso. Spirito di servizio? Spirito di vendetta? Desiderio di potere? La terza che ho scritto e la sintonia con Conte, che per il potere non so quale compromesso accetterebbe, me lo conferma.
E’ vero ha cambiato look: maglioncino, felpa alla Salvini, un giovanilismo che non gli dona ma la testa credo sia rimasta sulla cattedra parigina tanto mi sembra lontano dalla realtà italica e dai bisogni delle persone. I suoi discorsetti, su temi degnissimi per carità, sono inopportuni in questo momento, sono lontani dal popolo che continua ad essere in difficoltà per tante ragioni e il suo atteggiamento da algido professorino risulta alquanto indisponente: ha sciacquato i suoi cenci nella Senna ma non mi sembra che ne abbia tratto un grande giovamento: forse deve rituffarsi in Arno e magari consigliarsi con zio Gianni, il Richelieu berlusconiano dal passo felpato, che di politica se ne intende e non poco. Se Letta senior era definito ‘il tessitore’ a ragione Letta junior è definito il tassatore, anzi le taxateur!