Nel maggio del 1953 la pubblicazione del romanzo Il vecchio e il mare valse a Ernst Hemingway il premio ‘Pulitzer’. Uno dei maggiori scrittori americani del XX secolo produsse questo gioiello letterario proprio nel momento in cui, per colpa dell’alcool e dell’amore per l’avventura, vennero meno le forze fisiche e mentali fino al disfacimento totale.
Nato nel 1899 a Oak Park (illinois), fin da ragazzo Hemingway sviluppa quella passione per la vita all’aria aperta ( caccia e pesca erano i passatempi prediletti) che tanto influenzerà la sua opera. Vive in una famiglia unita e in una casa confortevole ma preferisce, giovanissimo, partire per l’Europa arruolandosi come autista della Sanità sul fronte italiano. Ferito gravemente, gli viene conferita la Croce di guerra; da questa esperienza emerge con una sensibilità nuova, con la consapevolezza e la paura della morte che cerca di esorcizzare affrontando pericoli e sfide di ogni genere. Alla fine del conflitto viene inviato a Parigi come corrispondente del ‘Toronto Star’ e nella capitalr francese entra in contatto con Sherwood Anderson e Gertrude Stein che lo incoraggiano a scrivere e ad abbandonare il linguaggio da reporter-
Attorno alla Stein ruotano tanti giovani intellettuali e artisti inglesi e americani, una vera e propria colonia che la scrittrice definisce ‘lost generation’, la generazione perduta nell’orrore della guerra. Hemingway conosce Joyce, Fitzgerald, Ezra Pound dai quali assorbe vigore e inventiva e pubblica una prima raccolta di racconti brevi (1925) alla quale fanno seguito Fiesta (1925) e Addio alle armi (1929) che gli danno fama e stabilità economica.
Dopo un periodo di silenzio in cui si alternano esperienze di vita e di viaggi in Africa e nei Caraibi, ritorna al successo con Verdi colline d’Africa (1935), le nevi del Kilimangiaro e Per chi suona la campana (1940) per il cui titolo si ispira a un celebre brano di John Donne. Sono romanzi di successo sulle sue esperienze africane e della guerra civile spagnola; lo stile narrativo è semplice, terso e discorsivo e la limpidezza formale si fonde con l’ ‘iceberg technique’ del contenuto, per cui gran parte della storia non è apertamente dichiarata ma si può intuire.
La filosofia di vita di Hemingway, i suoi ideali di coraggio e di sfida al mondo ostile saranno ben espressi nel simbolico racconto del pescatore cubano in Il vecchio e il mare. L’opera segue un periodo difficile per lo scrittore, periodo segnato da quattro matrimoni e tre divorzi e fatto di crisi creativa e forte depressione. Sono annni in cui vengono a mancare Joyce, Fitzgerald e anche Gertrude Stein.
Stabilitosi a Cuba, Hemingway compone la storia di Santiago che lotta contro il mare proprio nel momento in cui avverte che le forze fisiche e mentali lo stanno lasciando.
Al Premio Pulitzer segue il Premio Nobel ( 1954) ma lo scrittore è così malmesso in salute che gli viene sconsigliato il viaggio in Svezia, sicché la notizia gli viene comunicata dal console svedese all’Avana. Con un triste sorriso Hemingway dichiara di aver conquistato il Nobel solo perché nel romanzo ‘non ci sono parole sporche’.
Il pescatore cubano che lotta per catturare un pesce che poi verrà divorato da altri suoi simili, è la quintessenza dell’eroe di Hemingway che può essere ‘beaten but not destroyed’ e rappresenta il mondo dello scrittore, un mondo dove la realtà è fatta di contraddizioni, di disperazione e amore, mai frenati dalla prudenza, dove l’unica imprudenza è il colpo di fucile che gli sfracellerà la testa il 2 luglio del 1961 nel piccolo centro di Ketchum (Idaho).
La saggista e traduttrice Fernanda Pivano scrive in una biografia di Hemingway: “… diceva che il suo maestro era Sherwood Anderson … ma i suoi discorsi letterari conducevano sempre a Shakespeare: Shakespeare era il suo punto di partenza e il suo punto di arrivo, il poeta che conteneva tutto, le tragedie e la felicità. L’aristocrazia e la plebe, l’orrore e la bellezza. Quasi tutti i suoi libri sono impostati sulla lotta fra il bene e il male , dove il male è rappresentato dalla vigliaccheria e dalla falsità e il bene dalla lealtà e dal coraggio.”