Si è mai visto che per affermare il diritto delle donne ad essere considerate semplicemente paritetiche col maschio imperante, sia necessario rompere antiche “ragnatele” che l’ hanno avviluppata da sempre perfino nella interpretazione della sua fisicità?
Dalla notte dei tempi è stato sfruttato e strumentalizzato con artifici, prelevati finanche dal mondo della magia, perfino lo svolgersi di quel ritmo fisiologico che, nella donna, presiede al compito eccellente di collaborare alla costruzione della vita.
Nel nostro tempo, ad esempio, c’è un mister Putin il quale, dall’alto della sua magna cultura biologica e antropologica, afferma che le donne non saranno mai equivalenti agli uomini proprio perché legate a questo menomante e reiterato fenomeno.
A tal proposito e mi è tornato in mente un mio scritto di qualche tempo fa, rivolto ad un pubblico di ragazzi. Lo ripropongo qui di seguito nella versione originale a difesa della creatura donna, oggi più che mai martirizzata per aver appena capito di essere stata, proditoriamente e per secoli e secoli di storia, privata del diritto maggiore, la libertà.
Plagiata con sistemi subdoli, che hanno relegato il suo pensiero e convogliato i suoi interessi verso le sole zone consentite dalla dittatura maschile, artatamente indebolita da questa suggestione secolare è stata da sempre perseguitata, arrestata, torturata e uccisa al minimo tentativo di sfuggire a tutto ciò. Ed ecco le schiere delle Giovanna D’Arco, monache di Monza e streghe di ogni tempo. E oggi, più che mai, l’orrido tributo di sangue che la vediamo pagare ogni giorno.
E non è certo supremazia che la donna chiede ma condivisione, così della famiglia, che nasce dall’apporto paritetico di entrambi i sessi, come del sociale, di cui è diritto comune fruire, per frequentarlo, formarlo, alimentarlo col proprio apporto culturale, manageriale, politico e soprattutto umano che vuol dire maggiore capacità di approfondire, capire, condividere le problematiche umane ed applicarsi alla loro risoluzione con una onestà tanto più vera e fattiva di quella espressa finora dalla supremazia maschile.
I MAGICI “GRAPPOLINI” DELLA VITA
(racconto per i più giovani)
Noi sappiamo, cari ragazzi, che Il nostro sistema fisco è quello di tutti i mammiferi della terra. Siamo, quindi, maschi e femmine perché la specie si possa riprodurre. Ma poiché noi esseri umani oltre l’istinto siamo provvisti anche di pensiero e sentimenti, di solito l’unione di un uomo e di una donna procede, oltreché dall’ attrazione, anche e soprattutto dall’amore.
E sull’amore si basa l’istituzione più antica che l’uomo abbia fondato, la famiglia, che già compare addirittura nel codice di Hammurabi.
L’amore fra i due esseri che si cercano e decidono di stare insieme è davvero una cosa meravigliosa, come dice il titolo di un famoso film.
Nella coppia, la donna appare privilegiata per l’esclusività di portare il figlio dentro di sé. E’ però, anche chiamata ad un impegno fisico molto più forte che non il suo compagno, della cui fisiologia parleremo la prossima volta.
Per adempiere al compito di riprodurre la vita, oltreché donare il suo patrimonio genetico, i famosi cromosomi, a metà con l’altro genitore, la madre deve mettere a disposizione anche il suo stesso sangue per alimentare il nascituro attraverso la circolazione che condividerà col suo bambino.
Per attuare tutto ciò, nel corpo della donna, a destra e a sinistra, nell’addome, crescono due magici grappoletti di uova in miniatura ed è proprio grazie a loro che si svilupperà la vita, logicamente in collaborazione con l’altro elemento, altrettanto indispensabile, e cioè quello maschile.
Ma molto prima che questo incontro possa avvenire, il corpo della donna, giovanetta, dichiara la sua disponibilità alla procreazione attraverso un fenomeno. Una manifestazione fisica forse un po’ strana e originale ma che ben presto verrà accettata con naturalezza, anche perché agli ordini della natura non si sfugge.
In pratica, ogni fanciulla vedrà, all’età giusta, comparire del sangue nella parte intima del suo fisico. E questo si ripeterà ogni tanto, con un ritmo stabilito dalla natura stessa. Ma niente paura: esistono tanti comodi mezzi di protezione semplici e invisibili per cui, alla fine, il disagio scompare.
Quante atlete, danzatrici e acrobate lo dimostrano dedicandosi alla propria disciplina tutti i giorni della loro vita, senza distinzione, vincendo primati e “ori” olimpionici anche in coincidenza col passaggio periodico del fenomeno di cui ci stiamo occupando.
Per completare la spiegazione vediamo come questo fatto nasca si manifesti nell’organismo femminile.
Dunque, da quei grappolini, che sono pure il titolo del nostro breve racconto biologico, ogni ovicino che periodicamente si stacca, se fosse fecondato, avrebbe immediata necessità di sangue materno per iniziare a crescere. Ecco perché il prezioso liquido si affretta, ogni volta, ad arrivare nelle arterie dell’utero, che è una specie di casetta a forma di pera a testa in giù, dove il piccolo uovo scende allegramente nell’illusione di diventare un nuovo essere vivente. Il sangue è corso lì per dargli forza ed aiutarlo ad attaccarsi bene alla circolazione materna . Ma poiché così non è, e le arterie sono troppo gonfie e pesanti, occorre liberare il campo e uscirsene via.
I magici grappolini se ne restano al loro posto, sereni e tranquilli, a compiere il “rituale” di cui abbiamo parlato, in attesa di svolgere il loro compito fondamentale e, direi, alquanto …..vitale!