LEONARDO

Ho da poco finito di vedere lo sceneggiato su Leonardo da Vinci, una coproduzione televisiva di Rai 1 partita in modo molto promettente ma, a mio avviso, conclusa  lasciando in bocca il sapore del volo spiccato ma non mantenuto.

Di un genio assoluto quale è stato Leonardo da Vinci, non si può parlare facendone un “mollaccione” del quale alla fine non si hanno certezze se non quella relativa all’omosessualità, che storicamente non è neanche accertata.

Il  suo sublime operato, l’ insaziabile volontà di sapere, di indagare in ogni parte dello scibile per fornire poi leggi perfette non avevano  di certo bisogno di essere raccontati, tanto sono chiari al mondo intero. Poteva  solo interessare il tocco, la lettura, l’originalità di una regìa che facesse la differenza, perché di lui si è scritto, detto e visto davvero tutto. Tutto ciò che egli stesso ha voluto fosse possibile raggiungere perché è pure noto che certi suoi “arcani” sono e rimarranno per sempre tali.  I vari Don Brown potranno solo mistificarli. Nello sceneggiato in parola i suoi “codici”, ad esempio,  non sono neppure sfiorati  né tantomeno è data  visibilità al disegno degli stessi, stupefacente solo a posarci gli occhi per un istante.

La disputa con Michelangelo è stata resa “en passant” mentre avrebbe potuto fornire uno spunto vivace per accostamenti  artistici epocali   di quel tempo davvero irripetibile.

La storia d’amore con la ragazza è altra sede per continuare a vedere questo Leonardo spento,  nella sua irreale inattività amorosa. Anche un certo suo atteggiamento curtense, qualche volta appare addirittura “fifone”  e  cerca riscatto unicamente nell’ “americanata” finale. L’attore interprete non è mai uscito da quella fissità inespressiva che ha trovato unico ristoro nel fatto che, tutto sommato, fosse un bell’uomo.

In sostanza, di tutta l’opera, rifulge solo l’interpretazione dell’attrice, una giovane promessa del cinema italiano, che dà il volto a Caterina, forse inesistita, capace di esprimere la vera faccia dell’amore verso  un uomo di cui ha saputo cogliere l’immensità.