Film di Pupi Avati, con Renato Pozzetto, Stefania Sandrelli, Lino Musella, Isabella Ragonese, Fabrizio Gifuni, Chiara Caselli, Serena Grandi, Alessandro Haber.
È proprio vero che la pandemia ci ha cambiati per sempre, anche nelle piccole cose: l’otto febbraio è uscito in prima nazionale l’ultimo film di Pupi Avati “Lei mi parla ancora”, non nelle sale, però, chiuse ormai da tanto, bensì su Sky Cinema, disponibile anche on demand, a qualsiasi ora del giorno e della notte o se per caso lo si voglia guardare più volte.
Il film è un racconto d’amore, dell’amore declinato nelle sue varie sfaccettature. La storia principale è l’amore di Toni e Rina, che dura da sessantacinque anni e viene interrotto solo apparentemente dalla morte. C’è poi l’amore della figlia per il padre, c’è l’amore per l’arte, che diventa quasi mania e c’è, sotteso a tutto il film, l’amore del regista per la sua terra, la Bassa Padana, presente in quasi tutte le sue opere insieme alla passione per la musica che scandisce i momenti salienti dell’esistenza. Il film, tratto dal romanzo autobiografico di Giuseppe Sgarbi, padre dell’editrice Elisabetta e del critico d’arte Vittorio, è un continuo andare e tornare tra presente e passato sulle tracce del rapporto tra i due sposi, dal primo incontro alla morte. La narrazione ripercorre il legame pazientemente costruito giorno dopo giorno, dai due protagonisti, anche attraverso momenti non facili come il primo incontro di Rina con la famiglia del marito, momenti che avrebbero potuto incrinarlo per sempre.
A raccontare la sua vita è proprio il vecchio Toni che, su consiglio della figlia, accetta di raccontarsi a un ghostwriter, Amicangelo, che vive in un mondo diametralmente opposto, nel caos della città, in difficoltà economiche, separato dalla moglie e lontano dalla figlioletta che vede e sente solo per telefono. All’inizio le personalità antitetiche dei due li portano fin quasi alla rottura, poi iniziano a stimarsi, a capirsi e consigliarsi, anche se il vecchio Toni riesce a tener celato allo scrittore, come a tutti, il suo continuo dialogo con la moglie morta. Rivela però un segreto, il patto che aveva stretto con Rina e che racchiude il senso del film in una sorta di foscoliana illusione che ci aiuta a sopportare l’assenza “dandosi infinito e reciproco amore sarebbero stati immortali in tutti i luoghi e tutte le stagioni”. Il film è magistralmente interpretato da Renato Pozzetto nel suo primo ruolo drammatico, ma anche Fabrizio Gifuni (Amicangelo), Chiara Caselli (la figlia), Isabella Ragonese e Lino Musella (Rina e Toni giovani) danno buona prova di sé, senza contare i camei di Stefania Sandrelli e Alessandro Haber. Come in quasi tutti i film di Pupi Avati resta alla fine il senso di una profonda malinconia, forse in questo caso a tratti troppo marcata, che indulge alla lacrima. Da vedere: se si è soliti commuoversi, con fazzoletti a portata di mano!