Ascoltando una cover della canzone di Mahmood che vinse due anni fa a Sanremo, ho capito che qualcosa non andava. La voce era bella…sì, veramente troppo bella … proprio là dove Mahmood cantilenava con voce lamentosa il ritornello ‘soldi… soldi… soldi’ e quella bellezza toglieva al pezzo il suo marchio di fabbrica, il suo colore. Eh già, il linguaggio della musica è universale, ma si avvale di stili, timbri molto diversi fra loro, che segnano non solo l’identità dei musicisti, ma anche dell’epoca in cui vivono.Oggi i giovani hanno scelto di usare, oltre ad un suono opaco e nasale, anche una pronuncia impastata, fatta di frasi e parole smozzicate, che rispecchiano esattamente il loro modo abituale di parlare. In effetti è chiaro che, più che di canto, si tratta di recitativi privi di emozione, monotoni, assai simili, mi pare, ai richiami che i muezzin fanno dall’alto dei minareti … e dire che, compreso Mahmood, si tratta di moderni ragazzotti italiani, allevati a merendine e pizzette.
E’ vero che anche il nostro Pavarotti, star mondiale indiscussa, non è mai riuscito a scrostarsi di dosso il suo marcato accento emiliano, cosa universalmente perdonata, ma a questa islamizzazione vocale dei nostri ragazzi non riesco a trovare un senso. E’ come se ci dicessero: ‘a noi del canto, dell’invenzione in musica non importa nulla, vogliamo solo dire delle cose ’ seguendo il cammino aperto dalla cultura rock degli ultimi 60 anni, che ha spazzato via il bel canto, l’armonia, intese nel senso più tradizionale. Tuttavia anche nel più sgangherato pezzo pop o punk o hard si può ravvisare una scelta, un ritmo, un impegno vocale, tutte cose che oggi, in queste nuove performances, non ci sono più. Può darsi che mi sbagli, ma canticchiare in tono sempre uguale non richiede molte doti canore, né di contenuto, basta inventare un po’ di frasi ad effetto, ed infatti il numero dei rapper o presunti tali, abilmente aiutati da basi ed altri trucchetti, aumenta in modo esponenziale …
Se queste sono le nuove vie di comunicazione, alzo le mani, preferisco imparare il braille o l’alfabeto dei sordi. Lucymusic